Morale

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Conficcai il coltello sulla spalla di Sadoc. Non volevo ucciderlo, ma solo rallentarlo. Non urlò ma mi diede l'impressione di mordersi la lingua, come se in fin dei conti volesse farlo. Si inginocchiò tenendosi ferma la spalla con la mano destra. Dissi a Sarah di uscire dalla porta e svegliarsi. Appena fui sicuro che fosse salva, tirai un sospiro di sollievo. Mi avvicinai alla porta per uscire anch'io dal sogno ma poi mi girai indietro. Sadoc stava sanguinando e non riusciva ad alzarsi per il dolore. Non potevo lasciarlo in quelle condizioni, era comunque una persona. Usai nuovamente l'ocarina sperando in effetto magico, ma ciò che mi diede non fu una cura magica, ma qualche garza e dei prodotti per pulire la ferita. Mi avvicinai a Sadoc. <Allontanati da me. Cosa credi, che sia salva? Prima o poi dovrà dormire di nuovo, e quando succederà sarò li per darle ciò che si merita, non puoi fare nulla> mi disse. Il suo sguardo era pieno di rabbia, sembra inarrestabile. <Non mi interessa se ci riproverai, io devo aiutarti> gli dissi. La sua espressione diventò come quella di un bambino che aveva appena scoperto una nuova parola, era del tutto spaesato. D'altronde perchè avrei dovuto aiutarlo? *È la cosa giusta* mi ripetevo. <Ora stai fermo e lasciati medicare>gli dissi. Borbottò qualcosa e girò la testa verso l'altro lato. Lo presi come segno di approvazione. Estrassi velocemente il coltello dalla sua ferita. Sta volta urlò. Mi affrettai a fermare il sangue con le garze e gli altri stumenti che mi erano stati forniti. Perchè l'ocarina non lo aveva semplicemente curato? Forse questo è il modo migliore per iniziare a stringere un'amicizia? No, impossibile, anche se lo stavo curando, lo avevo comunque pugnalato io, perchè avrebbe dovuto ascoltarmi... Pulii la ferita e feci del mio meglio per curare il taglio. Sicuramente il dolore era lancinante, ma perlomeno non avevo preso nessun organo vitale. Gli diedi una mano a rialzarsi. Mi spintonò. <Non aspettarti che ti ringrazi> mi disse. Il suo tono però era più pacato, quasi normale. Capii in quel momento che esisteva in lui una persona migliore, una che probabilmente aveva nascosto con il passare degli anni a causa delle angherie e le ingiustizie vissute. <Non voglio le tue scuse, ma cerca di stare lontano da lei. È una brava ragazza, ciò che ha fatto riguarda il passato. Sta imparando ad andare avanti, e dovresti farlo anche tu. Non rimanere schiavo dei demoni del passato, sii una persona migliore, vivi nel presente> gli dissi. Di nuovo senza guardarmi uscì dal sogno. Mi aveva ascoltato? O semplicemente mi stava ignorando? Forse il messaggio gli era arrivato ma non intendeva fermarsi. Tornai alla realtà anche io. Sarah era ancora nel mio appartamento, ormai sveglia. <Cosa è successo?> mi chiese. <Volevo fermare Sadoc a tutti i costi, cosi... ho messo del sonnifero nel tuo the per farti dormire. Io...> gli dissi ma mi interruppe immediatamente. <Tu cosa? Mi hai drogata? Ti avevo detto esplicitamente che non volevo fare questa cosa, perchè lo hai fatto? Non conta niente la nostra amicizia, la fiducia che c'era tra di noi? E se fossi morta?> iniziò a tartassarmi di domande, consapevole di non volere una risposta ma solo di rimproverarmi. <Mi dispiace... io non volevo morisse nessun altro...> risposi intimorito. <Non volevi che morisse nessun altro ma non ci hai pensato due volte a usarmi come agnello sacrificale. Chi sei per decidere sulle vite altrui?> mi chiese. Avevo fatto la stessa domanda poco prima a Sadoc... Probabile che fossimo molto più simili di quanto sembrasse? Due uomini presi dal loro obiettivo che non hanno paura di calpestare ciò che li circonda o usarlo a loro piacimento. Mi ero veramente ridotto a tanto? Usare la vita di un'amica per i miei scopi? Il mio intento però era buono... questo mi fece riflettere. A volte si fanno scelte per il bene di molti ma nel frattempo si feriscono le minoranze. È questo il compito di un leader o di un politico? È necessario che ci sia una parte che soffre? Forse questa è la vita... in un certo senso c'è un equilibrio. Ma cosa succede quando subentra la morale? Ricordo che lessi di un dilemma etico creato dalla filosofa inglese Philippa Ruth Foot, il quale recitava: un autista di un tram conduce un veicolo capace solo di cambiare rotaia (tramite deviatoio), senza la possibilità di frenare. Sul binario percorso si trovano cinque persone legate e incapaci di muoversi e il tram è diretto verso di loro. Tra il tram e le persone legate si diparte un secondo binario parallelo, sul quale è presente una persona legata e impossibilitata a muoversi. La persona nei pressi del deviatoio si trova di fronte un'alternativa che comporta due sole opzioni: lasciare che il tram prosegua dritto la sua corsa, uccidendo le cinque persone, oppure azionare lo scambio e ucciderne una sola. Ora a prima vista tutti cambieremmo binario, in modo da ridurre il numero di morti... ma se cambiassero i termini? Se tra le 5 persone ci fossero assassini e stupratori, mentre la persona singola fosse un rinomato medico? Cambieremmo binario oppure no? La morale purtroppo a volte offusca le nostre decisioni, benchè di solito ci guida nella vita di tutti i giorni. Risposi a Sarah: <Non sono nessuno è vero, ho sbagliato e ne prendo atto. Cerca solo di capirmi, non volevo che si ripetesse ciò che è già successo a Juliet...>. Era ancora arrabbiata ma sapeva che le mie scuse erano sincere, perciò si rilassò per un momento. <Almeno l'hai convinto a non fare più la parte del "giustiziere"?> mi chiese. <Purtroppo no, l'ho solo rallentato per ora. Spero solo che le mie parole gli siani arrivate...> le risposi. Raccontai a Sarah ciò che era accaduto nel sogno, senza risparmiare dettagli. <Ecco perchè hai un occhio mezzo nero, io pensavo fossi caduto da qualche parte, maldestro come sei... Bhe allora te lo sei meritato quel pugno! Così la prossima volta eviti di prendere iniziative da solo> mi disse. Ci fu un attimo di pausa e poi scoppiammo entrambi a ridere. Avevamo risolto la faccenda tra di noi, ma rimaneva ancora il problema con il nostro sicario preferito...

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