Cominciamo con un minimo di presentazione.
Mi chiamo Elisa, ho 17 anni e ho finito da poco la 4 liceo scientifico.
Vivo con mia madre, mia sorella, mia nonna e 4 gatti, ma sono particolarmente affezionata a uno in particolare che si chiama Calimero, detto Cali.
La mia vita mi piace abbastanza: ho degli amici a cui voglio bene, e sembra che fortunatamente anche loro me ne vogliano; a scuola non posso dire di andare male; mia mamma mi lascia abbastanza libera di fare quello che mi piace, anche se i litigi a volte ci sono, come è normale che sia.
Da quando sono piccolina mio padre non è presente a casa, dato che appena poco dopo la mia nascita aveva già creato una sua nuova famiglia in Congo con un'altra donna, dalla quale ha avuto due bambini; dopo pochi anni ha cambiato nuovamente idea e ha deciso che neanche quelle persone potevano costituire la sua normalità, e allora si è trasferito in Angola, dove attualmente lavora, ha una moglie e un bambino.
Sia per la lontananza, e sia per il poco interesse (penso), ci vediamo poco, se non l'anno scorso in cui mia nonna (sua mamma) era stata male e lui veniva più spesso in Italia per starle accanto.
Tutto sto discorso può sembrare fine a presentare la mia famiglia. Invece non è così: la mancanza di mio padre nel mio nucleo famigliare e l'assenza di risposte, a volte inesistenti e a volte difficili da digerire sia per mi mamma che per la me di quattro anni, hanno portato la mia piccola testolina a fare 1+1 da sola, trovandomi in pochi anni convinta del fatto che io ero stata la casa dell'allontanamento di mio padre e quindi della sofferenza di mia madre.
Come si può immaginare, questo pensiero era fonte di grandi senso di colpa sulla mia persona, e dato che mi sentivo in questo modo cercavo di non dare ulteriori problemi a mia mamma, cercando sempre di fare la brava e non facendole pesare i miei pensieri o alcune mie richieste.
Con gli anni questi atteggiamenti di chiusura a fine benevolo nei confronti di mia mamma è stato controproducente, perché mi portava a tenere dentro tante emozioni, spesso di tristezza o di odio verso quello che facevo o di frustrazione per il mio non riuscire a tenere testa a certe situazioni che in futuro ho capito fossero davvero complicate e difficili da gestire.
In più mi madre aveva cominciato a vivere con un uomo, padre di mia sorella, che all'inizio cercava di ricoprire il ruolo di "papà", ma che con gli anni ha iniziato a ignorarmi, a darmi fastidio e anche a trattarmi male.
Con questa persona mia madre ha rotto qualche anno fa, fortunatamente, ma mia sorella continua a essere una pallina da ping pong tra casa nostra e casa di questo uomo.
Immaginate in una mia situazione di debolezza tutto questo caos cosa può aver creato: tanto, tantissimo disagio.
Disagio che con gli anni avevo imparato a far tacere in un modo inizialmente funzionate, ma controproducente col tempo.
Signori e Signore, sono lieta di presentarvi lui, il mio amico di una vita, il mio compagno di sventure, il mio nemico più agguerrito e il mio amico più caro: il mio disturbo alimentare.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 11, 2019 ⏰

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