Capitolo 20 | Le voci del buio

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A mezzogiorno del giorno successivo eravamo a Roma, in attesa di salpare. Eravamo partiti la sera prima, verso le diciotto ed eravamo al gran completo: io, Flavio, Fabio, Bianca e Andrea, tutti pronti per goderci qualche giorno di vacanza a bordo della Karen, una nave da crociera maestosa che si elevava alle nostre spalle, una struttura elegante e oblunga, con il blu e oro a farla da padrone su loghi, vessilli e componenti di addobbo alla struttura. Intorno a noi, oltre al signor Fiordi, impegnato a discutere di alcuni dettagli del viaggio con i membri della squadra di controllo, c'era un gruppo di persone sparse che movimentavano il porto e che beatamente cercavano di ignorarsi a vicenda. Un ritratto perfetto dell'epoca in cui viviamo: gente con la schiena china che fissa il cellulare e che quasi si scontra con altra gente che risponde a mail, guarda serie tv in streaming o gioca agli arcade games. Una generazione di robot. Il volantino che ci avevano consegnato diceva che il progetto per la costruzione della Karen era iniziato nel 1947, ma concluso solo diciott'anni dopo, a causa di alcuni disaccordi che sorsero tra i vari ingegneri. Nel gelido inverno del '64, l'ingegner Cavalletto, capo della squadra dei progettisti, aveva dato l'assenso per la costruzione, portata a termine da un impressionante staff di centoventiquattromila unità e ultimata a tempo record in soli otto mesi. Il viaggio inaugurale della nave durò un mese intero e l'imbarcazione era rimasta attiva fino al 1997, anno in cui venne distrutta a causa di un incidente avvenuto nei mari della Polinesia francese. Cavalletto era morto nel 2004 e sua moglie si era fatta in quattro per assecondare le sue ultime volontà, quelle di ricostruire e successivamente far ripartire la Karen, uno dei suoi progetti più importanti. Stavolta i lavori di ricostruzione e ristrutturazione, nonché di conseguente ammodernamento, erano durati molti anni, ma finalmente tutto era pronto per il giro inaugurale. La GOLD SHIPS era una società in nome collettivo fondata da un gruppo di fanatici di imbarcazioni e controllata da alcuni grandi uomini d'affari tedeschi, svizzeri e inglesi che avevano finanziato il progetto quasi come fossero sceicchi. E così, in pochi anni e con un investimento di massa pari a cinquecentodue milioni di euro, la Karen era ritornata a vivere ed era pronta per scrivere altre pagine di storia.

Le caratteristiche tecniche di quel mostro erano impressionanti: lunga duecentosettantadue metri, ne misurava ben trentuno in larghezza e aveva un'altezza dal mare di sessantaquattro metri. La capienza di passeggeri ammontava invece a seimilatrecento persone.

Prima di partire Gabriele Fiordi decise di presentarci uno ad uno.

Come un gran cerimoniere, l'uomo ci riunì tutti in cerchio come per effettuare una sorta di rito prima della partenza. Indicò con il dito indice della mano destra un uomo alto e dal mento importante, con capelli radi sul cranio sollevati appena dal vento.

«La Karen sarà guidata e gestita dal Comandante Carlo Visconti».

Il gruppo applaudì al Comandante e noi ci unimmo allo scroscio.

«Per ogni evenienza potete chiedere a lui. C'è poi il resto dell'equipaggio, il Vice Comandante Paolo Olghi» da dietro Visconti spuntò un uomo tozzo e più giovane, con una barba incolta, che indossava una divisa identica a quella del Comandante Visconti, completo bianco con camicia bianchissima e un cravattino nero, il tutto accompagnato da spalline scure e cappello bianco e nero con il logo della nave. «E ovviamente potrete godere della compagnia della squadra di ufficiali, addetti alla sicurezza e molto altro che sono già a bordo dell'imbarcazione: l'equipaggio di assistenza della Karen è formato da venti persone in totale. So cosa state pensando, sono pochi, ma questo è solo un viaggio inaugurale e non ci sarà bisogno di molte premure. La Karen salperà fra qualche minuto e tornerà proprio in queste acque fra tre giorni. Sarà una crociera breve, molto rilassante, che servirà per documentare la nostra efficienza per voi, personalità note del mondo di oggi».

«Iniziamo le presentazioni» disse facendo un passo verso una donna con capelli rossi tagliati alla maschietta, sulla quarantina, che possedeva intensi occhi azzurri. La donna era minuta e indossava una giacca di pelle bianca.

«Lei è Orietta Lonsi. Per chi non la conoscesse, la signora Lonsi è una delle avvocatesse più influenti del paese. Sono celebri i suoi casi in tribunale, più simili a veri e propri show».

La donna elargì un sorriso. «La ringrazio, sta esagerando».

«La signora Lonsi ha iniziato la carriera legale da cinque anni e non ha ancora perso un solo caso, riuscendo a mantenere inviolata una streak di quarantasette casi vinti di fila, un vero record!».

Gabriele Fiordi fece un passo a destra e appoggiò le mani sulle spalle di un uomo alto e gobbo, con capelli grigiastri lunghi fino alle orecchie, lobi penzolanti, un naso da pugile e uno sguardo sospettoso.

«Il signor Dario Falonghieri è invece uno degli uomini d'affari più importanti e stimati di Torino, che ha iniziato l'attività come trader ed ha persino lavorato negli Stati Uniti come tesoriere di una importante spa americana. Nella sua carriera ha accumulato un patrimonio straordinario grazie al suo fiuto per gli affari e ad una straordinaria astuzia. Possiede ventidue aziende solo in Italia e ha partecipazioni azionarie in cinquantacinque società sparse in tutto il mondo».

Falonghieri non fece come la Lonsi, semplicemente tenne lo sguardo basso per tutto il tempo della sua presentazione. Non disse una parola, ma lanciò uno sguardo in direzione di Bianca.

Gabriele raggiunse poi Riccardo Montervino, un attore piuttosto popolare ma spaccone, che si presentò a noi con delle figure di culturismo ridicole utili solo a far risaltare gli addominali obliqui sotto la maglia di flanella; un ex poliziotto in pensione di nome Elia Meruta, un uomo dritto e austero, con un volto con barba accennata e occhiali da vista spessi ed Elisabetta Criota, una programmatrice informatica di ventidue anni che aveva vinto un concorso nazionale e che era balzata gli onori della cronaca per essere un prodigio dell'hacking. La Criota era una bella ragazza, con capelli castani lunghi fino al sedere e un fisico slanciato che la facevano apparire più come una modella, che come una che sta tutto il giorno su una sedia a programmare.

Per ultimo fu presentato Flavio, che venne definito come una leggenda della polizia italiana. Salpammo qualche minuto dopo e l'odore del mare mi inebriò i sensi.

Lo staff della nave aveva pensato a tutto: appena a bordo ci furono consegnate le chiavi delle nostre cabine: presi la numero 10 con cui avrei dovuto stare con mio fratello Andrea, mentre Bianca e Fabio ne presero una in comune e Flavio una singola. Dopo qualche minuto dalla partenza andammo sul ponte: il sole caldo e luminoso del pomeriggio invadeva la prua e tutti i presenti stavano godendo dell'ospitalità dei membri dello staff, che aveva iniziato a viziarci con cocktail, risate e stuzzichini provenienti dalle sapienti mani dello chef, un pluristellato.

La pace durò poco.

Da lì a poco la Karen sarebbe diventata il teatro di una vera e propria carneficina. Un misterioso killer ci stava osservando e il suo piano non sembrava contenere alcun tipo di dubbio

***

Nel frattempo, molto più in là

Le voci del buio, quelle di Mauro e Diego Diaschi, si fusero in una risata macabra e grassa. I due, padre e figlio, avevano appena riso a una barzelletta sconcia di Oliver, l'omone di colore da cui era partita l'iniziativa di eliminare – in un colpo solo – Flavio Moggelli e Alex Fedele. I tre uomini, seduti al tavolo di una delle elegantissime stanze di Villa Diaschi, avevano fra le mani preziosi ed eleganti calici in vetro stracolmi di liquore di primissima qualità, un liquido ambrato che sapeva di libertà e si mescolava al sapore di potere che tutti e tre gli uomini avevano in bocca. Eliminare quei due a bordo sarebbe stata la cosa più semplice.

«Ho appena parlato con il nostro agente» disse Diego sorridendo: un sorriso inquietante, sbilenco, come quello di un clown con le labbra lacerate e l'espressione forzata. «Dice che sarà più facile del previsto nonostante sia la sua prima missione per nostro conto». Sollevò il proprio calice e Mauro e Oliver lo imitarono.

«Al Fuoco Re» disse Mauro con voce spezzata dagli anni.

«A un nuovo periodo di enorme prosperità che inizierà con l'eliminazione di quei due ficcanaso» aggiunse Diego.

Oliver sorrise. «Se hai un problema, non devi fare altro che eliminarlo, dico bene?».

I tre brindarono, consci che Alex e Flavio, considerati evidentemente pericolosi per l'equilibrio del clan, sarebbero stati uccisi a bordo di quella nave. 

La rinascita del sangue  ||| - The Red Thread Saga ||| Stagione 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora