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Poco dopo che Yoongi se ne fu andato, anche gli altri andarono a trovare Jimin in infermeria.
Erano tutti molto contenti di averlo ritrovati, soprattutto perché era stato proprio il verde a riportarlo a scuola.
Volevano sapere se i due avessero finalmente parlato, se fossero tornati in buoni rapporti, ma tutto ciò che avevano ottenuto chiedendo a Jimin era stato uno sguardo vacuo e nessuna risposta.

Da quando Yoongi era uscito da quella stanza, Jimin non aveva spiccicato una sola parola, limitandosi a fissare un punto indefinito che poteva variare dalla parete di fronte, alle proprie mani o ai letti lì intorno.

Gli altri avevano insistito con le domande, provando a capire che cosa esattamente avesse provocato quel comportamento nel loro amico, ma era come parlare ad un muro.
Jimin non avrebbe risposto, e dopo quasi mezz'ora di inutile interrogatorio, i ragazzi si rassegnarono.

L'infermiera aveva dato il permesso all'argentato di tornare in camera sua, perché la febbre non era nulla di grave e se ne sarebbe andata grazie ad un po' di riposo.
Ovviamente, Jimin non aveva avuto reazione alla notizia.
Era semplicemente sceso dal letto, senza minimamente preoccuparsi di aspettare gli altri, e si era incamminato verso la sua stanza, tanto che Hoseok e Jin si chiesero se avesse notato la loro presenza a prescindere.

E, in effetti, la domanda che si erano posti era lecita, perché Jimin non si era propriamente accorto di averli intorno.
Non aveva risposto alle loro domande non perché non volesse, semplicemente perché i pensieri che gli frullavano in testa erano così rumorosi da sovrastare le voci esterne.
Aveva sentito l'infermiera dirgli di tornare in camera, ma non aveva pienamente colto il significato delle parole.
In quel momento, il cervello di Jimin era completamente concentrato su altro.

Da quando aveva visto Yoongi andarsene dall'infermeria, era stato come se gli ingranaggi della sua mente si fossero attivati tutti in una volta.
Aveva ripensato a tutto ciò che il maggiore gli aveva detto, dalla prima all'ultima parola, aveva provato a mettere a confronto quello che aveva passato lui e quello che aveva passato il più grande, rendendosi conto di essere stato un madornale idiota.
Si era pentito di tutte le parole malevole che aveva indirizzato a Yoongi negli ultimi due anni, perché non aveva nessun diritto di giudicare senza prima sapere i suoi motivi.
Gli erano tornati in mente i ricordi di quando erano più piccoli, di tutte le volte in cui avevano litigato per motivi futili, e si era ritrovato ad invidiare il se stesso del passato, perché le sue discussioni con Yoongi duravano si e no un giorno.

Ma la cosa a cui aveva pensato di più era un'altra.
Era ancora innamorato di Yoongi?

Lo aveva indubbiamente perdonato, perché alla fin fine non aveva fatto nulla di sbagliato per cui dover chiedere perdono.
Ma lui era pronto a stravolgere nuovamente la sua vita?
Suonava terribilmente egoista quel pensiero e ne era pienamente consapevole, ma che sarebbe successo se in futuro Yoongi avesse avuto una ricaduta?
Lui sarebbe stato in grado di stargli accanto senza farlo sentire abbandonato?

E, altro dilemma, avrebbe davvero voluto frenare Yoongi dal tornare in Europa, dove aveva detto di trovarsi tanto bene, solo per farlo rimanere lì con lui?
Che persona sarebbe stato?

Che sarebbe successo, invece, se più avanti avessero scoperto di non essere affatto fatti l'uno per l'altro, se tutta la loro storia si fosse trattata solamente di un capriccio adolescenziale?
Se in realtà, loro non fossero per nulla simili ai pezzi del puzzle attaccati ai loro braccialetti.

Jimin non voleva questo per sé, ma soprattutto non lo voleva per Yoongi.

Tante erano le volte in cui, leggendo qualche libro o guardando qualche film, gli era capitato di leggere la frase 'se ami qualcuno, devi lasciarlo andare'.
La sua situazione attuale non faceva altro che ricordargli quella citazione, e non riusciva a levarsi dalla testa l'idea che Yoongi sarebbe stato meglio senza di lui, a migliaia di chilometri di distanza.
Era ancora innamorato?
Era questo che stava cercando di dirgli il suo cervello?
Bhè, forse era così sul serio.
Ma a quel punto avrebbe tanto preferito non esserlo, perché davvero non avrebbe voluto lasciar andare Yoongi.

Si chiedeva allora se Yoongi fosse innamorato di lui, ed aveva molta, molta paura che la risposta fosse negativa.
Forse era tornato solo per spiegargli come stavano le cose, così da potersene andare senza avere la coscienza sporca, ma gran parte di lui sperava che non lo avesse fatto per quello.

Formulando quel pensiero si rese conto di quanto in realtà gli fosse mancata la presenza di Yoongi nella sua vita.
Anche se avevano parlato veramente solo due volte, quel poco gli era bastardo per ricordarsi di quanto lo facesse stare bene.
Si era reso conto che, si, se Yoongi avesse avuto una ricaduta lui avrebbe fatto di tutto pur di stare al suo fianco, perché la verità era che probabilmente i sentimenti che aveva provato per lui due anni prima non erano mai svaniti.
Erano stati in pausa per un po', ma rivedere Yoongi aveva riacceso in lui delle sensazioni ormai dimenticate, come le farfalle nello stomaco ogni qualvolta pensasse a lui, il desiderio che fosse sempre felice, che nessuno glielo portasse via... Tutte cose che non aveva provato in nessuna delle sue relazioni.

Quindi che fare?
Lasciarlo andare o inseguirlo, col rischio che non fossero sul serio fatti l'uno per l'altro?

Mentre si poneva quella domanda, e lui era beatamente steso sul proprio letto, il suo telefono squillò.
Rispose dopo qualche squillo, perché gli ci era voluto un po' per distrarsi da quel vortice di pensieri e sentire la propria suoneria.
Taehyung come al solito era da Jungkook, quindi nessuno si era disturbato di fargli notare la telefonata.

"Pronto?" disse con voce roca, data la tarda ora e il tanto tempo passato senza aprire bocca.
"Tesoro?" Jimin riconobbe la voce di sua madre, e immediatamente sentì il proprio battito cardiaco accelerare. Sicuramente si trattava di suo padre.
"Ehi, mamma. Ci sono novità?" domandò speranzoso, rizzandosi a sedere. L'ansia lo stava divorando.
"A dire il vero si" ribatté la donna, e Jimin non seppe come interpretare il suo tono. Sembrava meno abbattuto del solito, ma non voleva giungere a conclusioni affrettate.
Lui rimase in silenzio, aspettando solo che sua madre continuasse a parlare.
Ma ciò non avvenne, non sentì la voce della donna, bensì una voce che non sentiva da ormai troppo tempo:" Figliolo! Sorpreso di sentirmi?"

Un largo sorriso si fece spazio sul suo volto, nel riconoscere la rassicurante voce di suo padre.
"Papà! Come stai? Ti senti meglio?" domandò a raffica e agitando la mano libera, emozionato.
Sentì una risata dall'altra parte della linea. "Ci puoi scommettere, Jiminie. Non ti libererai di me tanto facilmente, sono forte come una roccia!" affermò l'uomo, e l'argentato poté constatare dal suo tono che stesse sorridendo.
Ma non quanto lui, perché il suo sorriso in quel momento era così largo da farlo temere di avere una paresi facciale.
"Non desidererei liberarmi di te per nulla al mondo, papà. Quindi ora stai bene?" chiese impaziente.
"Ancora non del tutto, ma non preoccuparti, sono decisamente fuori pericolo" rispose suo padre, e Jimin non potè far altro che allargare il proprio sorriso.
"Sono così felice papà. Non hai mollato nemmeno stavolta" rise il ragazzo, dimenticandosi per un attimo del resto dei suoi problemi.
"E sai perché non ho mollato nemmeno stavolta, figliolo? Per te e per tua madre. Siete la cosa più preziosa che ho, e per voi due continuerei a lottare anche se un proiettile mi trafiggesse il cranio da parte a parte" esclamò con enfasi. "Non esagerare!" sentì sua madre richiamarlo, e rise contento.
"Non ne dubito, papà. Non ne dubito".
"Ora devo andare figliolo, sono stanco morto. Ti voglio un bene dell'anima, non scordarlo" lo salutò suo padre. "Ti voglio bene anch'io tesoro!" aggiunse sua madre, e Jimin li salutò allegramente, prima di chiudere la chiamata e gettare il telefono sul letto.

Rifletté sulle parole di suo padre.
Lui aveva continuato a lottare, per lui e sua madre, perché erano le cose più preziose che avesse.
E per lui, Yoongi cos'era?

Recuperò immediatamente il cellulare.

Jinyoung Hyung

A che ora è il volo
di Yoongi domani?

Non se lo sarebbe fatto scappare quella volta.
Yoongi era tornato, lo aveva trovato, e non poteva, anzi non voleva lasciarlo andare.
Era ancora innamorato di lui, e forse lo aveva sempre saputo.
Quella volta, non lo avrebbe perso.

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