6. Il peso della guerra

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Il gioco era facile, Eileen doveva solo andare ad Hogwarts come ogni altra streghetta o maghetto della sua età; studiare, fare il suo dovere ed appassionarsi a qualcosa. Le era stato imposto di divertirsi, addirittura. 

Ma aveva un compito e un ruolo importante in quel gioco. 

Doveva fare la spia. 

Eileen Prince doveva diventare la spia di Gellert Grindelwald. Diventare i suoi occhi e le sue orecchie dentro Hogwarts, riferire tutto ai genitori che poi lo avrebbero riportato al loro 'signore'. 

Tutto per fermare la guerra. 

Tutto per il bene superiore

Non era esattamente il tipo di gioco per una ragazzina di quasi undici anni, Eileen ne era spaventata a morte, ma non le era stata data alcuna scelta. 

Ed ora si trovava dinanzi al monocolo che l'aveva portata a Nurmengard e strappata alle dolcezze di casa Prince; il bagliore del sole di fine agosto filtrava dall'ampia vetrata dalla quale s'intravedeva la splendida ed infinita vallata boscosa, incorniciata da alte e rocciose montagne.

"Eileen, vieni qui" le sussurrò Grindelwald, in piedi dietro alla passaporta posata sul tavolino in legno intarsiato. Lei lo raggiunse, incedendo lentamente nella sua direzione e tenendo fissi gli occhi nei suoi, così diversi tra loro: freddi, distaccati e contemporaneamente energici e calorosi. 

Eileen si era arresa ormai all'evidenza che fosse un uomo non esattamente bello, ma indiscutibilmente e spaventosamente affascinante. Anche per una ragazzina di quasi undici anni. A volte se ne vergognava. 

Si fermò ad un palmo dal mago e lui s'inginocchiò, abbassandosi di qualche centimetro rispetto al suo livello. Un savoir faire del genere avrebbe conquistato chiunque: era impossibile resistergli.

Da così vicino la pupilla azzurra - quasi bianca - sembrava brillare di quella magia che erano i raggi del sole che filtravano timidamente nell'acqua; quegli occhi che entravano dentro a fondo, fino in fondo al cuore e che facevano fatica ad uscire di lì. Si sedimentavano come un germoglio robusto e audace.

E poi, a dirla tutta, non era nemmeno così spiacevole posarvi lo sguardo, indugiare per un poco, sempre di più: era come abbandonarsi alle onde del mare. 

"Eileen, sai cosa devi fare e sono certo che non mi deluderai"

"Sì, signore. Non la deluderò" rispose, sorprendendosi della sua stessa risolutezza. 

Il mago le posò delicatamente una mano sulla guancia, avvolgendole praticamente l'intero volto; era calda, morbida, pulita e profumava di sapone fresco. 

"Sono molto orgoglioso di te, Eileen. Sei stata un'ottima allieva, hai talento e mi piacerebbe che tu continuassi ad esercitarti quando sarai a scuola"

"Lo farò di certo, signore" mormorò, incapace di distogliere lo sguardo dai suoi occhi.

Grindelwald si alzò e la sovrastò con la sua bella e prestante stazza slanciata, la luce alle sue spalle sembrava conferirgli una sorta di macabra aureola che di celestiale aveva ben poco. Sembrava più che altro un angelo della morte; un affascinante e seducente serafino delle tenebre.

"Buon viaggio, Eileen"

"Grazie, signor Grindelwald" mormorò lei e, senza riuscirselo a spiegare, si allungò in punta di piedi per scoccargli un bacio sulla guancia "Potrò mai rivederla?"

Lui alzò un angolo del labbro, soffiando delicatamente ed amaramente, a simulare un diniego che non dipendeva da lui.

Eileen si voltò, chinando il capo per salutare Vinda - che se ne stava in un angolo della stanza. Stava per lasciare quel posto e ancora non le sembrava vero: non sapeva esattamente come sentirsi, sebbene sapesse di essere stata ingannata dai suoi genitori e da Grindelwald sentiva - in cuor suo - di non saper fare a meno di nessuno di loro.

La strada per Spinner's EndDove le storie prendono vita. Scoprilo ora