“Ma io temo che, come il serpente sedusse Eva con la sua astuzia, così talora le vostre menti non siano corrotte e sviate dalla semplicità che si deve avere riguardo a Cristo.”
-Corinzi 11:3
Lo sguardo severo di Ciel fissava il soffitto bianco in cerca di qualche istruzione scritta. Era la prima volta che non sapeva come comportarsi, si sentiva impotente davanti ai suoi sentimenti. Dei sentimenti che non avrebbe mai pensato di provare, non di nuovo. Nonostante fossero solo tre settimane che conosceva Aurora, sentiva di conoscerla da sempre e sapeva che poteva fidarsi di lei.
"Dovrei dirglielo o chiudere tutti i rapporti con lei?" "Però che spiegazione le do?" "Forse potrei fidarmi oppure continuare a fare il vago" si tormentava il biondo. Le mani era appoggiate sulla fronte corrugata, gli occhi chiusi
e le labbra in una smorfia di dolore.
"Sto impazzendo" urlò.
"Tranquillo, non sei l'unico: ho così tanti pensieri per la testa che potrebbe esplodermi" lo confortò Aurora sbucando dal nulla.
Ciel si alzò e la vide avvicinarsi. Sorrise arreso.
"Volevi stare solo, lo so ma io voglio stare con te" confessò lei con un'innata dolcezza.
"Va bene" annuì Ciel.
Aveva capito che per la bionda si era rivelato un vero amico capace di ascoltare e consolare.
"Ho parlato con Irina e non sono stata scontrosa anzi forse fin troppo disinteressata al litigio. Le ho risposto con ironia e lo faccio solo se sto bene ma non credo di star bene. Non so che fare con mio padre; una parte di me vorrebbe perdonarlo, l'altra è troppo propensa al rancore e poi sono tre settimane che faccio incubi" si aprì Aurora come se fosse dallo psicologo.
Ciel rise di gusto. Quando non parlava mai e quando lo sfiniva con le sue chiacchiere.
"Credo che tu abbia usato l'ironia con Irina perché in fondo non sei arrabbiata e anche se lo fossi, tuo padre è al primo posto. Comunque anche tu stai nascondendo questo fatto a Irina" gli fece notare il biondo.
Aurora non rispose. Ci pensò un attimo e, suo malgrado, dovette dargli ragione.
"Già" si limitò.
"Sono arrabbiata con gli altri quanto con me stessa"
Per colpa della costatazione di Ciel, Aurora provava rancore nei suoi confronti per non aver detto a Irina la verità e per essersela presa per quello che anche lei aveva fatto.
"Dai che si risolverà tutto. Non è niente di grave" cercò di consolarla lui stringendola tra le sue braccia. Faceva pace con se stessa e con il mondo solo se lui la stringeva.
"Ci vorrebbe una canna ora" scherzò.
Ciel non le rispose, aveva la mente da tutt'altra parte.
Aurora tolse la testa dalla sua spalla e lo fissò preoccupata.
"Ehi, a che stai pensando?" Domandò lei poggiandole la mano destra sulla spalla.
Lui continuava a fissare il vuoto.
"Quando stavo venendo qui, ho sentito dei ragazzi parlare di una festa di Halloween che si sarebbe tenuta a Central Park.." iniziò a raccontare.
Nel mentre Aurora annuiva, era tipico degli americani fare delle grandi feste per la notte di Halloween.
"..così stavo pensando di andarci. Ti andrebbe di venire con me?" Le propose lui inziando a fissarla con gli occhi di un bambino che vorrebbe sentirsi dire un 'sì' alla richiesta posta ai suoi genitori.
Aurora sembrò pensarci un momento.
Era un appuntamento o un modo per farsi perdonare?! Non le importava tantissimo, l'importante era stare insieme a Ciel.
"Certo" sorrise.
Lui si alzò e dopo aver detto 'perfetto', allungò la mano alla bionda e l'aiutò ad alzarsi.
La ricreazione era finita così i due ragazzi tornarono in classe e presentarono più attenzione alle lezioni successive.
Alla fine dell'orario scolastico, Irina fermò Aurora e le propose di andare alla festa insieme ma la sua offerta fu declinata con freddezza.
"Non posso, ci vado con Ciel"
Irina ci era rimasta malissimo, sin da bambine partecipavano a quelle feste insieme mentre adesso era già tanto se Aurora la salutava.
"Non rimanerci male, non è poi così arrabbiata e oggi te lo ha dimostrato. Secondo me Ciel le piace e quindi vuole stare con lui" la consolò Michael.
Irina sbuffò.
"Ma quanto tempo dovrà passare per tornare amiche come prima?"
Quel giorno Aurora era più tranquilla del solito, stare con Ciel le faceva bene.
"Chissà come devo comportarmi con papà?!" Pensò mentre saliva le scale che la portarono davanti la porta del suo appartamento.
"Probabilmente Ciel ha ragione, devo perdonare, non posso portare rancore per sempre".
Avrebbe voluto stare sola con il padre e conoscerlo meglio per poi decidere cosa fare. Forse era troppo esagerata nei suoi atteggiamenti ma si era sentita presa in giro da quell'uomo così misterioso che era sparito per diciassette anni.
Quando aprì la porta di casa, notò che suo padre la stava aspettando per mangiare.
"Ciao, dov'è mamma?" Domandò.
"A lavoro" si limitò Lucifero mentre fissava la figlia sedersi davanti lui.
"A che ora torna?"
"Non lo so ma tardi"
Sembrava una conversazione tra due estranei piuttosto che tra padre e figlia ma in fondo loro erano estranei nella stessa casa.
"Non avevo mai notato i tuoi tatuaggi" le disse ad una certa mentre versava l'acqua nel suo bicchiere e in quello di Aurora.
"Eppure non passano inosservati" ribatté fredda lei.
"Ce l'hai ancora con me, beh ti capisco in fondo" costatò lui.
Aurora smise di mangiare e gettò le posate sul tavolo.
"Senti mi dispiace. Io vorrei dimenticare tutto e conoscerti meglio ma non so da dove iniziare" confessò lei.
Lucifero rise di gusto.
"Potresti iniziare spiegandomi il significato dei tatuaggi, sono molto interessanti" continuò lui fissando il collo tatuato della figlia con finto interesse.
Aurora sorrise e indicò il tatuaggio che aveva sulle clavicole.
"Questo rappresenta un cervo e una volpe che lottano. È stato il penultimo che ho fatto e rappresenta un po' il mio carattere. Sono combattiva e non mi arrendo mai e condivido l'idea che il mondo sia dei più forti e non dei più adatti in fondo ci vuole la forza per adattarsi ad un mondo che è in continuo cambiamento" spiegò Aurora alzandosi dal tavolo.
"Gli altri te li spiegherò un po' alla volta, ci vediamo dopo, ora devo studiare papà" lo salutò.
Lucifero sorrise. Interessante la ragazza e se era vero quello che aveva detto, allora erano molto più simili di quanto pensasse.
"Combattere contro i più deboli per dimostrare chi è il migliore. La furbizia della volpe batte l'ingenuità di un cervo che pensa di essere il padrone della foresta così come il diavolo, che era il più furbo, ha sconfitto l'ingenuità del padre che credeva nella bontà del figlio."
Le successive settimane di ottobre trascorsero tranquille tra verifiche e uscite insieme a Ciel. Lui e Aurora erano sempre più uniti anche se lui, a volte, sembrava detestare quella situazione.
Con suo padre, Aurora era riuscita ad aprirsi un po' di più ma in quelle settimane, Lucifero, era sempre via per 'lavoro' e quindi non aveva avuto la possibilità di stare insieme alla figlia. Mentre tra Irina e Aurora le acque si erano un po' placate, si parlavano ma non più come prima. Aurora apprezzava di più la compagnia di Ciel che sembrava essere più simile a lei e di comprenderla meglio.Stavano insieme ogni giorno aspettando impazienti la festa di Halloween. Anche se si vedevano quasi ogni giorno, quella festa, per Aurora, era un vero appuntamento e sperava di ottenere qualcosa di più dal biondo anche se sembrava non ricambiare i suoi sentimenti.
"A cosa stai pensando?" Le domandò Ciel.
"Ehm"
Aurora tornò alla realtà e rimase in silenzio non sapendo più che scusa dare. Molte volte si perdeva nei suoi pensieri mentre era con lui, non si faceva nessun film mentale in quanto era una persona molto realista, ma si poneva domande su lei e il biondo o soltanto su di lui.
"A niente di importante" disse stringendosi nella sua giacca. Sentiva freddo, l'autunno era arrivato da un po' e aveva lasciato la sua traccia nella grande mela. Il cielo era sempre grigio e gli alberi avevano assunto sfumature aranciate. Per le strade c'erano molte foglie secche che cadevano ogni secondo dagli alberi.
"Va bene, senti ma per la festa di questa sera vuoi travestirti?" Domandò Ciel mentre proseguiva per la strada di casa sua.
"Assolutamente no, mi sento troppo grande per queste cose. Voglio bere e ballare" espresse la sua volontà Aurora mentre accellerava il passo per raggiungere Ciel.
"Bere? Vedi di darti una regolata che non ho intenzione di farti da babysitter" l'avvertì freddamente lui.
Aurora rise in tutta risposta. Lei finiva sempre per ubriacarsi e quella volta non avrebbe fatto eccezioni.
"L'importante è crederci" urlò lei divertita mentre si allontanava da Ciel per tornare a casa sua.
Correva felice tra i lampioni spenti della città. Voleva arrivare velocemente a casa per prepararsi. I due avevano appuntamento alle nove e lei ancora non sapeva che mettersi.
Arrivò a casa sua verso le cinque del pomeriggio dove trovò sua madre intenta a fare dolci e a decorare la casa.
"Ciao mamma, che fai questa sera?" La salutò Aurora mentre prendeva un pezzo di crostata.
"Ciao tesoro, aspetto tuo padre che torni e restiamo a casa magari a vedere un film" le spiegò lei ma la sua voce aveva una lieve nota di malizia e Aurora capì che avevano altro in mente.
"Va bene, io esco con un amico e torno tardi (se torno)" disse mentre saliva le scale.
"Oh divertiti e spero solo che questo 'amico' non sia quel Ciel, a tuo padre non piace" le ricordò la donna.
Aurora aveva dimenticato che suo padre conosceva il biondo e sinceramente nemmeno voleva sapere come e dove si erano conosciuti, Ciel doveva piacere a lei e non ad altri.
Per tutto il pomeriggio Aurora si preparò cercando di essere appariscente ma non troppo. Già lo era al naturale per via della sua bellezza inumana.
Dopo essersi fatta la doccia, legò i capelli in due trecce francesi per farli leggermente mossi per poi passare al make-up. Se di solito si faceva una semplice riga di eye-liner, quella sera decise che avrebbe usato l'ombretto creando uno smoky-eyes con l'ombretto nero sfumato con quello bianco.
Per l'abbigliamento dovette pensarci un po' per poi decidere che avrebbe indossato dei semplici jeans e sopra un top in pizzo nero.
Finì di prepararsi per le nove precise e dopo aver preso l'amata giacca di pelle, uscì di casa salutando la madre.
Ciel l'aspettava sotto casa sua con aria impaziente. Aveva un camicia nera e jeans dello stesso colore. Era semplice ma bello da togliere il fiato.
"Siamo pronte signorina" scherzò lui prendendo Aurora sotto braccio.
Non ci misero molto per arrivare a Central Park dove la festa era già iniziata e tutti i teenager erano ubriachi dalle otto di sera.
Prima di andare a ballare anche lei, Aurora portò Ciel a bere qualcosa. Lei prese un Cuba Libre mentre lui rifiutò categoricamente di bere. Era astemio?
Ci misero un po' per prendere il cocktail siccome c'erano molte persone e solo verso le dieci e mezza poterono ballare. Tra la mischia Aurora si era scontrata con Irina che l'aveva invitata a ballare con lei e Micheal che ogni tanto tornava con qualche cocktail.
Ciel, invece, era sparito, inosservato, da un po'. Aveva avuto un forte mal di testa che l'aveva spinto a cercare un posto più tranquillo.
Solo dopo una mezz'oretta, tra le risate generali Aurora si accorse della sua assenza. Le faceva male la testa per l'alcool e vedeva sfogato ma era sicura che il biondo si fosse allontanato.
Svelta si fece largo tra una massa di corpi informi per cercare un via di uscita. Per terra c'erano bottiglie rotte e una puzza di alcool e sudore vagava per l'aria. Dopo una decina di minuti Aurora era riuscita ad uscire dalla mischia e si spinse verso il centro di Central Park per cercare Ciel.
Provava a chiamarlo ma la musica copriva la sua voce finché dopo un po' non sentì dei gemiti di dolore.
Seguendo quei suoni, Aurora riuscì a trovare un angolo appartato dove la camicia di Ciel era ridotta in brandelli e il suo proprietario era in ginocchio dimenandosi dal dolore.
Era diverso dal solito. La pelle più chiara del solito, il volto sofferente e gli occhi rossi ma quello che spaventò di più Aurora furono le ali di piume nere che aveva sulla schiena.
"Ciel..." balbettò attirando la sua attenzione.
La fissava con disprezzo e rabbia.
"Che cosa ti è successo?" Domandò lei cercando di avvicinarsi.
"Sono un demone" urlò lui con una voce graffiata mentre Aurora cadde a terra in preda al panico.
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La Redenzione Del Diavolo
رعب"Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, figlio dell'aurora? Come mai sei stato steso a terra, signore di popoli? Eppure tu pensavi: Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono, dimorerò sul monte dell'assemblea, nelle parti più remote...