Capitolo 16

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Sono stanca dei suoi repentini cambi d'umore.
Sono stanca e sono passate solo due settimane da quando lo conosco. Mi sta facendo impazzire.
È bello da mozzare il fiato, ma è un bastardo, o meglio, si comporta come tale, ma sono sicura che in fondo in fondo, lui sia fragile. Deve essergli successo qualcosa che l'ha portato a chiudersi in se stesso, ad usare e divertirsi con le ragazze, ad immischiarsi in questi casini, a nascondersi dietro ai tatuaggi e l'aria da stronzo.
Ne sono certa, perché nessuno meglio di me riconosce un'anima intrappolata nel dolore.
Se sono arrivata fino a qua, è stato solo per speranza, e perché ci credevo davvero, fino in fondo. Ero davvero convinta che l'incubo sarebbe finito, prima o poi. Mi sarebbe bastato aspettare.
Il punto è che l'incubo finisce, ma i demoni ritornano e i mostri che pensi di aver lasciato sotto al tuo letto, in realtà, vivono e vivranno sempre nella tua testa.

So cosa significa essere soli in mezzo a tanti, senza nessuno in grado di guardarti negli occhi e vedere che non brillano come dovrebbero.

Queste sono state le parole di Dylan quella sera nella sua auto, quando l'ho accompagnato in pizzeria.
Sa cosa significa essere soli. Sentirsi soli. E so che anche lui riesce a riconoscere un'anima intrappolata nel dolore, come me. Lo si capisce da come ha parlato degli occhi di una persona.
Non brillano come dovrebbero, ha detto. Già, perché gli occhi sono lo specchio dell'anima, e un paio di occhi spenti permettono di accedere al dolore che una persona ha dentro.

Mi trattengo dal non piangere, mentre mi sposto sul divano.
Accendo la televisione, per poi spegnere la luce e accendere la lampada. Apro la finestra, facendo entrare la luce della luna e l'aria fredda della sera.
Mi soffermo a guardare fuori dal piccolo balconcino che si affaccia sulla strada. Riesco a vedere le luci di Time Square da quaggiù.
Non ci sono mai stata, ma Dio solo sa quanto avrei voluto.
Viaggiare è sempre stato il mio sogno fin da bambina.
Forse perché speravo che, viaggiando, sarei riuscita a scappare da tutto lo schifo in cui vivevo e ho sempre vissuto. La mia vita, però, non ha fatto che peggiorare.
Specialmente dopo Travis.

Il suono del campanello mi fa sobbalzare.
<<È aperto!>> Urlo.
Sarà uno dei ragazzi che ha dimenticato qualcosa. È ancora troppo presto per la fine dell'incontro.
Oppure è successo qualcosa a Seth. O a Kylie. O, peggio, a uno dei ragazzi che avrebbe dovuto correre.
Piena d'ansia, corro verso la porta, che non si apre.
Di solito i ragazzi spalancano la porta, non aspettano che qualcuno vada ad aprire.
E, tantomeno, non suonano il campanello.
E allora chi potrebbe essere a quest'ora?

Non faccio in tempo ad arrivare alla porta, che questa si apre.
Ah, ecco. Quindi il panico che mi ha assalita era ingiustificato.

<<Che avete dimenticato?>> Chiedo, sorridendo divertita.
Mi volto verso la porta, per poi rabbrividire.
Caccio un urlo.
<<Ti sono mancato, baby?>> Ghigna, con la sua voce perfida e piena di odio, esattamente come il suo sguardo.
Gli occhi rossi, lucidi, le pupille ridotte ad un puntino quasi invisibile.
Non è solo ubriaco, è perfino strafatto.
Strafatto di cocaina e,probabilmente, anche di eroina.
A lui piacciono i cocktails.

<<T-..Travis.>> sussurro, senza voce.
Indietreggio, lentamente.

Lui si avvicina, barcollando.
<<Andiamo, tesoro. Devo portarti via da qui. Sei mia, lo sai.>> Dice,con cattiveria e malizia, strascicando le parole.
<<No!>> Alzo la voce, incrinata per le lacrime che minacciano di scendere.

Ho un groppo in gola. Lui barcolla verso di me, cercando di afferrarmi con la mano libera.
Solo ora mi rendo conto che nella destra tiene stretta una bottiglia di vetro. Tequila.
Si accorge che fisso la bottiglia e ghigna, verso di me.

<<Oh, questa?>> Dice, alzandola, mentre barcolla.
Riesco a sentire il suo alito puzzolente di alcol anche a distanza di un metro.
<<Sai, volevo festeggiare. Ritorni a casa, ci voleva della Tequila, no?>> E scoppia a ridere.
Sembra un pazzo.
Tira su col naso e mi coglie di sorpresa, balzando verso di me e afferrandomi il braccio.
<<Lasciami stare! Travis! Lasciami!>> Urlo.

𝐋𝐈𝐅𝐄𝐋𝐈𝐍𝐄. (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora