5.

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Il campanello suonò. Una. Due. Tre. Quattro volte.

Eryn sbuffò sonoramente, si alzò dal letto non badando alla luce del sole che batteva sulle sue palpebre semichiuse, e scese al piano di sotto per mandare a quel paese chiunque si fosse presentato a casa sua di domenica mattina.

Quando spalancò la porta una chioma riccioluta, due grandi occhi verdi e un sorriso contornato da due fossette le si pararono d'avanti.

-Dannazione Harold. Sono le nove di mattina ed è domenica.- Eryn alzò gli occhi al cielo e si spostò di poco, abbastanza da permettere ad Harry di entrare in casa.

-Ho portato i cornetti e il caffè.- disse sventolando una busta bianca avanti ai suoi occhi e sorridendole innocentemente.

La rossa lo guardò male e gli strappò la busta dalle mani, poi si diresse in cucina.

-Hai per caso le tue cose, Eryn?- le domandò Harry seguendola, mentre si liberava della giacca e la poggiava su una delle sedie della cucina.

-No Harry, sono solo infastidita.- rispose lei, guardandolo ancora male e addentando il suo cornetto.

-Non mi sembra che tu sia infastidita dal cornetto che stai divorando.- Harry la guardò divertito, incrociando le braccia al petto e alzando un sopracciglio. La stava sfidando, di prima mattina e nel suo unico giorno libero. Quel ragazzo voleva proprio morire.

Eryn stava per rispondergli a tono quando la voce arrabbiata di Cleo fece eco per tutto il loro appartamento. –Chi diavolo mi ha svegliata alle nove di domenica mattina? Giuro che se è quel barboncino fastidioso, gli taglio la testa e poi la metto sul mio comodino per ricordami quanto sia stato soddisfacente ucciderlo con le mie stesse mani.-

Eryn scoppiò in una fragorosa risata, mentre gli occhi di Harry si spalancavano e il suo viso perdeva ogni colore. –Troppo tardi, Hazza.- la rossa si morse il labbro per non ridere, ancora, d'avanti alla faccia spaventata del riccio e quella incazzata di Cleo, che si trovava alle spalle del ragazzo con le mani sui fianchi e uno sguardo truce.

Harry si voltò velocemente, portando le mani in aria in segno di resa. –Ho portato la colazione.- si affrettò ad affermare.

Cleo incrociò le braccia al petto e lo guardò male. –Cosa mi hai portato?- il suo sguardo era ancora arrabbiato e sembrava che stesse ponderando se ucciderlo seduta stante o dopo aver fatto colazione.

-Cornetto alla crema e frappuccino.- rispose Harry, sorridendo per cercare di convincerla a risparmiarlo.

Cleo lo guardò ancora per qualche secondo, poi le sue labbra si allargarono in un sorriso. –Ti sei salvato stavolta, barboncino.- si alzò sulle punte per arrivare alla sua altezza, gli scompigliò i capelli già disordinati e poi si mise a sedere di fianco ad Eryn, che rideva per la buffa scena, ma non insolita, a cui aveva appena assistito.

-Sapete ragazze...- cominciò a dire Harry mentre si sedeva al suo posto e poggiava i gomiti sul tavolo. Eryn e Cleo spostarono la loro attenzione su di lui continuando a gustarsi la loro colazione. –Dovreste fare qualcosa per la vostra rabbia. Di mattina siete davvero troppo irritabili.-

Entrambe alzarono, contemporaneamente, gli occhi al cielo. –Tu, invece, dovresti smetterla di presentarti qui senza avvisare.- Cleo lo guardò di sbieco.

-Ti ricordo che vi ho portato la colazione.- Harry indicò il cornetto che stava ancora mangiando e il bicchiere di cartone che teneva nella mano destra.

-Ed io ti ricordo che la mia minaccia di mozzarti la testa e usarla come trofeo, è ancora valida.- gli ricordò, sorridendo soddisfatta e sorseggiando il suo frappuccino.

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