5 A pranzo dal padrone

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Il giro turistico proseguì fino a mezzogiorno, quando le campane del campanile iniziarono a suonare.
"È ora di pranzo" dichiarò Alby "e il tour finisce qui. Ti porto in mensa così mangiamo, poi ti fai il tuo giro per orientarti".
"Tu che ruolo ricopri?".
"Sono il rappresentante del conte, anche se in verità non ho potere".
"Capito".
Entrarono nel castello, diretti alla mensa. Era un salone gigantesco, di forma rettangolare e dal soffitto alto, suddiviso in due aree da un muro: a est ci stavano le cucine, a ovest enormi tavoli di legno affiancati da panche. Si stava lentamente riempiendo di gente, perlopiù ragazzi e ragazze dai tredici ai diciassette anni. Thomas e Alby si sedettero attorno a un tavolo, già occupato da due figure maschili: la prima era un giovane dagli occhi asiatici, il corpo muscoloso e atletico. Aveva i capelli corti, con addosso una maglietta di lino sottilissima, calzoncini corti e scarpe da lavoro grigie. Il secondo era alto e dalla corporatura massiccia, biondo con occhi scuri.
"Fagio" cominciò Alby "ti presento Minho e Gally, gli Interdenti. Minho dei Velocisti, Gally dei Costruttori. Pive, lui è Thomas".
"Piacere", si presentò il Fagio.
"Benvenuto nella Radura" disse Minho "hai già trovato un impiego?".
"No. Ho fatto l'orientamento. Da domani comincerò a provare tutti i settori".
"E farai l'apprendistato per un mese se non erro", si intromise Gally.
"Non erri faccia di caspio".
Fu un terzo ragazzo a parlare, mettendo al centro del tavolo un pentolone di ferro, assieme a tre ciotole e tre bicchieri. Era di colore con i capelli cortissimi e neri, il corpo robusto e ben messo. Aveva un gigantesco grembiule logoro, a petto nudo ma con dei pantaloni lunghi.
"Buon appetito Pive", disse.
"Non rimorchierai nessuna con quella pancia Frypan", commentò Gally.
"Ah ah divertente. Si muore di caldo in cucina".
"Possiamo immaginarlo" dichiarò Minho "comunque, buon appetito anche a te".
"Noi cuochi non mangiamo adesso. Lo facciamo quando voi finite".
Thomas annuì, ma poi notò che le ciotole che il cuoco aveva portato erano tre e non quattro.
"Ehm...Frypan".
"Sì?".
"Ci sono tre ciotole, non quattro".
"Lo so. Infatti non mangi qui".
"In che senso?".
"Non te lo hanno detto? Guarda che i Fagiolini al primo giorno mangiano col conte".
"Un momento. Significa che pranzerò con Newt Sangstar?".
"Proprio così. Ti sta aspettando nella sala del trono".
"Merda!".
Thomas si alzò di scatto e fuggì dalla mensa, diretto alla sala del trono. Trovò il conte seduto sul trono, con uno sguardo spazientito.
"Sei in ritardo", dichiarò.
"Perdonami. Me lo hanno detto solo adesso che pranzavo con te".
"Non te lo aveva detto Alby?".
"No. L'ho saputo da Frypan".
"Capito".
Si alzò e condusse il Fagio sulla balconata, con come panorama i campi. Era stata apparecchiata una tavola di forma circolare, piena di ogni ben di Dio. Si sedettero e il biondino versò ad entrambi un goccio di vino rosso nei calici di cristallo.
"Che vino è?", chiese Thomas.
"Un rosé".
Fecero il brindisi e cominciarono a mangiare.
"A quanto ho sentito, Alby ti ha fatto fare il giro per la curtes".
"Esatto. Con che cosa comincerò domani?".
"Con i campi. L'Intendente, Zart, è molto bravo. Ti insegnerà bene".
"Per quanto tempo?".
"Quattro giorni. Poi c'è il macello, l'infermeria, i Velocisti e altri settori secondari. Quando li avrai provati tutti, ti dirò quale secondo me sei più adatto".
"È vero che solo i Velocisti possono uscire da qui?".
Newt annuì.
"Hanno il compito di prelevare e consegnare provviste e altri beni ogni mese".
"E...esistono i Dolenti? E gli Spaccati?".
"Esistono sia gli uni che gli altri. Le testimonianze ci sono. Per questo non è permesso a nessuno se non ai Velocisti di uscire: garantire l'incolumità di chi vive qui".
"E...un'ultima domanda".
"Dimmi".
"Ecco...quando Alby mi ha mostrato le Faccemorte, ho visto che alcune lapidi hanno uno strano simbolo, un 69 circoscritto da un cerchio. Che vuol dire?".
Per la seconda volta aveva posto quella domanda, e per la seconda volta ebbe la stessa reazione: confusione ed imbarazzo.
"È un simbolo di riconoscimento. Coloro che ce l'hanno significa che in vita sono stati ottimi servi".
"Li ho contati e sono dieci".
"Erano" precisò Newt "comunque, coloro che si mostrano in vita i migliori, ricevono sulle lapidi quel simbolo di riconoscimento".
Era chiaramente una bugia. Thomas non era così stupido da crederci, soprattutto per il fatto che anche Alby aveva reagito così. Cosa c'era di così tanto strano? Era un tabù? Mentre ci pensavs, si rese conto che Newt gli aveva fatto il piedino.

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