Dubbi

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Corremmo più veloce che potemmo per raggiungere il prima possibile l'appartamento di Juliet. Bussammo alla porta con il cuore in gola, ansiosi e timorosi della possibile situazione in cui la nostra condòmina potesse trovarsi. Non ci rispose nessuno. Continuammo a bussare e citofonare, ma dentro casa il silenzio regnava. Cercammo di pensare in positivo, magari era soltanto uscita per fare due passi o mangiare qualcosa... Aspettammo per ben tre ore davanti alla sua abitazione, aspettando il suo ipotetico arrivo, ma non accadde nulla. Sarah era così preoccupata che mi implorò di chiamare la polizia affinchè aprissero la porta. Chiamai. Dopo poco sentimmo dal fondo del palazzo una volante della polizia seguita da un'ambulanza, che con il suo "canto" da sirena stava insinuando in noi ancora più paura e angoscia. Alcuni poliziotti forzarono la serratura della porta finchè non fu aperta... la scena che ci si presentò fu agghiacciante. Sarah si coprì subito gli occhi come per nascondersi da quell'orribile immagine, che però rimarrà per sempre fissa nella nostra mente. Io avevo gli occhi sbarrati, non volevo vedere, ma non riuscivo a non farlo. Juliet era seduta su una sedia della sala da pranzo, in una postura quasi inumana, ricoperta di sangue. Le gambe erano accavallate, come nel sogno, come se volesse dimostrare la sua superiorità rispetto agli altri. La testa invece era dritta e guardava in avanti, nel vuoto, come se stesse osservando una schiera di schiavi pronti a servirla. Tutto ciò non era possibile perchè Juliet era morta e mantenere quella posizione sarebbe stato contro natura... Sembrava quasi come se la sua statura, la sua posizione, fosse stata sistemata alla perfezione, con dei fili... Era diventata una vera e propria marionetta, schiava del suo vizio. La causa della morte era dissanguamento, in quanto Juliet si era tagliata le vene, o almeno questo era ciò che la polizia credeva. In effetti la casa era chiusa e non essendoci altre vie per accedere all'appartamento, come scale anti-incendio, doveva per forza trattarsi di suicidio. Io e Sarah però sapevamo la verità: quello non era stato un semplice suicidio, bensì era stato indotto da quell'uomo, Sadoc, il quale era riuscito in un modo o nell'altro ad entrare nella testa di Juliet... Verso le 4 p.m portarono via il cadavere e delinearono la zona del "delitto". Eravamo completamente sconvolti. Le informazioni che avevamo ricevuto in una sola notte erano troppe per essere elaborate e la testa ci stava scoppiando. Decidemmo che avremmo concluso li quella giornata e il giorno dopo ci saremmo rivisti per chiarire le varie questioni. Sarah, a quanto diceva, aveva bisogno di stare da sola in quel momento, perciò presi la decisione di dividerci. Come era possibile tutto ciò? Come poteva quell'uomo aver ucciso Juliet? Quali pensieri aveva impiantato nella sua testa? Si sarebbe sentito in colpa o semplicemente avrebbe continuato il suo lavoro da "Giustiziere"? Troppe domande ma nessuna risposta. Avevo promesso a Sarah che ne avremmo parlato la mattina seguente ma dovevo sapere. Utilizzai il portale e mi teletrasportai nella Stanza di piume. Sapevo che Morfeo avrebbe avuto le risposte alle mie domande, perciò, una volta entrato in quella dimensione mistica, mi fiondai a capofitto sulla scrivania al centro della stanza. <Ebbene sei venuto in cerca di risposte vedo...> mi disse, sempre con un leggero sorriso sotto i baffi. <Caro John, i poteri che ti sono stati assegnati, a te come a molti altri, rispettano la natura del vostro animo. Il tuo scopo iniziale era quello di aiutare Sarah, perciò il tuo potere ti ha aiutato a rassicurarla e a farle superare la sua paura dell'acqua. Se ben ricordi però, anche tu ebbi dei dubbi riguardo la natura di tale potere, in quanto non lasciava tracce nel sognatote. Perchè allora impegnarsi tanto se poi non vengono neanche riconosciuti i meriti delle proprie azioni? Questa era la domanda che albergava nella tua mente. Se fossi stato fermo su quel punto, ti saresti lanciato in un oblio senza fine, e magari anche il tuo potere sarebbe cambiato. Magari entrando nei sogni delle persone avresti potuto distruggere le speranze e i sogni del prossimo, chi lo sa... Sadoc, in particolare ha sviluppato questo potere fin da subito, poichè le sue idee erano chiare già dall'inizio. Che storia strappalacrime la sua: perse entrambi i genitori per colpa di un ubriacone he guidava lungo una strada secondaria di sera senza luci accese. Da quel giorno crebbe in lui un senso di ira verso il prossimo, che tramutò gradualmente in giustizia fatta da se. Un mondo migliore è ciò che vuole, o almeno è ciò che crede... Nessuno può giudicarvi per come utilizzate il vostro potere, sta a voi chiedervi se è giusto oppure no...> concluse sorridendo. La mia mente era ancora più in confusione di prima. Sarei veramente diventato come Sadoc se mi fossi lasciato trasportare dai cattivi pensieri? Non volevo crederci, quello non sarei mai potuto essere io... In ogni caso Sarah era li con me per sostenermi ormai, quindi almeno per il momento ero al "sicuro". Morfeo continuò: <Caro John, hai ancora molto da imparare. Sadoc è solo uno dei tanti. Molti hanno scopi migliori, è vero, ma altri scopi anhe peggiori. D'altronde, gli esseri umani sono così accecati dalla "luce"che emana il potere che a volte si perdono lungo la strada... Chissà come andrà a finire per te...> disse sogghignando con i denti. Non ragionavo più, avevo bisogno di riposarmi. Forse avrei dovuto aspettare il giorno dopo, con Sarah magari sarei riuscito ad elaborare meglio la cosa. Stavo per uscire dalla Velvet Room quando Morfeo mi fermò sussurandomi queste parole nell'orecchio: <Ah caro John, se ti aspetti che tutto questo, i poteri, i sogni, gli altri "viaggiatori" e tutto ciò che ne riguarda finirà per il verso giusto e che con Sarah potrai sistemare ogni cosa bhe... allora non hai prestato abbastanza attenzione...>. Mi girai verso di lui e notai la sua espressione agghiacciante, fredda ma al contempo eccitata, come se sapesse già come sarebbe andato a finire questa storia... però non vedeva l'ora che potesse succedere qualcosa che avrebbe potuto sconvolgere il corso degli eventi... Capii che per lui non eravamo altro che giocattoli, un divertimento momentaneo che lo compiaceva. A Morfeo non interessava sapere se facessimo del bene o del male all'interno dei sogni, l'unica cosa a cui era interessato era vederci barcollare nel buio in cerca di informazioni e di speranze... Tutt'oggi a volte ripenso a quelle parole e mi chiedo se quello che sto vivendo ora sia veramente la mia vita o semplicemente un "gioco" creato da delle divinità o altro per vederci soffrire...

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