Farfalle di ogni colore volavano in cielo cullate da una leggera brezza estiva. Ero in un parco, pieno di giochi e attrazioni varie, con il cuore ricco di felicità. Da tutte le parti si vedevano animali giocare tra di loro: cani che si inseguivano, leoni che lottavano tra di loro amichevolmente e persino dei canguri che saltavano quasi come se fossero sincronizzati. Il vento leggero mi muoveva leggermente i capelli, dandomi una sensazione di pace interiore. Mi sembrò per un attimo di trovarmi nell'Eden, il paradiso terrestre riprodotto nella mente di un bambino. In lontananza si intravedevano cascate che non seguivano le leggi della fisica in quanto formate da correnti d'acqua che salivano verso l'alto. Le nuvole in cielo formavano varie figure che ogni tanto venivano scomposte dal volare rapido degli stormi di uccelli in cielo. Quel paesaggio mistico era probabilmente tutto ciò che Freddie desiderava. Camminai a lungo nel parco, sbalordito di ogni cosa che vedevo, come se fossi tornato bambino. Mi avvicinai ad una fontana e intravidi da lontano Freddie. Stava giocando con il padre a palla, correndo di qua e di la, dando l'impressione che non si sarebbe mai stancato. Giocarono per un po' finchè non fu Sebastian, il papà, a chiedergli una pausa. Il suo aspetto era molto più giovanile, probabilmemte era un immagine del papà di alcuni anni fa. Sebastian era stremato e, nonostante fossi ad una certa distanza, notai la sua fronte grondante e chiazze di sudore sotto le ascelle. Era un gran padre, tutti nel condominio si complimentavano con lui: a seguito della morte della moglie aveva cresciuto il figlio tutto da solo e senza un aiuto dalla famiglia. Purtroppo non per orgoglio... Sebastian infatti non aveva ne fratelli e ne sorelle, mentre i genitori erano entrambi morti per cause naturali. Nonostante quindi non fosse triste, o almeno riusciva a compensare quel vuoto interiore con Freddie, Sebastian si sentiva entremamente solo. Lì per lì mi chiesi: possibile che il mondo sia così pieno di persone sole? Eppure tutti hanno degli amici, perchè allora ci si sente soli? La risposta probabilmente era il malessere cosmico che ogni uomo è portato a raggiungere prima o poi, la consapevolezza che vogliamo sempre di più, con risultati alla fine per forza fallimentari. Io però non avevo una visione pessimistica dell'amicizia, anzi, l'unico motivo per cui credevo che ci si potesse sentire in quel modo era perchè il mondo era, ed è tutt'oggi, formato da persone sole che hanno paura di fare la prima mossa... Sbucò una figura da dietro ad un albero, era una donna, vestita completamente di bianco e con il volto coperto dai raggi solari. Provai a spostarmi ma non riuscivo comunque a vedere la faccia della donna. Pensai che probabilmente la mancanza del volto era dovuta al fatto che Freddie non aveva mai comosciuto la madre in vita, in quanto morta quando il bambino aveva avuto circa uno o due anni. Vidi Freddi correrle incontro per abbracciarla. Nonostante infatti il padre e la madre avessero un aspetto più giovanile rispetto alla realtà, Freddie nel sogno aveva mantenuto la sua età attuale, quindi non aveva problemi nel correre. Fu una delle scene più belle della mia vita: l'abbraccio del ragazzo arrivava fino alle gambe della madre, la quale si abbassò dolcemente per contraccambiare il gesto. Il padre fece lo stesso e quasi come se risplendessero richiamarono l'attenzione di tutti gli animali del parco: i cani smisero di inseguirsi, gli uccelli di volare e i leoni di combattere. Erano tutti concentrati su quel momento, su quella famiglia. Non vi nego che quella scena mi fece scendere qualche lacrima: da una parte ero commosso, sapevo bene quanto potesse essere "potente" l'abbraccio di una madre o di un padre, ma d'altra parte ero anche addolorato, in quanto Freddie nella realtà non avrebbe più potuto abbracciare la madre, l'unico momento in cui era possibile era mentre sognava o nei ricordi. Fortunatamente le emozioni che provavo all'interno dei sogni erano alterate da quelle del sognatore, perciò la gioia superò la tristezza senza molti problemi. Nonostante ciò, mi venne comunque in mente mia madre... Quand'era l'ultima volta che le avevo detto: <Ti voglio bene>? Quando ero triste, mia madre mi diceva di chiudere gli occhi e di pensare a una cosa bella. Ora ho gli occhi chiusi e penso a lei... Improvvisamente l'aria si alzò, generando una corrente veloce e costante. Mi sentii leggero, come se i miei piedi toccassero a malapena il terreno... Poco dopo notai che effettivamente era così! Tutti gli animali infatti si stavano alzando in volo, continuando a giocare come se niente fosse, come se quello spazio infinito fosse il loro parco celeste. Anche Freddie con i suoi genitori erano già alti in cielo, rincorrendosi per giocare ad acchiapparella tra le nuvole. Mi sentivo libero e spensierato. Approffitai della situazione e mi misi a volare, come un'aquila che solca i cieli, ispezionando il territorio sottostante. Vicino a me si unì uno stormo di corvi e mi chiesi se tra quelli non ci fosse stato anche Morfeo, magari in procinto di osservarmi... L'idea però fu scacciata subito dai miei pensieri: non mi interessava se mi stava spiando o meno, in quel momento contava solo sentirsi bene il più a lungo possibile... Ovviamente proprio in quel momento mi svegliaii. Il problema era che mi trovavo nel mondo reale, ma senza Sarah! Probabilmente era rimasta nella Velvet Room in quanto non disponeva di un portale. Decisi quindi di affrettarmi e tornare indietro per riportare la mia condòmina nel mondo reale. Entrato nella Velvet Room notai della tristezza sul suo volto, sembrava come se avesse discusso con Morfeo... <Andiamo, per ora non abbiamo nulla da fare qui> mi disse in modo secco Sarah. Preferii non fare domande, ma anzi le raccontai il sogno in cui ero entrato. Sarah sembrò apprezzare quel gesto e con un sorriso sulle labbra mi incitò a continuare la storia. Dopo aver concluso il racconto anche Sarah pianse, ma le sue lacrime erano di pura gioia. Probabilmente non sapeva la storia del ragazzo, in quanto si era trasferita da poco nel condominio rispetto agli altri abitanti, perciò decisi di non raccontarle nulla. Stava vivendo anche lei un bellissimo momento, e trovavo inutile rovinarlo con una cosa del genere. Tornammo nei rispettivi appartamenti ed appena fui solo decisi di chiamare mia madre. Mi mancava e dovevo dirglierlo: <Pronto?> disse. La sua voce e le sue parole riscaldarono il mio cuore. Sapevo che nulla in quel momento poteva rendermi più felice e perciò decisi di continuare la chiamata per ore ed ore, finchè entrambi non ci fossimo detti tutto quello che era successo dalla mia laurea fino a quel momento, ma dicendo innanzitutto: <Ti voglio bene>
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The Dreams Traveler
FantasiaLa storia vede come protagonista John Collins, un ragazzo di New York appena laureato in psicologia. John svolge una vita solitaria ma ricca di aspettative per il futuro, quando qualcosa sconvolgerà il suo modo di pensare e di agire: egli infatti ot...