Insieme

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Era una sera di festa al Campo Mezzosangue.
I Sette, insieme a Will Solace e Nico Di Angelo, avevano appena salvato un importante oracolo da dei demoni che ne volevano la dipartita.
Chissà perché, poi, le missioni più pericolose dovevano sempre toccare a loro.
Con la mente affollata di pensieri il figlio di Ade era appoggiato ad un albero in disparte, parecchio infastidito per il rumore dei suoi "amici", alcuni non più di tanto, anzi, forse sarebbe stato meglio definirli conoscenti, con la sola cosa in comune l'essere figli di un dio.
Una fitta di dolore lo scosse dai pensieri omicidi verso i semidei che, adesso, grazie a una delle geniali idee di Leo, stavano ballando intorno al falò posto al centro della radura, creando un groviglio di rumore, arti e maglie arancioni e viola. Alzò con cautela la maglietta nera e guardò la fasciatura che gli stringeva i fianchi la quale, oltre a fargli un male cane, nascondeva la ferita che gli aveva regalato una meravigliosa litigata con Will. Il biondo non aveva preso molto bene l'idea di Nico di evitargli la morte e il moro allo stesso tempo non aveva voglia di essere sgridato da lui solo perché, dannazione a lui e ai suoi sentimenti, l'aveva protetto procurandosi un taglio che gli tagliava orizzontalmente la vita pallida.
Senza volerlo realmente si ritrovò immerso nei ricordi della battaglia di poche ore prima.

Erano entrati nella grotta dove, secondo le indicazioni del dio Apollo, si sarebbe dovuto trovare l'oracolo che stavano cercando. Quando, dopo essersi addentrati nel labirinto di cunicoli ed esserne usciti solo grazie all'intelligenza di Annabeth, erano arrivati in un ampia stanza piena di teschi, davanti ai quali, anche lui che era figlio del dio della Morte, aveva fatto fatica a trattenere un brivido, avevano visto l'oracolo, una donna anziana ma agile, che combatteva, o meglio cercava di difendersi, da alcuni esseri neri dei quali si distingueva solo i bianchi denti affilati e pericolosi. Nel momento in cui i demoni si accorsero di aver compagnia li attaccarono senza sapere a cosa andavano in contro; la maggior parte cadde a terra stremata e ormai i semidei combattevano con la consapevolezza di avere la vittoria in pugno.
Non si accorsero, o forse furono troppo convinti di poter abbassare le guardia, di uno di quei cosi che, con una spada arrugginita trovata chissà dove, si accingeva a trafiggere il corpo girato di spalle di Will; Nico fu l'unico a girarsi abbastanza velocemente da riuscire ad intervenire: viaggiò nell'ombra e in un attimo, dimentico del fatto che avrebbe potuto morire, o forse troppo spaventato all'idea che potesse essere il figlio di Apollo a morire, protesse il biondo col suo stesso corpo e uccise il mostro.
Solo dopo aver visto il cadavere dell'essere svanire si accorse della ferita, delle mani di Will sulle sue spalle e degli occhi, in cui si sarebbe volentieri perso, arrabbiati, mortalmente preoccupati e spaventati del ragazzo che gli stava urlando contro e si accingeva a medicargli il taglio.

Tornò alla realtà quando sentí una mano, particolarmente calda, toccargli la spalla e vide il biondo che aveva occupato i suoi pensieri fino ad allora sedersi vicino a lui, che non si era nemmeno accorto di esseri accasciato mentre era perso nei ricordi; "Bella serata, non trovi?" esordì il ragazzo accomodato affianco a lui e non ricevendo una risposta che non fosse una leggera alzata di spalle continuò:"Scusa per come ho reagito, avevo paura ed ero arrabbiato, quando mi sono girato un attimo prima quel coso stava per colpirmi e un attimo dopo tu eri lì con una spada piantata nello stomaco ad uccidere quel mostro e a difendermi." si accorse di aver attirato l'attenzione del moro e pensò che non ci fosse nulla di più bello al mondo di quei cristalli ossidiana che lo guardavano con una scintilla di curiosità implorandolo di continuare:"Per un attimo ho pensato di vederti morire, ho dubitato delle mie capacità come medico e si, ho provato una folle paura al pensiero di non vederti più. Di non poter più sentire la tua voce. Solamente perché sono stato uno stupido e non mi sono guardato le spalle, avrei potuto perderti. E non volevo che accadesse, mi sono accorto che avrei preferito morire piuttosto che veder morire te, perché sei la cosa migliore che mi sia mai capitata Nico" ammise con le guance che si coloravano di rosso mano a mano e lo sguardo puntato verso il cielo ma, nonostante sentisse solo la voglia di una reazione da parte del moro, continuò:"Ma non importa se non è lo stesso per te, davvero, preferisco essere solo tuo amico, piuttosto che perderti del tutto" finí il suo discorso sorridendo piano.

Nico era sorpreso, e anche tanto, non avrebbe mai immaginato che Will, quel Will, quello che ogni tanto si fermava ad osservare senza essere scoperto, quello coi capelli che sotto il sole parevano fili d'oro e gli occhi chiari costantemente pieni di gioia e vita, potesse dire delle cose del genere soprattutto su di lui, decise che doveva rispondere:"Quando mi sono voltato e tu eri lì, di spalle, e quel demone era dietro di te, ma tu non te ne eri accorto e..." s'interuppe per prendere fiato cercando il coraggio per continuare, parlare dei suoi sentimenti non era mai stata una cosa che gli riusciva bene ma quando vide lo sguardo limpido di Will su di lui decise che poteva andare avanti:"E stava per ucciderti. Ho temuto di non riuscire ad intervenire, ho pensato che avrei dovuto vedere il tuo corpo senza vita, di dover perdere anche te e dopo Bianca non l'avrei potuto sopportare; ho usato il viaggio ombra e in quel momento non mi fregava più di nulla: l'unica cosa importante era che tu vivessi, anche a costo della mia stessa vita. Perché per me tu sei più importante di tutto" disse quelle parole e per una volta in vita sua non ebbe paura di non essere accettato, anzi, sentiva che il biondo l'avrebbe capito sempre.
Vide il sorriso aprirsi sul volto del figlio di Apollo; intrecció una mano nei fili dorati sulla testa del ragazzo nello stesso momento in cui il biondo avvicinò il volto al suo: si baciarono piano, dolcemente e con calma perché se c'era una cosa che nessuno dei due voleva era il dolore.
Quando si staccarono sorridendosi a vicenda il biondo appoggiò la testa nell'incavo del collo del figlio di Ade mentre il moro avvolse con un braccio la vita del figlio di Apollo appoggiando la schiena all'albero e rimanendo così tutta la sera. Invincibili, con gli occhi che dicevano parole che avrebbero fatto fatica a esprimere a voce.
Erano insieme, il resto era superfluo.

Angolo autrice:
Salve! È la mia prima storia in assoluto in questo fandom, ma avendo letto tutti i libri e essendo innamorata della Solangelo ho deciso di buttarmi.
Spero vi piaccia, sono ben accette le critiche anche perché sono agli inizi, a presto!
                         
 See ya,
Laurie💜                                                      

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