POV Jungkook
Mi sento uno straccio. Ho una terribile cefalea, è come se qualcuno mi avesse preso la testa e me l'avesse messa dentro un frullatore spappolandomi il cervello. Mi sento proprio così.
Porto una mano fredda sulla fronte, tendando di darmi un po' di sollievo mentre aspetto l'arrivo del professore. Oggi è giornata piena di lezioni. E io sto in pessime condizioni.
-Jungkook, che fine hai fatto ieri?- mi domanda Peppe, l'amico di Stefano.
Alzo gli occhi dal mio quaderno per guardare la sua faccia bianco pallida coperta per metà da una folta barba nera e ispida.
-Ho bevuto troppo, mi stavo sentendo male.
Peppe e gli altri scoppiano a ridere, come se avessi appena fatto la battuta del secolo. Succede sempre così, ogni volta che apro bocca. È come se tutto ciò che facessi o dicessi fosse estremamente divertente. Di solito questa sensazione mi piace, adoro essere al centro dell'attenzione, ma ora come ora voglio solo essere lasciato in pace e il suono delle loro risate non fa che peggiorare il mio mal di testa. Accenno un lieve sorriso pensando a come dir loro in maniera carina di lasciarmi solo con le mie sofferenze ma per fortuna d'un tratto tutti si fermano a guardare un punto fisso, dimenticandosi di me.
Affondo la faccia nell'incavo del gomito mentre tamburello distrattamente con la penna la sedia del collega di fronte, qualsiasi cosa stiano guardando non merita il mio spreco di energie già molto limitate.
Qualcuno ad un tratto dice qualcosa tipo "capelli blu" e lì sollevo di poco la testa cedendo alla curiosità; ieri sera mi era parso di vedere qualcuno dai capelli blu... forse, non ne sono molto sicuro. Riesco a scorgere tra i corpi dei miei colleghi un ragazzo effettivamente dai capelli blu che cammina guardando fisso davanti a sè con passo frettoloso cercando di sedersi il più rapidamente possibile. Porta una camicia a quadri e un paio di jeans, lo zaino nero e una mano lunga e affusolata che lo tiene ancorato su una spalla. Il ragazzo si siede dalla parte meno affollata dell'aula, lontano dagli altri, forse non vuole dare molto nell'occhio. Peccato però che i suoi capelli lo tradiscano; sono di un blu elettrico che diamine sembra che brillino, e sono lisci e gli stanno alla perfezione, non come i miei che assumono le pieghe più disparate.
Capelli-Blu inizia a frugare nello zaino e poi esce un quaderno e una matita poggiandole sul banco. Inizia a scribacchiare qualcosina. Ha un profilo da far invidia al mondo. Ragazzi, se è bello questo qui. Dannazione.
Gli altri sussurrano qualcosa mentre prendono posto ma non li sto a sentire. Qualcuno mi da' un colpetto sulla spalla.
-Jung.
-Eh?- dico porgendo l'orecchio senza distogliere lo sguardo da lui. Non sentendo risposta con un sospiro indirizzo gli occhi verso la persona che mi ha chiamato.
È Marica, la mia migliore amica, nonché unica al corrente del mio segreto. E penso si sia capito quale.
Marica mi guarda con una faccia da Ti-Ho-Visto-Mentre-Lo-Guardavi mostrandomi le fossette e alzando provocatoriamente un sopracciglio.
-Sta' zitta- replico girandomi in avanti.
La sento sorridere immaginandomela scuotere piano la testa mentre disegna manga agli angoli del quaderno.
Marica è l'unica amica vero che ho qui dentro. È l'unica a conoscermi e ad avermi accettato così. L'ha scoperto per caso, mentre al primo anno frequentavo un ragazzo più grande di me con cui non è finita proprio bene. Lei è stata lì, a raccogliere i pezzi di me che erano andati in frantumi. Quella storia è stata tossica, mi stava portando alla deriva, ma naturalmente all'epoca non mi accorgevo di nulla.
Dopo quella storia le chiesi di non dire a nessuno di me, non per paura di essere giudicato, qui sono abbastanza aperti su queste cose, ma per paura che qualcuno si approfittasse ancora di me, in quel periodo così fragile e vulnerabile.
Mentre il professore di immunologia arriva e si siede ne approfitto per dare un'occhiata veloce al ragazzo blu; ha il mento appoggiato su una mano, la penna nella mano sinistra e guarda fisso la cattedra. Non ha degnato nessuno di uno sguardo.
Chissà se si ricorda di me, mi ritrovo a pensare, ma poi mi ricordo che ieri ero straubriaco e che come mi ha aperto la porta sono corso in bagno a vomitare se non l'ho già fatto prima... non ricordo, maledizione. In ogni caso non è proprio un bel ricordo quello che ha di me, ammesso e non concesso che sia veramente lui e che si ricordi.
Ma certo che si ricorda idiota, gli sei quasi crollato addosso.Finalmente la lezione inizia ed io ho una scusa valida per distrarmi dai miei assurdi pensieri e concentrarmi su quello che il professore sta spiegando, provando con tutto me stesso a non guardare dall'altra parte.
Diamine, sembro una ragazzina delle medie. Jungkook, datti una calmata, mi rimprovero mentalmente. Io sono Jeon Jungkook, il ragazzo figo e simpatico di infermieristica, non ho tempo da perdere con strani ragazzi dai capelli blu.
E asiatici. Mi ricorda la vocina nella mia testa.
Basta. L'esame di immunologia non sarà una passeggiata.
*
La lezione ormai è quasi finita, il professore sta prendendo il foglio per fare l'appello. Il ragazzo blu non ha fatto altro che guardare il docente e prendere qualche appunto. Nessuno sguardo di interesse per noi. È solo nella fila di banchi, nessuno gli si è seduto accanto e questo mi dispiace un po'. Alla pausa ero lì per lì per andare a parlargli ma Stefano e compagnia bella mi avevano trascinato fuori per prenderci qualcosa alle macchinette e farci fighi davanti a quelli del primo anno. Siamo belli e facciamo il nostro effetto, devo dire la verità.
Solo che ora sto davvero rimpiangendo di non essere andato a parlargli, mi sembra alquanto spaesato. È bello da morire e non degna di uno sguardo nessuno ma probabilmente è perché è timido o magari non conosce neanche bene la lingua; sappiamo che è asiatico, si parlava di lui da quando abbiamo ricevuto la notizia e cioè qualche settimana fa, ma niente di più. Ecco, vorrei saperlo.
E vorrei sapere come si chiama, ma in questo verrò accontentato subito.
Mentre il prof fa l'appello, con una sbirciatina veloce noto che sta spostando lo sguardo piano piano verso chi viene chiamato. Perfetto.
Mi giro verso Marica ma lei ha già capito cosa deve fare.
Mentre il prof arriva al mio nome la frequenza cardiaca accelera notevolmente. Potrei benissimo avere una tachicardia in questo momento, il cuore mi salta dal petto e la pressione sanguigna è così forte che sento il sangue pulsare nelle orecchie. Dio, se mi sento ridicolo.
-Jeon Jungkook.
-Presente.- dico il più normalmente possibile.
Il professore segna la mia presenza e sto per girarmi verso Marica quando sento dire:
-Kim Tehun?
-Taehyung. Kim Taehyung.- risponde il ragazzo con voce pacata e profonda.
Tutti lo stanno guardando.
-Oh, lo studente nuovo!- esclama il professore togliendosi gli occhiali e guardandolo. -Di dove sei?
Il ragazzo... Taehyung, lo fissa per un po'. In classe regna un silenzio tombale.
-Corea. Uhm... sud.
-Magnifico! Spero che ti troverai bene con i tuoi compagni- replica il professore sorridendo.
Taehyung annuisce nascondendo le labbra serrandole piano.
L'appello prosegue eppure io sto guardando lui. Taehyung tira un sospiro di sollievo, è un movimento quasi impercettibile eppure io l'ho notato. Si guarda intorno rapidamente fino a quando non incontra il mio sguardo.
È una frazione di secondo, niente più. Eppure mi è bastata per capire che si ricorda di me. E che non deve avere un bel ricordo. Dannazione.
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The best of me
FanfictionÈ un giorno qualunque a cambiare la vita di Taehyung, giovane studente di infermieristica. Confuso e disorientato si trova catapultato in un altro Paese, lontano chilometri da casa sua. Ha un passato difficile alle spalle che custodisce gelosamente...