Mansho e i Milat

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Mansho

La palude era marcia. Ma agli occhi di Mansho era splendida. Un enorme organismo che si nutre di morte, e genera vita da essa. Gli alberi che cadevano e si decomponevano al suo interno erano le fondamenta, i corpi delle piante più piccole e degli animali la malta. Casa sua era così.

La pietra del sacrificio di fronte a lui grondava sangue, sangue di una vittima innocente.

Gli oscuri Dei della palude sono stati saziati grazie a quello, un contratto di morte e vita, nutrimento e rinascita, proprio come l'ecosistema della palude.

Le divinità di quel mondo oscuro che lo avevano salvato quando era sul punto di morire, i padroni della sua anima gli donano forza in cambio di sangue rituale.

Mansho temeva tutto ciò voleva liberarsi di loro, delle loro voci dei loro comandi. La sua devozione e riconoscenza avevano superato il limite ormai. Un'antica leggenda diceva che per liberarsi da certi patti bisognava raggiungere la pace interiore con sé stessi, liberarsi da ogni macchia ed essere puri. Ma ogni sacrificio allontanava anche il più candido degli animi da tale obbiettivo.

Il sangue del giovane mercante, la vittima che aveva catturato iniziava a spargersi oltre la pietra rituale su cui era steso. Bagnava il terreno pieno di muschio, che subito assorbiva il liquido cambiando colore da verde a rosso.

Il corpo sulla pietra ebbe un sussulto e tutto tremò. Mansho se ne stava lì davanti con le gambe incrociate e gli occhi chiusi. Una lenta litania usciva dalle sue labbra strette. Ombre oscure iniziarono ad avvilupparsi intorno a lui.

L'unico spiraglio di luce che penetra nella palude lo colpisce in fronte.

Il sangue era ormai sgorgato del tutto fuori dal corpo.

Eccoli!

Gli insetti arrivarono. Emissari del mondo sotterraneo anche loro pronti a prendere parte al rituale insieme alle ombre nere e ai muschi vermigli. Questi ultimi erano ormai delle spugne zuppe di sangue che si muovevano come se fossero troppo pieni e animati da spiriti assetati.

La carne del sacrificio era rinsecchita ma gli insetti si avventarono su di essa lo stesso, mentre un fumo bluastro usciva dalla bocca e dagli occhi le ombre nere mossero i loro tentacoli per assorbirlo.

Mansho continuava la propria litania. Era quasi finita ormai.

Apri gli occhi.

Tutto sparito.

Gli insetti erano scomparsi, il muschio sotto la pietra sacrificale era tornato verde e immobile, i raggi di luce che penetravano fra gli alberi erano luminosi e facevano risplendere il verde che lo circondava.

Si alzò da terra per andare verso la grigia pietra.

Lo scheletro che si trovava li sopra era bianco e con ancora brandelli di vestiti attaccati. Sulle ossa minuscole rigature erano la testimonianza dei denti dei piccoli insetti volanti.

Sotto i suoi piedi nudi sentiva il muschio, come se fosse liquido al di sotto di un leggero ma forte strato solido.

Iniziò a prendere le ossa e a lanciarle tutto intorno a sé, in mezzo alle acque della palude.

Si sentiva più forte, più energico...più sporco.

Aveva compiuto un altro rituale.


I Milat 

Aldilà della palude sorge una città, costruita con mattoni bianchi.Splende di una luce accecante che aumenta quando il sole la colpisce, una luce che viene riflessa sulla palude. Quella luce non fa altro che creare ombre più nere fra i rami e le mangrovie. 

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⏰ Last updated: Apr 11, 2022 ⏰

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