Romeo's POV
Indietreggiai lentamente, incredulo che se ne fosse andata via.
La gilda non era messa molto meglio di me: riuscivano a malapena a capire ciò che era appena successo. Ma io non riuscivo a pensare ad altro se non alla ragazza che era appena volata via.
"Devo trovarla, ma come? Prima è stato facile visto che la stavo praticamente pedinando, e devo ringraziare Mira per avermi avvisato, ma ora..."
-Romeo...- sentii qualcuno chiamarmi, probabilmente preoccupati per il pallore della mia pelle, ma non ci feci caso.
-Vorrei stare da solo- mormorai invece puntando lo sguardo a terra e strizzando gli occhi, lottando per impedire alle lacrime di scendere.
-Sappi che noi ci siamo- disse qualcuno, ma non risposi.
Quando sentii la porta chiudersi alle mie spalle e mi assicurai che fossi solo, mi sfogai.
Sfogai tutta la rabbia e il risentimento che provavo verso me stesso per non averle impedito di andarsene, per non aver indagato abbastanza sui suoi sorrisi palesemente finti, per le espressioni tirate, per la voce perennemente rotta, seria, spaventata; semplicemente perché non mi ero curato abbastanza di lei, convincendomi che fosse tutto a posto.
Crollai a terra, incapace di restare in piedi. In quel momento ero sia emotivamente che fisicamente instabile.
Avevo notato che il suo comportamento era più strano del solito, ma non ci avevo dato importanza, ritenendola solo stanchezza.
Ero stato un cretino.
Avrei dovuto tartassarla di domande finché non mi avesse dato una risposta, invece di chiederle uno stupido e misero "stai bene?", a cui lei ovviamente aveva risposto annuendo e tirando un ennesimo sorriso.
"Devo smetterla di deprimermi e darmi da fare per cercare un modo per rintracciarla, non può essere completamente impossibile" mi asciugai con un braccio le lacrime e con uno scatto balzai in piedi, pronto per mettermi all'opera.
Però non riuscivo a non pensare alle sue condizioni nella pianura. I capelli di un viola scuro come la notte erano l'opposto del solito lilla di cui si tingevano quando usava la Dragon Force. Il viso era corrucciato in un espressione sofferente e furiosa, e tutto attorno a lei era distrutto: dall'erba, agli alberi, ai grossi massi sparsi in giro. Ma la cosa più spaventosa erano i suoi occhi. Le pupille erano ridotte a due puntini neri in mezzo ad un oceano viola, completamente differente al blu cielo che tanto amavo; erano feroci, capaci di pietrificare chiunque sul posto.
Quella non era la mia Wendy, e non riuscivo a sopportare l'idea che aveva dovuto lottare contro se stessa per tutto quel tempo, senza cercare l'aiuto di nessuno.
Sapevo che le sue parole non erano del tutto false, lei quelle cose le pensava veramente, anche se cercava di seppellirle sotto strati e strati di ottimismo, e forse era quello il fatto che più mi struggeva: pensava che tutti la considerassero inutile ed impotente. Per una volta era lei quella che aveva avuto bisogno di una consolazione, di una rassicurazione, e non aveva ottenuto nulla, se non qualche domanda buttata sul momento. Lei aveva sempre aiutato gli altri nel momento del bisogno, rendendoli positivi e facendo si che il loro umore diventasse di nuovo gioioso, ma nessuno si era preoccupato più di tanto a ricambiare il favore che Wendy faceva loro inconsciamente.
"Devo trovare un modo... e devo trovarlo in fretta..." mi arruffai i capelli con entrambe le mani, valutando ogni possibilità che avevo.
La porta si aprì, facendomi girare immediatamente verso di essa, e vidi Polyushka entrare in tutta la sua freddezza.
-Giovane umano- disse in una sorta di saluto.
-Si?- aggrottai le sopracciglia, confuso della sua entrata in scena.
-Vuoi trovare Wendy?-
-Certo!-
-Allora tieni questa e portala a casa- mi porse una lacrima.
-Cos'è?- la domandai rigirandomela tra le mani e osservando due puntini che si muovevano su di essa, uno molto più dell'altro.
-Vedi i due cerchi?- chiese ignorando la mia domanda.
-Si- annuii.
-Quello blu è Wendy, mentre quello rosso è la lacrima. Rivelano la posizione della piccola umana e di questo aggeggio- disse con una calma spiazzante.
Ci misi qualche istante per analizzare ciò che aveva detto.
-Cos... c-come avete f-fatto?- balbettai spalancando gli occhi più di quello credevo possibile.
-Oh, andiamo! Era ovvio che se ne sarebbe andata, perciò, quando era ancora incosciente, le ho messo sulla maglia una specie di lacrima micro-chip- mi rispose ovvia -ora, vuoi darti una mossa o no?!- esclamò alla fine, facendomi sobbalzare e rischiando di farmi cadere la lacrima dalle mani.
-Si signora!- urlai.
-Bene. E, Romeo- addolcì il tono, per quanto possibile -falla tornare la Wendy sorridente che tutti conosciamo-
-Non so se ce la farò- abbassai lo sguardo affranto.
-Nessuno può farcela oltre a te- ribatté -sei o no il suo ragazzo?!-
-Eh?!- esclamai sgranando gli occhi, preso in contropiede.
Per la prima volta nella mia vita udii la sua risata, e diede l'impressione che non bevesse da secoli.
-Non siete più tanto piccoli, avete entrambi sedici anni, non ti scandalizzare troppo, ed in più tutti hanno notato il vostro affiatamento da quasi un anno a questa parte. Quindi, già che ci sei, vedi di dichiararti, mh?- mi fece l'occhiolino con un ghigno divertito sul volto.
Diventai paonazzo in un lampo.
-Io n-non... noi s-siamo solo a-amici- farfugliai completamente in imbarazzo.
-Certo, certo. Farò finta di crederti- sghignazzò -ma ora vai, o la situazione potrebbe peggiorare; le sue sicurezze stanno vacillando e le sue emozioni sono sempre più instabili. Devi fare presto, o potresti arrivare troppo tardi- riacquistò la sua espressione seria, e io feci lo stesso, annuendo deciso a portare Wendy a casa.
-Lo farò, potete starne certa-
-Bene. Ah, e baciala da parte mia- un ultimo ghigno si fece largo sul suo volto pallido e leggermente rugoso, facendomi diventare una specie di melanzana cotta.
Uscii di corsa dalla stanza per sfuggire alle sue frecciatine, mi fiondai sulle scale e le scesi scivolando sul corrimano per fare prima.
Corsi sotto lo sguardo allibito di tutti verso il portone della gilda, spalancandolo e uscendo all'aria aperta. Ormai era quasi il tramonto, quindi avevo poco tempo prima che facesse buio, ma non mi lasciai buttare giù da una simile piccolezza.
Corsi a perdifiato controllando di tanto in tanto la lacrima, per evitare di sbagliare direzione. Il puntino blu che indicava Wendy si era fermato, e non sapevo dire se fosse una cosa positiva o negativa.
"Ti riporterò a casa, Wendy. E magari farò anche qualcos'altro..."
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L'altra faccia della medaglia
FanfictionTutti conoscono la piccola, dolce ed indifesa Wendy. Ma nessuno conosce i suoi due, unici e pericolosi segreti. La piccola Dragon Slayer spesso scompare, a volte per giornate intere, senza che nessuno sappia dove vada o cosa faccia. I suoi nakama ov...