Jenna soffriva di insonnia. Questo era quello che si diceva in casa, e il fatto che tutti l'avessero vista almeno una volta, mentre in piena notte si aggirava, irrequieta e senza sosta, per i lunghi corridoi della reggia, sembrava aver confermato quell'idea.
La verità, però, era un'altra, e nessun altro doveva conoscerla.
Non era che Jenna non riuscisse più a dormire, semplicemente non ne sentiva il bisogno. I pensieri erano più puliti di notte, e il suo corpo più vivo. La stanchezza lasciava il posto a una strana euforia, che non accannava ad andarsene finché il sole non iniziava a sorgere sull'orizzonte del mare.
Jenna sapeva benissimo che era sbagliato, che qualche trasformazione grande e temibile si stava preparando nelle sue vene, ma non una sola volta provò a chiedere consiglio a qualcuno, né aiuto.
Il suo orgoglio glielo impediva. Già così non c'era giorno che sua madre non le scoccasse un'occhiata di biasimo o che suo padre la cacciasse via con quei gesti della mano che stavano a significare che non era nessun bisogno di lei lì. Da quando Mimi era nato, la famiglia Ardego non aveva più motivo di fingere che Jenna valesse qualcosa: ormai, il discendente legittimo c'era, lei era solo una zavorra, una pecora nera.
Se avessero saputo che stava diventato un Vampiro, era piuttosto evidente che avrebbero scelto di ucciderla: meglio una figlia morta di un simile disonore.
Jenna, però, non voleva morire. Perciò se ne stava muta e zitta, a vagare senza meta per i corridoi. Notte dopo notte, i suoi piedi si impuntavano sempre nello stesso punto: davanti alla porta della stanza in cui Mimi dormiva, ignaro di averle rovinato la vita solo per il fatto di essere nato.
In quei momenti Jenna fantasticava di spalancare la porta, spingere via la balia e spezzare gli il collo a mani nude. Sarebbe stato facile: lui era solo un lattante, la sua pelle doveva essere così morbida... ci avrebbe conficcato le unghie e avrebbe stretto, stretto forte fino a quando lui avrebbe smesso di muoversi.
Cosi l'avrebbero sicuramente uccisa, ma ne sarebbe valsa la pena: la famiglia Ardego non aveva bisogno di un successore che non fosse lei.Allora però cominciava a sentirsi un singhiozzare, prima titubante e poi sempre più acuto: come se avesse percepito i suoi crudeli propositi, Mimi si svegliava e piangeva. La balia sussultava nel letto e si affaccendava attorno a lui per calmarlo.
Jenna faceva un passo indietro, quasi l'avessero colta in fallo, con in mano un pugnale e l'istinto omicida tatuato sulla pelle.
Quel pianto la faceva sentire meschina, smascherata sulla pubblica piazza. Mimi piangeva perché non voleva morire e lei perdeva tutta la voglia di provare a ucciderlo.
Forse fu questo il motivo per cui Jenna Ardego riuscì a contenere la sua sete di sangue per ben sedici anni. Nessun Vampiro fu mai in grado di eguagliarla.
Questa è la sua storia. Sua e di quel fratello a cui non è mai riuscita a fare del male, per quanto lo abbia desiderato.
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Quando cade la sera
FantasySe c'è una cosa che Jenna ha dovuto imparare ad accettare che è il suo destino è quello di vivere all'ombra di un fratello minore baciato dal talento e dalla fortuna. Se c'è una cosa che le fa ribollire l'orgoglio, in quelle notti senza luna in cui...