Harry.

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Mi avvolge un braccio attorno alla vita, nonostante la presenza visiva di altre persone.

Louis è così, almeno con me. Non gli importa il giudizio degli altri, o il loro modo di reagire a certe cose, infondo siamo solo amici, no? Ma quando le sue labbra iniziano a sfiorare il mio maglione all'altezza della spalla, capisco che è il momento di reagire.

"Cosa stai facendo?" chiedo, sussurrando.

"Le fusa, non posso?"

Alla sua risposta si uniscono delle risatine in sottofondo, Niall sicuramente deve averci sentiti. Bhe, è ovvio che ci abbiano sentiti: dormiamo in delle stanze vicine, vicinissime.

È la terza settimana, il Tema tratta sui "Piaceri proibiti" e, sul serio, ho perso il conto di quante volte Louis Tomlinson mi abbia 'provocato' con toccatine o frasi varie, come se fosse normale. Potrei portare qualcosa su questo, o indossare una t-shirt con su scritto di essere il piacere proibito del ragazzo dagli occhi cerulei, ma forse sarebbe meglio tenere tutto dentro, scherzando tra noi. Ripensandoci sarei io a dover venire allo scoperto, perchè a differenza sua provo qualcosa di diverso, di reale.

X Factor è duro, ed è solo la terza settimana! Spero di continuare, di andare oltre. Spero di non arrendermi e di puntare al massimo, rendere al meglio: ma con un ragazzo del genere come si fa? Mi distrae con niente.

"A cosa pensi, Harry?" mi chiede, distruggendo i miei pensieri, il mio monologo interiore.

A cosa penso, Tomlinson? A quando finirai di fare così, a quando mi spiegherai cosa ci sta dietro i tuoi gesti e delle parole scherzose che mi dici. Come devo prenderti? Devo crederti o pensare di essere solo un gioco? Non voglio nemmeno rispondere, pensare di essere il ragazzino che prende in giro per testare la sua virilità mi fa innervosire.

"Pensa a quando fare il primo passo e confessare che l'hai reso gay, Lou!" irrompe Zayn dal lato sinistro della camera, con un pacco di caramelle alla fragola alla destra e il testo della canzone da presentare alla sinistra.

Mi alzo di scatto, pronto ad andargli contro, azzuffarlo per la quarta volta, ma Louis scoppia a ridere, stendendosi completamente sul divano dove stavamo accoccolati e ciò mi fa rivolgere lo sguardo a lui.

"Ci stavamo solo abbracciando!" gesticolo, indicando il divano e la nostra figura pressata sui cuscini.

"Sì, le vostre lingue si stavano abbracciando!" continua il moro, che si dirige verso Liam, nell'altra stanza. I due stanno iniziando ad unirsi, quasi diventando amici; inizialmente non si potevano nemmeno sedere vicini. Nulla a che vedere con me e Louis, che già da subito avevamo fatto amicizia, sentivo che ci univa qualcosa e quel sesto senso aveva ragione.

"Ti sei imbarazzato, cupcake?" chiede al mio orecchio, mordicchiandolo dopo essersi alzato dal divano, ed essersi posizionato dietro di me.

Nessuno riesce a vederlo, diamo le spalle agli altri ragazzi.

I miei capelli hanno coperto le sue labbra ed il rumore del mio cuore ha coperto le sue parole.

Che sta facendo? Che sta cercando di fare? Di farmi capire?

Non riesco nemmeno a ribattere, vado per aprire bocca ma il suo "ssh" mi zittisce, obbligandomi ad andare avanti, camminare fuori da quella stanza, dirigendoci dov'eravamo soliti andare per confessarci tra noi, parlare di segreti o 'cose da uomini' come se gli altri tre ragazzi, per quel breve periodo di tempo, non esistessero. Lì c'eravamo solo noi, era la nostra dimora e mi piaceva pensare che ciò che facevamo o dicevamo in bagno, restava in bagno.

"Chiudi a chiave" sibila a labbra quasi chiuse, a denti stretti mentre si siede sul lavandino, sul bordo. Si regge con le mani, ma non credo sia la posizione adatta per parlare.

"Devo farti un discorso serio, Louis. Scendi" chiudo a chiave, come mi chiede e poi mi volto, trovandolo immobile, con il solito sguardo da bambino innocente.

Lui? Louis è tutto, tranne che innocente, adesso mi sta provocando, si vede. Ha tra i denti quelle labbra fine, se le morde. Anzi, le tortura.

"Quanto ti piacerebbe farlo al posto mio?" non si era mai espresso in quel modo, non si era mai spinto tanto.

Mi fa strano, è quasi anormale il fatto che lui abbia detto quella frase. Si nota che sono sconvolto, il rossore fa parte di me e la cosa mi imbarazza da morire.

Mi avvicino e basta, pensando al perchè di tutte queste provocazioni, Zayn e lui avranno sicuramente fatto una scommessa: perché non stare al gioco?

"Ho sempre sognato toccartele, sin dal primo giorno che ci siamo incontrati, Louis" ridacchia, quasi credo alla sua risata, ma è tutto programmato, sta mentendo. Solo che questo non era in programma.

Cinge le sue gambe attorno a me, intrappolandomi e non permettendomi l'uscita o il movimento.

Zayn deve averlo convinto parecchio, per essere arrivato a questo punto.

"Fallo, sedicenne, fallo" ed ecco che ci ritorna, sta scherzando sulla mia età. Non mi prende mai sul serio perchè crede sia piccolo in tutti i sensi, non si ferma mai a cercare altro in me, solo il fatto di essere più grande lo obbliga a deridermi.

Sono tentato dal mandarlo al diavolo, spingerlo via e andarmene, ma come faccio quando i suoi occhi sono così vicini ai miei? Come si fa a dire 'no' quando hai delle labbra rosee e mordicchiate proprio a un passo dalle tue?

Come si fa quando delle dita ti accarezzano i fianchi in questo modo, come se provasse attrazione reale?

Scrolla la sua chioma a fungo all'indietro, distruggendo il ciuffo ben ordinato che aveva. Toglie gli occhiali, nascondendoli dietro le sue spalle, facendoli scivolare nel lavandino e chiude gli occhi senza fare alcun passo avanti.

"Non ce la so, Louis" inizio a bassa voce, inserendo le mani sotto la stoffa della sua T-Shirt blue, di Superman.

"Non ho mai baciato un ragazzo" concludo e chiudo anch'io gli occhi, sperando che sia lui a farlo.

Vuole giocare? Che si accontenti del pessimo bacio.

Ad un tratto lo sento, è caldo. Mi scombussola i pensieri, il cuore comincia a battere sempre di più ed un senso di "ansia da prestazione" inizia a crescere in me.

Non mi ferma, nè si ferma. Schiudo meglio le labbra, spinto dalla sua lingua che si dirige dentro la mia bocca inesperta.

Lo sento ridacchiare, quindi ho le prove: era uno stupido gioco. Strofino le dita tra le mani, cercando di smettere di sudare ma sembra impossibile a farsi. É colpa dei suoi fianchi, sono caldi e... e adesso sono più vicini del solito.

È sceso dal lavandino, ha cambiato posizione, adesso ci sono io lì sopra. Quanto ha intenzione di spingersi?

Sento il rumore delle nostre labbra dividersi, mi allontano con la testa e la sposto, guardando un punto indefinito a lato, senza donargli uno sguardo.

"La scommessa prevedeva altro? Puoi benissimo fermarti qui" deglutisco, portando le mani sudaticce e impastate sulle guance, nasondendo il rossore.

Cercando di nasconderlo, ma mi sfila le mani e mette in libera vista il mio viso, facendomi indossare i suoi occhiali da vista.

"Lo volevo fare da tanto, piacere proibito" confessa, labbra contro labbra.

Il pozzo di cielo dei suoi occhi si spegne quando chiude gli occhi e torna a baciarmi, stavolta con altri baci, più lenti e divisi. Me ne da una serie, piccoli e casti.

C'ha messo tre settimane a capirlo, a capire che era lì che dovevano stare le mie labbra. Sulle sue. Ma quello che si fa in bagno, resta in bagno.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 07, 2014 ⏰

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