Passato

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Da quel viaggio a Boston mi ero portato a casa due cose: un bellissimo ricordo di un weekend passato con mia madre e un piccolo pensierino per Sarah. Non era niente di che, ma sapevo che lo avrebbe apprezzato. Tornai in città per l'ora di pranzo e la invitai a mangiare insieme a me in una semplice hamburgerira. Lei accettò e le raccontai il mio viaggio e tutte le emozioni che avevo vissuto. Ne fu molto felice, ma notai una leggera tristezza nei suoi occhi. Le chiesi se andava tutto bene e dopo una breve pausa, si spostò i capelli dal volto con un morbido gesto ed iniziò a raccontare: <Sai John, la scorsa volta, quando sono entrata con te nella Stanza di piume, ho avuto una strana conversazione con Morfeo... È riuscito in qualche modo a venire a conoscenza del mio passato, sottolineando il fatto che non potevo nascondermi, o almeno non da lui...>  si fermò a guardarsi le mani, che stavano tremando. Le dissi: <Sarah lo sai che in ogni caso io sono qui, non ti giudicherò per quello che hai fatto o per quello che eri, per me conta solo quello che sei adesso, ciò che sei diventata>. Queste parole quasi la commosserò, ma riprendendosi decise di continuare la storia: <Ero molto giovane a quel tempo, avrò avuto si e no 14 anni. Era una delle mie prime uscite, e con degli amici eravamo andati a bere. Io decisi però di rimanere sobria, non volevo bere e non lo avrei fatto. I miei amici invece erano completamente ubriachi, dal primo all'ultimo, ma comunque lasciai che uno di loro guidasse. I ragazzi erano tutti più grandi per questo avevano già la patente. Non ci fuorono problemi finchè non arrivammo all'incrocio con WestFields, una piccola cittadina a 6 ore da New York. A quel tempo non abitavo ancora in questa città, ma in un altro piccolo paesino di umili origini. Giunti all'incrocio di WestFields vedemmo in lontananza un uomo barcollare lungo il ciglio della strada. WestFields è una delle cittadine più famose per la produzione di vino e non è inusuale vedere gente ubriaca di sera lungo le strade di quella città. Il mio amico decise comunque di proseguire dritto, convinto che l'uomo avrebbe cambiato direzione. Ma così non fu... Prendemmo in pieno quel poveretto, scaraventandolo metri e metri avanti... Ancora ricordo il rumore cacofonico delle sue ossa che lentamente si spezzarono nell'impatto con il parabrezza dell'auto. In quanto ero l'unica persona in quel momento con un briciolo di lucidità, chiesero a me di chiamare i soccorsi. Ma non ce la feci... Ero troppo spaventata dalle conseguenze, da cioè che sarebbe potuto succedere... mi "consolai" pensando che ormai fosse morto, e che quindi neanche l'ambulanza avrebbe potuto salvarlo... Presi le chiavi della macchina e guidai, come se niente fosse successo. Ci fu un silezio tombale per tutto il viaggio. Accompagnai gli altri alle rispettive case e poi decisi di portarmi la macchina a casa. La parcheggiai nel garage e in tutta fretta mi misi a pulire il parabrezza. Cercai numerose volte di trattenere conati di vomito ma ad un certo punto non ci riuscii più... Mentre pulivo pensavo a quel povero uomo, al fatto che avrebbe potuto avere una famiglia, degli amici... Le lacrime continuavano a uscire senza sosta dai miei occhi, così appena finì di pulire, decisi di farmi una lunga doccia. Avevo fatto qualcosa di imperdonabile quella sera ed ogni giorno ci ripenso... Sono una cattiva persona John> concluse ormai in lacrime. La abbracciai. Fu sorpresa della mia reazione, come se in realtà si aspettasse un riprovero o altro. Le dissi: <Sarah, le cose brutte accadono nella vita di tutti, ma non bisogna arrendersi al primo ostacolo. Se il mondo ti fa cadere, sta a te rialzarti. Dal passato non si fugge è vero, ma possiamo imparare qualcosa da esso e dai nostri errori. Il passato è un ricordo e il futuro e un mistero. Quello che conta è il presente, quello che sei ora, e ciò che sei diventata lo devi solo alle scelte prese in passato. Non sta a me giudicare il tuo comportamento, ti sei trovata in una situazione difficile, imprevista. Hai reagito in un modo, nessuno ti potra dire se il migliore o il peggiore. L'importante e che tu abbia reagito. Ora sei una ragazza intelligente e solare, priva di ogni paura, e questo solo perchè dentro di te in realtà sai che puoi andare avanti. Solo il fatto di avermene parlato è sintomo di crescita e voglia di migliorare. Non sei una brutta persona Sarah, sei semplicemente umana> conclusi asciugandole le lacrime sul volto. Mi guardò sbalordita ma sollevata, forse perchè in fondo era solamente questo ciò che voleva sentire. Lentamente con coraggio mi disse: <Come avrai notato, all'inizio ero una ragazza molto timida... ma sai perchè ho deciso di combattere le mie paure e il mio orgoglio, scendendo a bussare alla tua porta? Semplicemente perchè con te non mi sentivo, e tutt'oggi non mi sento, mai giudicata. Non sento di dover essere all'altezza delle aspettative degli altri o di dover dimostrare qualcosa. Con te sono me stessa, libera da ogni paura e sicura delle mie capacità. Grazie John, veramente> mi disse sorridendo. Sentivo che il legame tra di noi era sempre più forte, saremmo stati in grado di superare ogni avversità insieme, coprendoci le spalle a vicenda. Concludemmo quel pranzo, ricco di rivelazioni e di cenni al passato, con una spensierata passeggiata al parco. <Sono proprio curioso di conoscere questa Amber, sembra una donna tutta d'un pezzo. Già sento di potermi fidare di lei> mi disse Sarah. <Non ti conviene. Basterà poco e, una volta che ti avrà conosciuta, ti riempirà la macchina di cibo per paura che durante il viaggio di ritorno tu possa morire di fame. Tende sempre ad esagerare su queste cose, a volte mi chiedo se il suo frigo non abbia qualche compartimento nascosto per trattenere tutta quella roba> dissi io. <Oh e a proposito di Boston... questo è un piccolo pensierino che ti ho preso> aggiunsi. Le mostrai un cappello de Red Sox, che subito con entusiasmo indossò. <È enorme!> mi disse. Ci fu una grande risata da parte di entrambi. Concludemmo quella giornata così, camminando serenamente al parco  accompagnati da una splendida luce crepuscolare.

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