Arrivammo davanti all'enorme porta di legno scuro.
-Pensi che sia qui? -mi chiese Adam.
-Sì. Ogni volta che ha crolli come quello viene in questa stanza. -risposi. -Credo sia perché c'è il corpo del ragazzo.
Adam abbasso la maniglia, ma la porta non si aprì: -È chiusa. -disse.
-Allora non è qui? Strano. -aggrottai le sopracciglia, pensando a dove potesse essere Allison. Ero così sicuro che si trovasse lì che non avevo pensato ad altre possibilità.
-Oppure è qui ma ha chiuso a chiave per non farsi disturbare. -mio fratello bussò. -Allison? Sei qui dentro?
Nessuna risposta.
-Forse è davvero da un'altra parte. -dissi. -Proviamo nella sua stanza.
Adam annuì, poi ci dirigemmo verso la camera in questione e bussammo.
-Chi è? -chiese la voce soffocata di Allison.
-Ally, possiamo entrare? -chiesi. Non ottenni risposta, ma entrai comunque: Allison era rannicchiata sul suo letto e abbracciava il cuscino dando le spalle alla porta.
Guardai Adam, che richiuse la porta e si avvicinò ad Allison per primo.
-Ally? -la chiamò sedendosi sul materasso. -Perché fai così?
La ragazza non parlò.
-Allison? -tentai sedendomi come Adam.
-Non ho voglia di parlare. -disse lei senza voltarsi. Non potevo vedere il suo viso, ma la sua voce mi faceva capire che aveva pianto.
-Ma... -iniziò Adam.
-Vi prego. Andate via. -ci supplicò. -Voglio stare da sola.
Guardai mio fratello, che ebbe un attimo di esitazione, ma poi mise una mano sul braccio di Allison.
-Ally. Lo sai che con noi puoi parlare. -le disse dolce. A quel punto la figlia di Apollo si voltò: -E vi ho detto che ora non ne ho voglia. -disse.
Aveva gli occhi rossi e le guance bagnate, segno che aveva pianto fino a poco prima. Adam ed io non riuscimmo a dire altro.
-Ora lasciatemi sola. Per favore. -Allison si rimise nella posizione di prima e a quel punto non ci rimase altro da fare che andarcene, come lei voleva.Quando Adam si fu richiuso la porta alle spalle, sospirò: -Muoviamoci a trovare una soluzione.
-L'unica sarebbe quella di riportare in vita il ragazzo. -dissi. -Praticamente impossibile.
-Hai ragione. Forse parlando ad Ade si riuscirebbe, ma non so quanto sia utile.
Non risposi per due motivi: non sapevo cosa dire e un soldato (mi pare si chiamasse Chris o qualcosa del genere) ci venne a parlare, perciò rimandammo il discorso.
-Abbiamo una prigioniera. -disse il ragazzo. -L'abbiamo potata nelle segrete.
-Ehm, ottimo. Ora vado. -balbettai titubante. Forse "ottimo" non era la cosa giusta da dire, ma dovevamo far credere che fossimo dalla sua parte perciò...
Salutai Adam, che andò nella sua stanza, e seguii Chris nelle segrete.
Il corridoio umido era illuminato fiocamente dalle pietre strane chiamate stregaluci (credo per volere del tipo con cui si era alleato Orfeo un po' di tempo prima) e le celle erano mezze vuote. I prigionieri erano semidei presi per ingrandire l'esercito di Orfeo, ma che continuavano a rifiutarsi. Per questo il nostro "amato padrone" voleva che stessero nelle celle finché non avessero cambiato idea. Ahah, povero illuso.
Ogni volta che andavo nelle segrete, da solo o con qualcuno, mi scendeva un brivido lungo la schiena e il microchip sotto la pelle iniziava a bruciare, come se avesse potuto riattivarsi solo stando in quel posto.
Chris mi condusse vicino ad una cella isolata da quelle piene. Era vuota, eccezion fatta per una ragazza.
Anzi, forse dovrei dire LA ragazza. Era colei che aveva attirato la mia attenzione appena mezz'ora prima. Se ne stava seduta sul pavimento con le mani legate dietro la schiena e un bavaglio sulla bocca, come se si fossero dimenticati che lei fosse lì e perciò non l'avevano slegata. Indossava una canottiera nera che risaltava la sua pelle pallida. Chissà dov'era finita la giacca che indossava poco prima...
-Ecco la prigioniera, signore. -disse Chris, ma io non lo ascoltai. Guardavo la ragazza che in quel momento alzò lo sguardo: quando i suoi occhi incrociarono i miei, tutto quello che ci circondava svanì.
E ricomparve appena il mio accompagnatore mi mise una mano sulla spalla: -Arden?
-Eh? Ah! Sì, eccomi. Ehm... dicevi? -balbettai voltandomi verso di lui.
-Le chiavi della cella. -rispose mettendomi un mazzo di chiavi in mano, poi fece un saluto militare e se ne andò.
Guardai il mazzo di chiavi: e adesso? Qual era quella giusta?
-Non è che tu hai visto quale hanno usato per caso? -domandai alla ragazza, che mi guardò e fece no con la testa. Sbuffai e lei fece spallucce come per dire "non è colpa mia".
Provai con tutte le chiavi fino ad arrivare a quella giusta.
-Ahah! Lo sapevo! -esclamai. La ragazza alzò le sopracciglia con fare scettico.
Mi schiarii la voce, imbarazzato, poi entrai e mi inginocchiai accanto a lei. Le tolsi il bavaglio dalla bocca, rivelando le sue labbra rosee.
-Meglio? -le chiesi. Lei annuì. Allora guardai le sue mani legate da una corda dietro la sua schiena: i polsi erano scorticati e sanguinavano. Dovevano farle male...
Mi guardai attorno in cerca di qualcosa per slegare quella corda, poi mi ricordai della mia spada, che tenevo sempre con me, legata alla cintura. La estrassi.
-Ora ti libero, va bene? Ma che rimanga tra noi. -le sussurrai. Lei annuì di nuovo e così mi affrettai a slegare le corde. Poi alzai ciò che ne rimaneva: -Voilà!
Vidi gli angoli della sua bocca piegarsi all'insù e sorrisi.
Poi lanciai un'occhiata ai suoi polsi sanguinanti.
-Vado a prendere delle bende, ma sono costretto a chiudere a chiave la cella. Torno subito. -le dissi. La ragazza fece sì con la testa, così mi rialzai ed uscii dalla cella, per poi chiuderla a chiave.-Eccomi qui. -dissi quando entrai di nuovo. Lei era ancora seduta a terra nella stessa posizione di prima. Storsi il naso e mi guardai attorno: proprio di fronte a me c'era quello che doveva essere il letto, coperto da uno strano ammasso di coperte sporche.
Lasciai il nettare (che fungeva da disinfettante) e le bende sul letto e mi avvicinai alla ragazza.
-Vieni. -le dissi porgendole una mano. Lei la guardò, poi alzò gli occhi su di me.
-Ti giuro che non mordo. -la rassicurai e finalmente sorrise. Poi prese la mia mano e si alzò in piedi, ma perse l'equilibrio e finì tra le mie braccia. Si scostò subito, imbarazzata.
-Non è niente. -dissi notando quanto fosse arrossita. La aiutai a sedersi sul letto e presi le bende e il nettare.
-Farà un po' male, ma le ferite potrebbero essere infette. -aprii il contenitore. -Poi starai meglio.
Presi il cotone che avevo portato, lo bagnai con il nettare e iniziai a passarlo sui suoi polsi. Lei guardava le mie mani senza dar segno di provare dolore.
-Come ti chiami? -le chiesi tamponando il suo polso destro.
-Emily. -rispose. Alzai lo sguardo sul suo viso e le sorrisi: -Un bellissimo nome, Emily.
La ragazza arrossì: -Lo ha scelto mio padre. -disse, poi gemette per il dolore.
-Scusa. -mi affrettai a dire.
-No, non è niente. -rispose. -Sono abituata.
Le tamponai le ferite ancora, rimanendo in silenzio.
-Tu invece? Qual è il tuo nome? -chiese Emily.
-Arden. -risposi, poi presi le bende e iniziai ad avvolgerle i polsi.
Quando terminai, Emily guardò il mio lavoro.
-Grazie. -disse timida.
-Di niente. -mi alzai in piedi. -Ora dovresti firmare un documento che prova le mie azioni. Sai, mio fratello dice che non sarò mai bravo con "cose mediche". Perciò mi serve una prova.
La ragazza rise e in quel momento guardai meglio le sue braccia nude: erano decorate da strani disegni neri, come quelli che aveva sul collo e sul petto.
-Cosa sono? -domandai indicandole.
Lei si guardò: -Rune. -disse.
-Rune?
-Esatto.
Mi tornò in mente una ragazza che aveva quei segni sulle braccia. Era venuta proprio quel giorno per Allison.
-Allora tu sei una... ehm...
-Shadowhunter? -mi suggerì.
-Sì quella.
Emily annuì: -Mia sorella deve avertelo detto quando è venuta qui sei mesi fa, giusto?
Annuii: -Vi somigliate.
Lei sorrise.
E poi arrivò mio fratello.
-Arden? -mi chiamò fermandosi davanti alla cella. Appena mi vide sorrise: -Eccoti. È ora di cena.
-Arrivo. -guardai Emily. -Tornerò. Scusa se non posso darti un trattamento migliore. Ma qui dentro non sono io che decido.
Prima che lei potesse dire qualcosa, chiusi la cella e misi le chiavi in tasca.
Feci un cenno di saluto ad Emily, che ricambiò, poi io e Adam ci dirigemmo nella sala da pranzo.
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Don't Forget Me
Fanfiction|| DAUGHTER OF THE SUN: LIBRO III || "[...] -Se dovesse succedere mi prometti una cosa? -le chiesi. -Cosa? Mi sistemai in modo di guardarla in viso: -Non dimenticarti di tutto questo, della nostra piccola impresa, di noi due. Di quello che stiamo c...