40-Una vendetta inaspettata

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<Che c'è sei in ansia?>
Mi chiese il rosso mentre aspettavamo l'ondata di violenza. Io fissavo il nulla, per far evitare che le lacrime si vedessero.
<È solo che... ho combattuto per troppo tempo, o per un motivo o per un altro, ho sempre cercato la pace nelle cattiverie che mi ha fatto la gente, trovai la pace solo con te, ho sofferto troppo, sono distrutta, il coma è orrendo. Vorrei un po' di felicità, una famiglia magari, ho bisogno di un salvatore, forse ci penso troppo e questa cosa la odio. Ho sempre pensato che non fosse nulla di sbagliato trascurarmi. Purtroppo lo hanno fatto tutti, anche inconsapevolmente, Penso che se Sofia Falcone non mi avesse sparato tutti mi avrebbero dimenticato, come si fa con le sciocchezze>
Ammisi col rammarico pensando a mio padre e alla sua ossessione per il suo lavoro, forse se non fosse stato per la G.C.P.D tutto nella mia vita sarebbe stato normale.
<Hanno sbagliato tutti, anche io, non mi dovevo far difendere, che uomo sono?>
Si offese. Io sorrisi leggermente bevendo un sorso d'acqua, l'acqua del ospedale sembrava quasi salata come quella dell'oceano più profondo.
<Non è vero, sapevamo che mio padre non avrebbe sparato, l'imprevisto fu Sofia>
Gli accarezzai i capelli rossi.
<Ho avuto paura di morire>
Ammisi sospirando
<Se non ti farai aiutare anche ora ci metti davvero le penne>
Rimproverò Jerome fissandomi serio.
<Sono disposta a morire, ma la devo uccidere>
Dissi con astio nel tono, sentimmo degli spari.
<ALEXANDRA, SONO QUI, SONO PRONTA>
riconobbi la voce di Sofia. Presi la mazza da baseball e una pistola ed uscii, seguita da un esercito misto, fra uomini di Pinguino e così via. Camminavo a passo prepotente fra il casino di gente che si picchiava.
<VAI!>
Disse mio padre uscendo da una camera.
<NO FERMA È UNA MISSIONE SUICIDA!>
Disse Jerome, corsi verso la Falcone, che esitava, l'avevo a dieci metri di distanza quando iniziai a spararla.
<SOFIA DOVE SCAPPI?!>
Dissi con voce maniacale ricordando gli angoscianti momenti che avevo passato in quell'ospedale. Uscì dalla porta di servizio correndo per le scale salendo fino a sopra. Io la seguivo con fretta sparando, la presi al ginocchio e alla spalla.
<TI UCCIDO! GIURO CHE MARCIRAI ALL'INFERNO>
Dissi salendo le scale più rapidamente. Mi sparò alla mano, lasciai la pistola ormai prima di colpi, misi alla presa la mazza, anche se la mano era dolorante, la colpii alla testa, poi allo stomaco, quando finalmente fu per terra colpii al petto, poi alle gambe. La follia è la rabbia era alle stelle.
<FERMA!>
Disse mio padre, che veniva seguito dalla mia scomposta e particolare famiglia mentre io la stavo lanciando giù dai tredici piani di rampe di scale.
<Pensaci... abbi pietà come io l'ho avuto per la metà della gente che sta qui, compreso Jerome>
Diedi un pugno
<QUESTO È PER CARMINE FALCONE-ne diedi un altro- QUESTO PER OSWALD>
La stavo lanciando giù...
<Ferma! Non diventare come me, per favore Alex tu sei molto meglio>
Disse Jerome prendendo leggermente le guance. Io mi calmai, con le lacrime che uscivano, diedi un altro pugno, poi le misi le braccia dietro la schiena.
<G.C.P.D figlia del capitano James Gordon sei in arresto Sofia Falcone per il mio tentato omicidio, marcirai all'inferno>
Dissi io con un sorriso orgoglioso. Mio padre mi guardò, con il mio stesso sguardo, tutti lo facevano. Il mio rosso mi guardava commosso.
<Jerome ti stai commuovendo?>
Chiesi io con un sorriso beffando, lui alzò gli occhi al cielo. Sentii una pistola puntata alla mia tempia.
<Uno dei miei cari scagnozzi>
Disse Sofia. Barbara, Tabitha, Oswald e Edward lo triturarono di colpi di pistola.
<Io vincerò sempre sappilo>
Le dissi, avevo impedito una guerra.
La polizia venne a prendere la criminale...

<Dove mi porti Jerome? Perché il vestito elegante? Non capisco più nulla!>
Dissi divertita al mio ragazzo che mentre mi copriva gli occhi con le mani, mi faceva camminare verso non so che posto di preciso.
<CONGRATULAZIONI!>
Sentii le voci di tantissime persone, il rosso scopri gli occhi, tutti i miei amici erano alla G.C.P.D a reclamarmi. Mi fecero salire le scale andando verso il piccolo balconcino.
<Sono davvero orgoglioso>
Disse il sindaco, passò una medaglia a mio padre che me la mise per poi stringermi la mano, io lo tirai a me e lo abbracciai seguita alle risate e gli applausi di tutti.
<Pensare che cinque anni fa eravamo due ladruncole!>
Mi disse Selina ridendo. Io la abbracciai. Riconobbi anche il timido Jeremiah, forse la aveva invitato Bruce, per fortuna Jerome non lo vide per tutta la serata, il dipartimento era pieno di gente che ballava. Io e Jerome al centro della sala che ballavamo un lento, lui le mani sui fianchi, io le braccia sulle spalle e i nasi che si sfioravano, le labbra che si desideravano e gli occhi incollati a vicenda.
<Ti starò sempre vicino, nessuno più ti infamerà per nulla>
Mi constatò lui stringendomi a se, appoggiai il viso sull'incavo fra la spalla e il collo, dove si trovava la clavicola.
<Non mi far mai andar via>
Implorò, io gli baciai leggermente il collo.
<Mai...>
Oswald rovinò il momento portandoci verso l'ufficio di mio padre...
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𝐌𝐀𝐆𝐈𝐂 𝐌𝐎𝐍𝐊𝐄𝐘 ⭑ jerome valeska Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora