•Capitolo 1•

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Chi ha carattere, fa rumore anche in silenzio

Mi guardavo attorno con un'espressione spaesata, eppure quelle quattro mura che circondano la mia città mi proteggevano ormai da venti lunghissime lune.
Alte all'incirca cento metri, spesse cinquanta e rafforzate con barriere magiche che impedivano ogni possibile attacco dall'esterno, di un color metallico con qualche screziatura più scura.
Per finire in bellezza, alle estremità dei quattro pilastri che fungevano da torri di controllo, c'erano cinque guardie che si davano il turno per controllare il perimetro.
Dove siamo arrivati? Addirittura le sentinelle per proteggere un branco che fino a due lune fa era tra i più amati.
Le domande sorgono spontanea: perché a Lignum, perché proprio il mio branco?

<Talika!> La voce roca di una sentinella mi svegliò dai miei pensieri spaventandomi. Alzai lo sguardo verso la torre Nord scontrandolo con quello della guardia di turno: Ettore.
Lui era stato scelto dal Beta del Branco, forse perché suo cugino, forse perché davvero nascondeva una vista più sviluppata di tutti gli altri membri.
I suoi capelli ramati lo identificavano come Gregory, il cognome della famiglia d'origine, esiliata dal branco Lunæ per poi dirigersi nelle terre dove vive tutt'ora.
Non sono una famiglia benestante ma nemmeno tanto povera. A lavorare sono Ettore e Tancredi suo gemello, facendo bastare le risorse fino alla festività della Luna Nascente.

<L'umanità ti dona moltissimo principessa, ma sai le regole> Aggiunse con tono più dolce, quasi paterno o almeno quello che ipotizzavo esserlo.
Non ho mai conosciuto mio padre, nemmeno mia madre se è per questo eppure non ne sento la mancanza.
Se dovessi provare a ricordare qualcosa dei miei genitori direi: urla.
Mie, loro, del medico che fece partorire mia madre, poi basta. Come se qualcuno o qualcosa avesse deciso di spegnere ogni contatto col mondo esterno regalandomi un momento di silenzio assoluto, ma con questo anche il buio più tetro.
Avevo il terrore di aprire di nuovo gli occhi, spaventata di rivedere scene crudeli quali: lupi che lottavano, ringhiavano, si insultavano ma sopratutto assistere nuovamente al sangue che si faceva strada sul manto di qualche lupo.

Dovremmo entrare
La mia lupa interiore mi svegliò nuovamente da momenti di totale assenza, causati da non so cosa.
È stata una dura giornata Talika, gli ultimi sforzi.
La barriera non faceva entrare gli umani quindi ero costretta a dover lasciare le mie sembianze umane e tornare a camminare a carponi.
<Dammi due minuti Ettore, poi potrai abbassare le tue difese con me> Avvisai la sentinella con un tono scherzoso.
<Le regole le sai principessa, valgono per tutti> Ribattè lui ridacchiando dandomi le spalle e tale privacy per compiere la mia trasformazione.
Portai le mani sul colletto della maglietta bianca e la tolsi con un movimento veloce e deciso. Così feci anche per la canottiera nera ed i jeans attillati.
Non ha senso se ci pensi: i vestiti diventano un tutt'uno col nostro corpo quando da lupi diventiamo umani, ma si strappano se da umani diventiamo lupi.
La mia lupa interiore iniziò a farsi sentire regalandomi una sensazione di tranquillità, pace e serenità interiore.
Ti sono mancata Talika?
Parecchio. Ammetto con un pensiero rilassato mentre metto gli indumenti dentro allo zaino bordeaux.
Che cosa dolce! Dovrei segnare questo giorno come: Talika ha ammesso che le manco.
Smettila. L'ammonisco emettendo una piccola risata ironica. Hai notizie di lei?
No, per fortuna non si è più fatta sentire. Ma ho come la sensazione che apparirà nuovamente.
Sospirai appoggiando le mani sul terriccio bagnato, lasciando che i miei lunghi capelli neri ricadano davanti al mio viso.
Sentivo il sangue surriscaldarsi nelle mie vene, il corpo lentamente ricoprirsi di una peluria nera ed il mio volto allungarsi.
Udito e olfatto diventarono più sensibili, come anche la vista.
Inarcai la schiena non appena sentii la mia lupa interiore farsi spazio nel mio esile corpo da umana.
Strinsi i denti che a via a via diventarono grosse zanne affilate, presi una boccata d'aria fresca e lasciai compiere la trasformazione.
Ti ringrazio. In quel piccolo corpicino stavo stretta, molto stretta!
Dovrai abituarti Dïnamæ, dovrai conviverci ancora per lunghissime lune.
In risposta ricevetti un'innocuo ringhio, prima di alzare gli occhi alla torre Nord e scoprire che in realtà Ettore assistette all'intera trasformazione senza togliermi gli occhi di dosso.
<Molto gentile da parte tua Ettore> Dissi facendo un passo verso la porta d'entrata. <Da vero Maschio> Aggiunsi stringendo le zanne trattenendo un piccolo ringhio.
Da lui non ricevetti nessuna risposta ma in compenso entrai nel territorio di Lignum, ovvero la mia casa.
Ben tornata a Lignum Talika. Non mi è mancato per niente!
Come biasimarla, "casa" era una parola troppo grande per descrivere quei ettari di terra circondati da quattro mura, per di più nascoste in un bosco.
Non mi sono mai sentita pienamente accettata da coloro che lottavano giorno e notte per proteggere il branco, eppure ero costretta a far visita ai Grandi Maestri per riferire loro ciò che durante la settimana, talvolta anche mesi, come è successo questa volta, avevo raccolto.
Informazioni, amicizie, il conto delle nascite e talvolta delle morti di quei umani che abitavano a circa dodici chilometri dalle mura.
Questo era il mio compito: in breve dovevo spiare i "nemici", ma nessuno sa che lì, in quel posto che chiamano "Inferno" ho costruito la mia seconda casa con mia madre, ho iniziato un percorso di studi e incontrato persone che tanto crudeli non sembravano.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 11, 2019 ⏰

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