Arrivati nella cantina è tutto molto silenzioso, si sentono solo i passi miei e di Cristofer, i lievi raggi solari entrano dalla piccola finestra in alto e Joseph e perso nei suoi pensieri, infatti non si accorge della nostra presenza finchè non mi posiziono davanti a lui e gli sorrido.
-Ciao Angela- alza gli angoli della bocca, poi sposta lo sguardo oltre le mie spalle e si rabuia -Ecco, lo sapevo...- mormora sconcertato.
-Joseph lui è Kristof il figlio di Maria- presento i due ragazzi, molto diversi, la robusta e impostata presenza di Cristofer stona con il corpo più magro e asciutto di Joseph. Il ragazzo ebreo è immobile mentre osserva Kristof allungargli la mano per farsi conoscere, indugia un po all'inizio ma poi ricambia la stretta.
-È un vero piacere, Angela mi ha parlato bene di te- esordisce Kristof mentre Joseph sposta il suo sguardo divertito su di me e io arrosisco.
-Non c'era bisogno di sottolineare questo particolare- sussuro tra i denti.
Ma Kristof sembra non capire vito che inizia a parlare ad alta voce -Perchè no? Tu mi hai detto che è un ragazzo speciale e ti fa star bene- sorride nella mia direzione.
Joseph abbassa lo sguardo, nascondendo un sorriso, grattandosi la nuca; dal mio conto sono diventata porpora, se mi disegnassero delle linee nere in volto potrei essere scambiata per la bandiera nazista. Questa situazione è abbastanza imbarazzante, e Kristof mi sta guardando il modo colpevole, come se avesse compreso di aver sbagliato qualcosa. L'ho prendo per un bracio e ci mettiamo in un angolo più appartato.
-Ho sbagliato tutto vero?- ammette Kristof.
Incrocio le braccia sul petto -Si esatto, hai creato un situazione imbarazzante-
-Volevo provare ad essere simpatico, visto che lui era riluttante, non sono il solito nazista "guardatemi e vi uccido", troppo scontato-
Ridacchio leggermente -Lo so, è per questo che mi fido di te e ti considero mio fratello-
-È un grande onore per me signorina- fa un piccolo inchino baciandomi la mano.
Intano Joseph ci sta guardando seduto sulle sue coperte, precisamente la mia mano in quella di Kristof, i suoi occhi marroni sono lontani pensano e riflettono, vorrei tanto sapere cosa gira nella sua mente: dolori, rimpianti, amore...
-Credo che qualcuno sia geloso- afferma Cristofer vicino al mio orecchio.
-Cosa?- mi giro dalla sua parte, perchè ero rimasta incanta a guardare Joseph. Lui geloso? -No, ti sbagli io e lui siamo solo... amici- dico con fermezza.
-Sappi che io non guardo con occhi sognati le mie amiche... abbiamo un concetto diverso- mi fa l'occhiolino.
A un ceto punto si sente una voce forte femminile provenire dal piano di sopra -Cristofer, mi aiuteresti con i panni da lavare?- urla Maria.
-La mamma chiama- inizia a salire le scale, quando si blocca e si gira nella mia direzione -Se vuoi saperlo si-
Lo guardo non capendo cosa vuole dire -Anche tu sei speciale per lui- mi sorride e sale al piano di sopra, e io resto allibita, possibile che mi debba sempre far rimanere in situazioni scomode. Joseph, nel frattempo, si è messo a disegnare sul suo blocc con i gessi, e qui che mi viene in mente un idea.
-Joseph, tu mi hai detto che non hai finito la scuola e quindi non sai scrivere- rifletto sulle parole che mi ha detto qualche tempo fa.
-Si ma...-
-Vieni con me-
Saliamo le scale della cantina, stando attenti a non farlo passare davanti alle finestre, arriviamo in camera mia e chiudiamo la porta.
-Cosa dobbiamo fare?- chiede Joseph osservandosi intorno -È dà tanto che non venivo qui-
-Si mi ricordo la prima sera... siediti- gli indico la sedia della mia scrivania in legno.
Prende posto, controllo se la tenda della finestra e chiusa bene e mi siedo accanto a lui con dei fogli e un penna stilografica.
-Ti voglio aiutare, ti insegnerò come si scrive l'alfabeto e alcune parole comuni così non avrai più problemi e nei tuoi disegni invece di mettere una doppia x, scrierai il tuo nome con una bella firma- dico entusiasta.
Joseph mi sorride -Bene iniziamo-
Inazzitutto gli spiego che ci sono vari modi per scrivere in stampatello, in maiuscolo o in corsivo, ma di concreto alla fine si utilizza solo il corsivo. Gli mostro le varie lettere dell'alfabeto e come scrivere il suo nome.
-Vedi è facile-
-Mh devo ricordarmi tutte queste cose?- mugula confuso.
-Ti serve solo un po di pratica e poi ti verrà naturale-
Joseph sposta gli occhi sullo scaffale della mia libreria -Hai letto tutti questi libri?- osserva affascinato -Peter...-
-Si soni tutti miei e il titolo che stai provando a leggere è Peter Pan- prendo il volume dallo scaffale per mostraglierlo.
-Peter Pan? Che storia è?- domanda curioso.
-Veramente non l'ha conosci?- chiedo stupita e lui mi fa segno di no con la testa.
-L'ho letta quando ero più piccola, parla di un bambino e di una piccola fata che soccoronno i bambini abbandonati in strada e li portano con loro su un isola, e un giorno lui perde la sua ombra e si ritrova in una casa in cui conosce una bella bimba di nome Wendy e i suoi due fratelli e partono inisieme per un isola che non esiste- gli spiego brevemente -È questo bambino è Peter Pan e sa volare-
-Magnifico, vorrei essere come lui, volare andare via di qui- parla sottovoce mentre guarda un punto impreciso nella stanza.
-Puoi farlo ti servono pensieri felici- puntando i miei occhi azzurri sul suo viso pensieroso.
Sposta i suoi occhi luminosi su di me -Vuoi volare via con me, come Peter Pan?-
Ed ecco un altro capitolo per voi, spero vi piaccia, è più di passaggio ma io li trovo sempre adorabili. Alla prossima con tante belle novità. ❤️ ☺️🤐
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Il profumo della libertà
Historical FictionNella Germania nazista un ragazzo ebreo di nome Joseph, anni diciotto, cerca di soppravivere alla terribile vita che i tedeschi hanno imposto nel loro paese alla gente diversa dalla razza ariana e soprattutto agli ebrei. Una notte mentre scappa dall...