Capitolo 20

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Continuo a sbuffare per dieci minuti buoni, nel totale silenzio della macchina.

<<Facci caso. Com'è che io e te ci ritroviamo sempre a dover rimanere immobili e aspettare?>> Chiedo, girandomi a guardare Seth, che sorride, divertito.
<<Forse perché uno scricciolo fragile, piena di problemi e complessi e un fantasma pieno di malattie diverse, insieme, non fanno nemmeno un muscolo?>> Dice, alzando un sopracciglio, sorridendo divertito.
Ridacchio.

Poi mi faccio seria e lo guardo.
<<Seth.>> Lo chiamo.
<<Mh?>>
<<Dimmi la verità. La tua malattia è davvero "non molto grave" come dici, o l'hai detto solo per non farmi preoccupare?>> Mi azzardo a chiedere.
Lui mi guarda con uno sguardo triste, poi fa un sorriso spento.
<<Diciamo che è un po' complicata, come cosa.>> Ammette.

Lo ascolto, con attenzione.
<<Quando ero piccolo, più o meno l'età di Kevin, mi hanno ricoverato d'urgenza in ospedale. Ho avuto uno svenimento improvviso e il cuore mi si è fermato per qualche secondo. Era come un infarto, ma molto più raro. Sono sopravvissuto, comunque, però ho continuato ad avere svenimenti, la pelle pallidissima e fredda, ero sempre debole. Gli esami erano tutti sballati. Hanno provato di tutto, ma nessuno capiva di che malattia potesse trattarsi, solo, si sapeva che c'entrava con il cuore.>> Dice, con sguardo triste.
<<Hanno dichiarato che mi rimanevano si e no due anni di vita.>> Dice.

Mi viene da piangere. Un bambino così piccolo, Dio santo.
<<Però sei ancora qui.>> Sussurro.
Lui sorride, tristemente.
<<Già. Dopo qualche anno, improvvisamente, sono guarito. Incredibile, eh?>> Dice.

<<Hanno fatto migliaia di controlli, visite mediche, esami, di tutto. Sembrava un miracolo. Nessuno capiva e ha mai capito come potesse essere possibile.>> Dice.
<<Non mi sono mia ripreso del tutto, però. Sono sempre stato debole di cuore, ma non ho mai avuto ricadute di quel tipo fino ai diciassette anni.>> Continua.

<<Ero in macchina con mio padre, quando abbiamo fatto un incidente. Un camion ci è venuto addosso da dietro, facendoci andare a sbattere contro un cantiere. Un grosso tubo di ferro si è impiantato dritto al centro del petto di mio padre, che non ce l'ha fatta. Io,invece, ero in fin di vita, ma sono sopravvissuto miracolosamente.
Certo, mi sono ritrovato con un polmone perforato e almeno dieci ossa rotte, più un trauma cranico e perdite eccessive di sangue. Ma sono riusciti a salvarmi.>> Dice, sorridendo malinconico.

Le lacrime iniziano seriamente a scorrermi sul viso, ma non importa. Continuo ad ascoltare il ragazzo.

<<Dopo quell'incidente, non mi è rimasto più nulla. Così ho chiesto a Jason se poteva ospitarmi a casa sua.>> Dice.
<<Sono andato a vivere con i ragazzi, ma, due anni dopo, ho fatto una visita di controllo, dove hanno scoperto di un problema al cuore. La mia rara malattia non è mai andata via, si era solo arrestata da sola con l'adolescenza.>> Dice.
<<Perciò,come se non bastasse, ho problemi al cuore, che non batte come dovrebbe, al sangue, troppo denso, alla pressione, che è troppo bassa, e, inoltre, mi mancano vitamine, proteine, calcio e cose varie. Da quel momento ho dovuto fare una dieta speciale che mi avrebbe permesso di assumere la giusta quantità di calcio, ferro, vitamine e quant'altro, ho dovuto fare due operazioni diverse per cercare di far funzionare bene il cuore e le valvole delle arterie, che non facevano passare bene il sangue al cervello, per questo svenivo sempre. Inoltre, non posso fare sforzi, perché il mio cuore non regge la pressione e la fatica. Prendo almeno una quindicina di pillole diverse per tutto quanto. Ognuna ha un compito diverso, e sembra funzionare per il momento.>> Dice.
<<Insomma, sono ridotto male.>> Sorride.

Lo abbraccio, tra le lacrime.
<<Dio, Seth. Mi dispiace. Mi dispiace così tanto. Non te lo meriti.>> Mormoro, tra le sue braccia.
Lui mi sorride.
<<Hey, ci sono anche dei vantaggi, però.>> Ridacchia.
Lo guardo, asciugandomi le lacrime.
<<Tutte queste medicine e operazioni guarda che capelli fantastici che mi hanno dato!>> Esclama.
Rido.
<<Come?! Non sono tinti?>> Chiedo, sbalordita.
Lui ride e scuote la testa.
<<Wow.>> Esclamo, sconvolta, ridendo.

Sento un rumore. Un forte rumore, per niente rassicurante.
Mi giro nuovamente verso il locale, dal quale fuoriescono grida e rumori di cose che vengono spaccate o che cadono.

E poi li sento. Tre colpi di pistola. Uno dopo l'altro, secchi e veloci.

I miei pensieri vanno immediatamente a lui. A Dylan che è là dentro. Ai ragazzi, che l'hanno seguito pochi minuti dopo.

Le persone, tutti ovviamente ubriachi e drogati da buttar via, barcollando, corrono fuori in massa come scarafaggi.
<<Cazzo!>> Esclama Seth.
Non posso rimanere a guardare adesso.
Tre colpi. Se fosse successo qualcosa ad uno dei ragazzi?
Cerco di aprire la portiera, ma Dylan l'ha bloccata dall'esterno.

<<Holly, basta.>> Dice Seth.
E poi li vedo. Logan che, aiutato da Carlos, sta trascinando qualcuno verso la macchina, correndo per il prato.

Fa che non sia uno dei ragazzi. Fa che non sia uno dei ragazzi.

Sbatto i palmi delle mani contro al vetro, continuando a tirare la maniglia.
<<Holly, smettila!>> Urla Seth.
Lancio un urlo frustrato.
<<Fanculo!>> Urlo, scoppiando a piangere. Appoggio la fronte al vetro, sbattendo la mano sulla parte sotto della portiera.
Gli altri ragazzi iniziano ad uscire e corrono verso le altre auto.
Il cellulare di Seth squilla.

<<Jordan, che cazzo sta succedendo?>> Chiede.
Gli faccio cenno di mettere il vivavoce e lui annuisce.

<<Un casino. Abbiamo scoperto che Vincent è stato inviato per far fuori Reed e Dylan l'ha fermato, buttandolo dalle scale. Quel bastardo ha iniziato a fare casino, ma l'abbiamo fermato. È in macchina con Logan. Lo portiamo alla base. Ci vediamo a casa.>> Spiega, praticamente urlando, mentre guida.

<<D'accordo.>> Risponde Seth, attaccando il cellulare.
<<Stanno bene,quindi.>> Dico.
Seth annuisce.

Ma, allora, dov'è Dylan?
La risposta, per fortuna, non tarda ad arrivare, perché vedo l'alta sagoma vestita di nero di un ragazzo pieno di tatuaggi, senza il suo solito giubbotto di pelle.
È in maniche corte e ha un braccio pieno di sangue, ma per il resto è tutto intero.
Sospiro di sollievo.

Il braccio scuro di qualcuno, è sulle sue spalle e Dylan sorregge il corpo di un ragazzo di colore: K-Reed.
Sta sanguinando e ha il giubbotto di Dylan legato a metà dello stomaco.
Dylan lo sorregge e lo trascina velocemente fuori dal bar, verso la macchina.
Apre da lontano con la chiave e Seth gli apre la portiera posteriore, dove Dylan fa sdraiare Kayne.
Chiude la porta e sale in macchina, velocemente.

<<Fiorellino! Lo sapevo che dovevi essere qua da qualche parte anche tu.>> Ridacchia Reed, senza forze.
Sorrido.
<<Sta zitto, Reed. E vedi di non sporcarmi i sedili di sangue. Questa macchina vale più di te.>> Dice Dylan, con un sorrisetto divertito.
Per tutta risposta, Kayne scoppia a ridere.
Come fa a ridere in una situazione del genere?

Scuoto la testa, mentre Dylan guida concentrato, ad una velocità superiore ai limiti consentiti.

Osservo il sangue che fuoriesce dal suo braccio destro, con il quale cambia le marce di tanto in tanto.
Cerco di capire in che punto è stato ferito, ma probabilmente viene dalla spalla.

Alzo la manica della maglia nera che indossa.
<<Cosa stai facendo?>> Chiede, guardandomi di sbieco per un secondo, prima di spostare di nuovo lo sguardo sulla strada.
<<Ti hanno sparato?>> Chiedo.
<<Mi hanno beccato di striscio.>> Dice.
Poco sopra il bicipite ha una ferita poco profonda, dal quale è fuoriuscito il sangue.

<<La maggior parte del sangue è di Kayne.>> Dice.
Annuisco.
<<Sono K-Reed!>> Sbotta l'altro, dai sedili posteriori.
Scoppio a ridere.
Dylan mi guarda, sorride e poi torna a guardare davanti a sé.

Ci fermiamo in ospedale.
Dylan porta Reed all'interno e lo lascia ai medici, gli dice qualcosa, parla con la solita infermiera alla reception, poi esce di nuovo e sale in macchina.
<<Non è grave. Sopravvivrà.>> Dice.
Annuisco.

Non sento più Seth, così mi giro dietro, per vedere come sta, e lo trovo concentrato sullo schermo del suo cellulare.
Lo colpisce ripetutamente con i pollici, si morde il labbro e non sbatte nemmeno le palpebre tanto è concentrato.
Sta giocando a qualche strano giochino per passare il tempo.
Sorrido, divertita e scuoto la testa.

<<Bene. Troppe emozioni per sta notte. Torniamo a casa.>> Sospira Dylan.
Mi accascio sul sedile, pienamente d'accordo con lui.












𝐋𝐈𝐅𝐄𝐋𝐈𝐍𝐄. (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora