Incontro con il mostro

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La Roman si lisciò i pantaloni di lino nero mentre l'ascensore sprofondava nelle viscere del complesso carcerario 64. Con lei c'erano due guardie armate fino ai denti. Lesse per la trecentesima volta la cartella con il profilo del detenuto. Giovanni Orth, italoamericano. Nato a Ginevra il 13 Novembre 1987, laureato in medicina nel 2008 ed ufficialmente scomparso nel 2010. Il suo profilo psichiatrico era impressionante: 169 di quoziente intellettivo, doc da Aritmofobia, disturbo sociopatico manipolativo. Ma la cosa più impressionante erano i suoi omicidi: dal 2007 aveva ucciso 573 persone in 30 stati diversi. Secondo i referti delle autopsie aveva torturato ogni vittima per più di 72 ore con una tale perizia che nemmeno i parenti erano riusciti a riconoscerli. Aveva utilizzato strumenti da chirurgo e sostanze chimiche reperibili solo nei migliori ospedali. Non a caso tra le accuse c'era quella di furto aggravato. "Perchè quel bastardo di Yuri mi ha dato questo caso? Sarà il processo del secolo, diceva. Sarà una passeggiata, diceva. La prossima volta devo chiedere i dati prima di accettare". L'ascensore si fermò con un lieve "clock" e le porte si aprirono lentamente. Sasha era paralizzata. Dal lungo corridoio illuminato da luci al neon venivano urla stridule e disperate, e tutto il complesso sembrava freddo e asettico come una sala mortuaria. Una delle guardie, un uomo di mezz'età con capelli brizzolati e folti baffoni bianchi, le prese la mano - Coraggio signorina, le celle hanno porte di acciaio spesse 5 pollici, non possono farle nulla-. Sasha si fece coraggio e cominciò ad avanzare lungo i corridoi. Era la branca di isolamento, quindi le porte delle celle non avevano che un piccolo spioncino. Tanto bastò però perchè i detenuti si accorgessero della graziosa ragazza che stava passando tra le loro celle. Immediatamente vi fu una cacofonia di insulti e volgarità. Nulla valsero lo sbattere dei manganelli delle guardie sulle porte o le intimidazioni, finchè una voce profonda e mascolina urlò un secco -Silenzio!-. Come per magia i detenuti si zittirono e si ritrassero dalle porte. Sasha domandò timidamente mentre avanzava nel corridoio - posso sapere cosa....-. L'anziano carceriere le rispose -uno nuovo. È qui da meno di un mese ed ha già scatenato 24 risse. Dicono che nell'ultima abbia strappato un orecchio ad una guardia a morsi- -ma non sarà mica.... il mio cliente, vero?-. La guardia le mise una mano sulla spalla -forza e coraggio avvocato, ci saremo noi con lei per tutto il tempo-. Il gruppetto continuò ad avanzare nei freddi corridoi della prigione, ogni passo più pesante di quello precedente, verso la porta che si trovava in fondo al complesso. -Ben arrivata, milady- disse una voce dall'altra parte della porta blindata

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