12° Capitolo: Jenna

552 29 2
                                    

Mi svegliai con un caldo pazzesco. I capelli sono appicicati a causa del sudore sulla mia fronte, ho respiro corto e gli occhi non vogliono saperne di aprirsi. Il simbolo brucia leggermente. Ci passo una mano sopra e noto che si è leggermente gonfiato. Cerco di alzarmi dal letto, fallendo miseramente.

La mia faccia e il mio intero corpo si ritrovano letteralmente spiaccicati a terra e dopo aver lanciato qualche imprecazione mi infilo in bagno per farmi una doccia. Mi metto l'accapatoio lungo e un asciugamano con cui asciugo i capelli per scendere sotto in sala.

Devo cercare John, devo sapere di Jenna. Questi giorni sono stati così..ricchi. Xander, mio padre, Igory che a momenti mi fa scoppiare per aria con il suo simbolo. DEvo sapere perchè. Deve esserci qualcosa sotto. John non mi sembrava turbato quando Igory ha alzato la manica. Perchè io si, allora?

Mi affretto a scendere le scale per trovare una risposta alle mie domande, quando sento un latrare in lontananza. Guardo in tutte le direzioni ma non vedo nessuno. Dalla cucina intravedo la figura di Jerome occupato a lavare.

Sto per andare verso la sua direzione, quando sento un rumore più forte. E' un animale, ne sono sicura. Vado nella direzione da cui mi sembrava aver sentito quel suono e mi ritrovo nel giardino della casa. L'aria è fredda di prima mattina e l'accappatoio non mi copre abbastanza. Dei brividi corrono lungo la mia schiena, i denti picchiettano uno contro l'altro.

Sento di nuovo quel suono. Sembra il pianto di qualche animale. Mi ricorda tanto Jenna. Comincio ad avvicinarmi di più alla foresta e poi la sento. Ecome se un calore immaginario si fosse impossesato del mio corpo. Sento la sua presenza, sento il suo calore, sento il suo odore. E' lei. Jenna!

"JENNA!" urlo con tutti il fiato che ho in gola "Jenna!" Cominciò a correre verso la mia destinizione, dietro l'abero di quercia. So che è lei, sento la sua presenza, riesco a sentire il suo battito, il suo respiro smorzato. Era lei che latrava, che piangeva.

Corro più veloce che posso aggirando la quercia e il mio cuore rischia di bloccarsi. Jenna è li davanti a me. Ferita, legata. Le sue zampe sono piene di tagli vecchi e freschi, alcuni da cui perde ancora sangue. Il muso è legato con una corda che le ha solcato il naso, lasciando una scia di sangue e riesce ad aprirlo quel tanto che gli basta per farsi sentire.

Le zampe posteriori sono legate a una sbarra di ferro, spaccata ai due lati. Sulla schiena, il pelo che prima era lungo, arancione e lucente, adesso in alcuni punti è più corto e annerito, segno che l'hanno bruciata. La vista comincia ad annebbiarsi e piango, piango singhiozzando rumorosamente perchè non è giusto quello che le hanno fatto.

E' mi sento un mostro. E' tutta colpa mia, di quello che sono, quello che è stato fatto da mio padre, da tutta la caterva di problemi che mi porto dietro se lei ora è così. Se penso a tutte quello che è successo in questi giorni mi viene da ridere. La mia gelosia, l'indecisione di dire a Xander che l'amavo. Piangevo per queste sciocchezze quando alla mia Jenna la torturavano nelle maniere più spaventose.

Allungo una mano verso Jenna ma non la tocco. Ho paura di farle male, ho paura che non voglia che la tocchi, che sia arrabbiata con me per non aver evitato tutto questo. Vorrei slegarla ma non so come fare. Sono ancora in accapatoio è ho sempre più freddo. Dei birividi passano anche lungo la schiena di Jenna, facendole rizzare i peli. Poi apre gli occhi.

Oh, i suoi occhi. Mi era mancato così tanto poter rispecchiarmi nei suoi occhi e dirle quanto le volessi bene. Le lacrime minacciano di uscire di nuovo. La mia mano è ancora verso Jenna e la vedo alzarsi per andargli incontro.

"No, sta giù piccolina" sussurro. Avvicino la mano sulla sua schiena, cercando di non toccarla sulle ferite. Noto con orrore che perde ancora sangue, bisogna curarla. "Okay, adesso ti prendo in braccio, d'accordo? Cerco di fare il più piano possibile. Hai bisogno di cure" gli sussurrò guardandola negli occhi.

Cerco di prenderla in braccio e quando sono sicura di aver trovato una posizione ideale per tirarla su un suono melanconico e di dolore gli esce dal muso. Sta soffrendo. Cerco di calmarla sussurrandole cose dolci all'orecchio e la tiro su. Il peggio sembra passato. Sento il suo respiro morzato e il suo battito andare molto lento. 

No Jenna, non puoi lasciarmi. Non puoi. Non anche tu. Tu devi stare con me. Cerco di camminare il più velocemente possibile ma senza farle male e apro con un calcio la porta che era rimasta socchiusa da prima. Vado verso la sala e la lascio sul divano coprendola.

Corro verso la cucina per cercare qualcuno e trovo John con Jerome. "Oh santo Dio! Kassy ma dov'eri?Ti.." interrompo John tirandolo per la mano. "Jenna.." dico in un sussurro. 

"Cosa? Kassy cosa hai detto?" sembra sconvolto. LO porto in sala e gli indico il divano, dove una volpe se ne sta rannicchiata nella coperta a riposare. E' una visione così pacifica. Sembra quasi che vada tutto bene, che lei stia semplicemente ronfando, ma non è così.

Gli occhi di John si spalancano, mi guarda, poi guarda lei e poi ancora me. Corro verso jenna e le sfila la coperta ed emette un verso disgustato quando vede tutte le ferite sul suo corpicino. "Dannazione, aiutami a portarla nel miuo studio." dice in tono calmo e pacato. La sollevo come prima e la copro per non farle prendere freddo.

Comincio a seguire John giù per una rampa di scale che non misembrava di aver mai visto. Ci sono ancora così tanti posti in questa casa che non ho visto. Dovrei fare un tour guidato quando jenna starà meglio. Percorriamo un corridoio, con infinite porte ma non sto a chiedere dove conducano.

Andiamo fino alla fine su una parte nera. La apre John e mi trovo catapultata in quella che può defirsi la stanza di uno stregone. Su una parete c'è una libreria enorme, con libri di ogni grandezza e colore riposti ordinatamente. Dall'altra parte ci sono varie credenze on boccette e boccettine, erbe, stoffe, coltellini. Al centro c'è un tavolo in mogano con sopra una coperta che John mette per Jenna.

"Posala qui" dice indicando la coperta. Faccio come mi ha detto. 

Prende un coltellino e comincia a tagliare la corda che le lega il muso. Jenna apre il muso ecerca di leccarsi il sangue che le cola dalla ferita. John fa la stessa cosa con le zampe, taglia la corda e poi osserva la sbarra di metallo. La posa su unoi scaffale e torna a guardare Jenna. 

"Puoi sederti li" dice indicandomi  un divano. "Puoi guardare anche qualche libro se vuoi"

Vado verso la libreiria notando che ci sono libri scritti in diverse lingue. Prendo un libro della mia lingua e mi siedo sul divano. Il libro si intitola "La figlia del Diavolo". Azzecato. Guardo John che ha riposto su un vassoio varie creme, bende, flaconi.

"Mettiti comoda, sarà lunga" mi dice. Mi avvicino a Jenna e le do un bacio sul muso. Lei mi guarda negli occhi è sento che mi sta trasmettendo una calma che a me manca e le sono grata. Sono più tranquilla ora. Torno verso il divano e guardo John mettersi dei guanti e cominciare il suo lavoro.

Dopo un'ultima occhiata mi perdo nel libro. I suoi figli sono il male. E dopo questa frase mi perdo nel buio.

****

Ciao a tutte.

Intanto scusatemi tantissimo per l'enorme ritardo con cui ho pubblicato questo capitolo, ma ho avuto problemi a casa, la tastiera poi si era rotta, a scuola ci sommergono di compiti e non ho proprio trovato il tempo.

Scusatemi anche se è corto ma spero vi piaccia.

Un bacio, ciaaao :3

Kassandra - La figlia del diavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora