epιlogo

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Yoongi aveva aspettato quasi un'ora che Jimin lo seguisse in aeroporto, era anche arrivato in anticipo in caso il minore fosse voluto venire direttamente lì, ma niente.

Aveva fatto i bagagli, salutato Jinyoung e quel Yugyeom- che si trovava nella loro stanza sempre più spesso- ed era andato a cercare il resto di quelli che sperava poter chiamare ancora amici.
L'argentato non era con loro, e Taehyung gli aveva detto con espressione dispiaciuta che si era nuovamente chiuso in camera, e che non aveva rivolto la parola a nessuno dalla sera prima.

Ci era rimasto male, anche se aveva cercato di non darlo a vedere agli altri, ma non poteva dire di non esserselo aspettato.
Non poteva sperare che Jimin lo rivolesse al suo fianco.
Cercava di convincersene, chiedendosi che cosa avrebbe fatto lui al suo posto, evitando di fare caso al dolore che sentiva all'altezza del petto pensando che, al suo posto, lui lo avrebbe voluto nuovamente al suo fianco.

Gli dispiaceva anche lasciare di nuovo tutti gli altri.
Hoseok, Namjoon, Jin, Jungkook e Taehyung gli sarebbero mancati, nonostante il tempo che avevano passato insieme nell'ultimo periodo fosse davvero poco.
Per un attimo, parlando con loro, gli era sembrato di essere tornato a un paio d'anni prima.

Anche Jinyoung gli sarebbe mancato, pur conoscendolo da poco.
Era stato un ottimo amico con lui, anche se ultimamente lo aveva lasciato un po' indietro per stare con quel ragazzo dai capelli color evidenziatore.

Inutile dire che avrebbe sentito molto la mancanza di Jimin.
Rivederlo lo aveva fatto sentire bene, benché lui non fosse a conoscenza della sua presenza lì.
Se in due anni i suoi sentimenti per lui si erano leggermente affievoliti, incontrarlo nuovamente, sentire la sua voce, vederlo sorridere avevano fatto in modo che tutti i suoi sentimenti tornassero in un colpo solo, travolgendolo come il più bello degli uragani.
Per questo dubitava di essere in grado di tornare in Europa a cuor leggero, pronto a voltare pagina.

Perché in realtà lui non era affatto pronto a voltare pagina.
Non lo era in quel momento e forse non lo sarebbe stato per il resto della sua vita.
Sospettava che nel suo cuore ci sarebbe sempre stato uno spazio riservato solo e  soltanto a Jimin, contenente i loro ricordi insieme e tutti i sentimenti che- ne era certo- col tempo non avrebbe smesso di provare.
Aveva anche il sospetto che in tutti i suoi futuri partner avrebbe continuato a cercare qualcosa di simile al minore, che fosse un aspetto del suo carattere, un sorriso simile al suo,  degli occhi che si tramutavano in due mezze lune come facevano i suoi.
Ma era consapevole del fatto che Jimin fosse unico nel suo genere, ed aveva paura che si sarebbe sentito incompleto per il resto della sua vita.
Perché lui era davvero convinto del fatto che loro due fossero fatti l'uno per l'altro, proprio come i loro bracciali.
Senza Jimin, era come se il filo rosso delle anime gemelle attaccato ai loro rispettivi mignoli si fosse spezzato.
Era certo che non avrebbe dimenticato quei sentimenti perché, si sa, il primo amore non si dimentica.

Controllò l'orologio, rendendosi conto che mancassero poco più di quindici minuti alla partenza.
Lanciò un'ultima occhiata all'entrata dell'aeroporto, sperando di vedere comparire la testolina argentata di Jimin.
Ma non vide nessuno, solo una marea di gente intenta ad entrare e uscire dall'edificio, insieme ai propri bagagli.

Doveva rassegnarsi al fatto che Jimin aveva preso la sua decisione, non sarebbe venuto.

Così, con il morale ancora più a terra di quando era arrivato, recuperò la propria valigia nera, tirò su la solita mascherina e si incamminò verso il check-in.
Ma, arrivato in coda, sentì un gran trambusto alle sue spalle, verso l'entrata, e si voltò curioso.
Sembrava che qualcuno stesse correndo tra la folla, spintonando chiunque intralciasse la sua corsa.

Ridacchiò alla scena, vedendo numerose persone in procinto di perdere l'equilibrio a causa di quello squilibrato che correva in giro senza nessun apparente motivo.
Ma la sua risata si bloccò sul nascere quando, tra la folla, distinse una chioma argentata correre in giro.
Si stropicciò gli occhi ed aguzzò la vista, per riuscire a vedere meglio il viso di quella persona.
Non poteva essere chi credeva lui.

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