Capitolo 9

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La fastidiosa luce che illumina la stanza bianca mi dà fastidio agli occhi chiusi, e sono costretta ad aprire le palpebre.

Mi strofino gli occhi, cercando di abituarmi alla luminosità accecante dell'ambiente.

Mi volto e noto, con un po' di dispiacere, che la sedia accanto al letto bianco è vuota e, se non fosse in una posizione storta, penserei di averlo soltanto sognato: Dylan qua seduto accanto a me, a parlarmi in modo spaventosamente più dolce del solito, che mi rassicura e, per do più, che mi dà un bacio in fronte.

Sollevo la testa, sistemando il cuscino in modo da mettermi seduta.
Prendo il cellulare accanto a me, staccandolo dalla carica.
Da dove viene il caricatore?

È acceso, ed è in modalità silenziosa, e ora capisco anche il perché, chissà quante volte ha squillato!

Ci sono più di cento chiamate perse, sempre da Travis.
Non gli è bastato ieri sera? Mi ha detto che mi ha trovata, e io sono fottuta. Dylan sostiene di volermi proteggere, e me l'ha detto anche Seth, nonché Kylie, che ha confermato per tutti, ma loro non sanno di cosa è capace quel bastardo.

Non lo richiamerò, questo è scontato.
Osservo l'ora sul display, sono le nove e dieci di lunedì.
Cazzo.
È lunedì! Oggi avrei dovuto cominciare la scuola.
Sbuffo.

Proprio in questo momento, la porta della camera bianca si apre e da essa spunta un'alta figura totalmente nera.
<<Ehi, sei sveglia.>> Sorride Dylan.

Ok, questo sorriso di prima mattina è da abolire: potrei avere un infarto istantaneo.

Ha in mano un sacchetto di Starbucks e due tazze di cartone.
<<Ti ho portato la colazione. Qua il cibo fa altamente cagare.>> Aggiunge, chiudendosi la porta alle spalle.
Sorrido.

<<Ma grazie! Come mai tutta questa gentilezza ora?>> Chiedo.
Lui mi guarda male e solleva le spalle.
<<Non abituarti e goditi il momento finché dura.>> Sorride divertito, avvicinandosi.

Si siede sulla sedia e posa quelli che presumo siano caffè sul mobile accanto al letto e mi dà il sacchetto.
Lo apro e un profumo di brioche mi invade le narici.
<<Ah, oddio.>> Gemo, mormorando.

Da quanto tempo non sentivo questo odore!
Non dovrei. No. Per niente.
Lui ridacchia, per poi mordersi il labbro.
E si, ma non puoi fare così! Ho degli ormoni anch'io, sai?
Tiro fuori una brioche. Ma quante sono?

<<Ho preso un po'di roba, non sapevo cosa preferissi.>> Avvisa, prendendo il suo bicchiere.
<<E ti ho preso un cappuccino. Ti piace, vero?>> Chiede.
Annuisco.<<grazie, amo il cappuccino.>> Sorrido, sinceramente.

Mordo una brioche. Nutella.
<<Nutella!>> Esulto.
Lui ride. <<Ho fatto centro?>> Chiede, divertito.
Annuisco, masticando.
<<Direi proprio di si!>> Rido anch'io.

La parte del mio cervello che ancora mi urla che non dovrei mangiare questo ben di Dio, alla fine, ha la meglio sul lato affamato.
Lascio mezza brioche e bevo il cappuccino, lasciando il muffin al cioccolato e la ciambella dentro il sacchetto, che chiudo dopo averci fatto cadere dentro la brioche e appoggio sul mobile.

<<Quando mi faranno uscire?>> Chiedo, appoggiando la nuca al cuscino.
<<Non ne posso più di stare qua dentro. Inoltre, oggi dovevo cominciare la scuola.>> Mi lamento.
Lui guarda la porta.
<<Vado a chiedere. C'è Jeanine qua fuori.>> Dice.

Jeanine?
<<Chi?>> Chiedo, confusa.
Lui ride. <<L'infermiera. Ha fatto cambio turno con quella che c'era ieri quando siamo arrivati ed è arrivata alle quattro di notte. È peruviana, si e messa ad urlarmi contro di uscire.>> Dice, divertito.
Scoppio a ridere.

𝐋𝐈𝐅𝐄𝐋𝐈𝐍𝐄. (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora