Prologo

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Cimitero di Yokohama, 10:28 am

"Sono passati cinque anni ormai, eh Oda?"

La fredda lapide marmorea dell'amico faceva da supporto alla figura, mollemente addossata ad essa, di Dazai, Osamu Dazai, esponente dell'Agenzia di Detective Armata, organizzazione composta da investigatori dotati di poteri, con il compito di fornire supporto o addirittura sostituire la polizia, in casi eccessivamente pericolosi che sfociavano nel paranormale.
Il collo era reclinato all'indietro così da far poggiare la nuca sulla pietra tombale dietro di lui. Il ragazzo teneva gli occhi chiusi e le labbra incurvate in un leggero sorriso spensierato. Quando tornò con la testa in avanti, però, quell'espressione lasciò spazio ad una smorfia amara e malinconica: gli angoli della bocca tesi così da rendere il viso quasi inespressivo, se non fosse che gli occhi castani, ormai socchiusi, puntavano verso il basso, come per nascondere il dolore che contenevano.
I ricordi iniziarono ad impossessarsi della mente del giovane, che, come ogni anno, rivisse gli ultimi istanti di vita di colui che fu il suo migliore amico, confidente e compagno di bevute.

Era da diverso tempo che la Port Mafia, organizzazione di cui faceva parte anche Dazai , era occupata in una faida con una gang avversaria: la Mimic, il cui capo aveva la capacità di prevedere di sei secondi il futuro. Stessa abilità era posseduta anche da Sakunosuke Oda, membro di basso rilievo nella mafia portuale di Yokohama, nonché migliore amico, paradossalmente, del più giovane e dotato generale della malavita del posto.
Sakunosuke, o, come preferiva essere chiamato, Odasaku andò, come ogni sera, alla stessa ora, al Lupin, bar che amava frequentare in compagnia di Osamu Dazai e Sakaguchi Ango, terzo membro del gruppo, che apparse decisamente troppo strano e nervoso in quell'occasione così informale.
Gli altri due mai avrebbero potuto sospettare del suo vero ruolo nella Port Mafia, o meglio, del vero motivo per cui ne faceva parte: Ango era un agente sotto copertura con il compito di stanare il boss dell'organizzazione, ma non si limitò a questo...
Quando Odasaku tornò a casa dalla missione per salvare Sakaguchi, rapito dalla Mimic, era ancora ignaro della sua reale condotta. Mai avrebbe pensato di venirne a conoscenza in quel modo. I cinque orfani che salvò da una strage diversi anni prima erano stati rinchiusi in un furgone e fatti esplodere, appena prima che l'uomo riuscisse a salvarli. L'unica cosa rimastagli era una mappa con il luogo dove avrebbe incontrato colui che aveva organizzato tutto.
Naturalmente, accecato dal dolore e dalla rabbia, si armó cercando di prevedere qualsiasi possibile risvolto della situazione e si preparò per andare. Un preoccupato Dazai, allora appena diciottenne, tentò di fermarlo, spaventato sia dal comportamento dell'amico, completamente in preda al furore, che dalla sua stessa possibile morte. Ignorato e fintamente rassicurato, il più giovane cercò anche di convincere il boss della Port, Mori, ad agire contro la Mimic, palesemente responsabile del crudele omicidio dei cinque orfani. Mai si sarebbe aspettato che il suo stesso capo decidesse di negare l'aiuto ad uno dei suoi sottoposti, impedendo a Dazai stesso di raggiungerlo.
Nel frattempo Odasaku aveva raggiunto la sede della Mimic e, utilizzando la sua abilità, era riuscito ad arrivare al "boss finale", l'esponente più importante dell'organizzazione rivale: André Gide, con il quale ingaggiò una sparatoria che portò alla morte di entrambi.
Dazai, oramai libero di andare, dato che il boss Mori aveva ottenuto il permesso dalla polizia, esteso a tutta la Port mafia, di poter utilizzare i poteri a proprio piacimento, corse come mai prima di allora verso il covo della Mimic. Quando arrivò era già troppo tardi, prese tra le braccia l'amico morente aggrappandosi a quell' irrazionale e ingenua speranza che potesse sopravvivere. Si rese conto di quanto fosse tale solo quando Odasaku gli mise una mano sul viso, in corrispondenza della benda che gli copriva l'occhio destro e parlò: "Dazai, avevi detto che si poteva trovare una ragione di vita anche in un mondo pieno di violenza e sangue come questo. Beh, ti sbagli. Ormai dovresti saperlo che non arriverà mai nessuno a riempire quel vuoto che hai dentro, indipendentemente dal fatto che tu stia dalla parte di chi uccide o di chi salva. Perciò se per te non fa alcuna differenza lottare per il bene o per il male, fallo per il primo, proteggi i deboli e gli orfani, salva le persone".
Il giovane generale stava ormai per lasciare spazio alla disperazione "ma come posso, dopo tutti questi anni io...", l'amico, inaspettatamente, sorrise "io lo so che c'è la puoi fare, questo perché io ti conosco, perché io sono tuo amico" .
Con questa frase, Sakunosuke Oda, membro di scarso rilievo all'interno della Port Mafia, ma di grande importanza per Osamu Dazai, abbassò la mano, che gli teneva ancora sulla guancia destra, togliendo all'amico, ormai in lacrime, le bende sul viso e chiuse definitivamente gli occhi, carichi di un dolore che si stava affievolendo, così come la vita nel corpo di quell'uomo, vittima dei piani e dei sotterfugi di Ogai Mori.

Nemmeno si era reso conto di aver serrato le palpebre, forse per cercare di non assistere oltre a quel ricordo tanto doloroso.
Dazai si sentì chiamare in lontananza da una voce decisamente familiare, ormai. Dal tono si capiva che non era la prima volta che urlava il suo nome. "Atsushi. C'è del lavoro da fare?" l'espressione era tornata serena e imperturbabile, come sempre. Il ragazzo-tigre annuì velocemente con la sua, a parere di Osamu, adorabile ingenuità da novellino.

Spazio autrice
Termina così il capitolo introduttivo al personaggio di Dazai, l'eccentrico e apparentemente superficiale Dazai.
Al prossimo capitolo... MINACCIA

Per una notte soltanto?~SoukokuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora