Che cosa voleva dire? C'è sempre più di un modo... cosa dovevo vedere? Cosa mi sfuggiva? Non riuscivo a pensare lucidamente. Dovevo cambiare approccio. Ciò che aveva detto Polly era vero: riuscivo a vedere solo il male e il bene. Dylan incarnava il primo, mentre noi, Sarah ed io, rappresentavamo il secondo. Questo ragionamento però era sbagliato, o almeno era questo che Polly voleva dirmi. Ma allora cosa avrei dovuto fare? Dovevo prendere una decisione, questo lo sapevo, ma in che modo? Nonostante sembri facile, fare una scelta non lo è per niente. Perchè ci piace rispondere a dei questionari con domande multiple rispetto a quesiti a risposta aperta? Perchè preferiamo avere delle opzioni invece che pensare ad una solzione da soli? Perchè così è più semplice. L'uomo sceglie, e sceglierà sempre, la strada più facile, quella in discesa. Avere davanti a sè delle opzioni è comunque una base di partenza, perchè rispetto al nulla assoluto, forniscono sicurezza. Buttarsi a capofitto nel futuro senza sapere cosa ci aspetta non fa per noi, o almeno non per la maggior parte degli umani. La paura di fallire ci condiziona: quante volte ci arrendiamo perchè abbiamo paura di perdere? Quante invece ci scoraggiamo al primo fallimento, per paura di deludere gli altri o noi stessi? Era questo che Polly voleva. Arrendersi non era un opzione valida. Voleva che per una volta provassi a lanciarmi nel "vuoto". Provai ad immedesimarmi in Dylan. Cosa avrebbe fatto al mio posto? E io, cosa avrei fatto al suo? Probabilmente lo stesso, ma con la differenza che mi sarei accertato di non fare del male ai soggetti dei sogni. Cosa stava a significare questo? Non potevo fermarlo, non potevo convincerlo... ma allora cosa avrei potuto fare? Le parole si formarono nella mia mente come onde sulla superficie dell'acqua appena colpita da un sasso. <Aiutarlo> pensai. Forse era un'idea azzardata, ma avrebbe potuto funzionare. D'altronde, non mi rimaneva altro da fare se non provare. Una collaborazione... Dylan in questo modo avrebbe potuto continuare la sua "missione", ma con il mio aiuto magari saremmo riusciti a evitare dei suicidi di massa. Dovevo avvertirlo di questa idea, perciò entrai nella Velvet Room. Mi sedetti davanti alla scrivania, senza degnare neanche di uno sguardo Morfeo. Aspettai. Sapevo che prima o poi sarebbe venuto, perciò nel frattempo decisi di pensare ad un discorso convincente. Cosa avrei potuto dire per far si che accettasse il mio aiuto? Dylan era un uomo irremovibile, quindi discorsi troppo studiati o fatti ad arte non avrebbero funzionato. Serviva qualcosa di semplice e diretto. Improvvisamente si materializzò poco distante da me. <Dylan> dissi. Si girò e mi guardò con fare annoiato ma accondiscendente, come se fosse stato un famoso cantante al quale era stato chiesto un autografo da parte di un suo fan sfegatato. Dovevo dirgli qualcosa, dovevo convincerlo ad ogni costo. <Ho sognato mia sorella...> gli dissi <...sai lei mi ha fatto capire una cosa. A volte nella vita bisogna compiere delle scelte. Tutti i giorni siamo alle prese con delle decisioni, ma scegliamo sempre le più convenienti...>. Riflettei un attimo. Non volevo sparare grandi nomi, ma dovevo fare perno su un qualche filosofo per dare valore alla mia tesi. <Conosci Kierkegaard?> gli chiesi. Mi guardò un po' dubbioso, come se non capisse a cosa stavo puntando. Mi fece cenno di si con la testa. <Allora come ben saprai, fu un grande filosofo del passato. Egli in uno dei suoi scritti disse: "Esistere significa "poter scegliere"; anzi, essere possibilità. Ma ciò non costituisce la ricchezza, bensì la miseria dell'uomo. La sua libertà di scelta non rappresenta la sua grandezza, ma il suo permanente dramma. Infatti egli si trova sempre di fronte all'alternativa di una "possibilità che sí" e di una "possibilità che no" senza possedere alcun criterio di scelta. E brancola nel buio, in una posizione instabile, nella permanente indecisione, senza riuscire ad orientare la propria vita, intenzionalmente, in un senso o nell'altro"> gli dissi. Ancora non comprendeva lo scopo del mio discorso, ma ora avevo attirato la sua attenzione. <In altre parole, fino a poco fa credevo anche io che ci fossero solo due strade, due possibilità... ma non è così. Il punto è che... io credo che ci sia la necessità da parte di entrambi di un sostegno> dissi. <Cosa intendi con "sostegno"?> mi rispose. <Quello che voglio dire è che, so che può sembrare assurdo, ma potremmo darci una mano a vicenda. Del resto entrambi siamo stati catapultati in questa realtà a noi del tutto sconosciuta, senza alcuna informazione... Io so che sei una brava persona, lo vedo nonostante la mia giovane età, per questo non voglio lottare scontrarmi con te... però non posso lasciarti continuare a fare del male, io...> mi interruppe. <Non faccio del male, te l'ho già detto> sbuffò. Avevo sbagliato ad utilizzare le parole, ma del resto stavo improvvisando quel discorso. Continuai: <Sai cosa intendo, non ti sto accusando. Proprio perchè sono certo della bontà celata sotto le tue azione ho scelto di aiutarti. Magari così potremmo evitare per lo meno che i "sognatori" tentino il suicidio... e se come dici tu, non sei interessato alla persona in se ma a fare "giustizia", non ti darà di certo fastidio se dò "un'aggiustata" al tuo metodo...> dissi. Mi guardò dubbioso. Stava riflettendo, ma ancora non era convinto. <Perchè dovrei fidarmi di te? Chi mi dice che una volta entrato in un sogno non proverai a pugnalarmi di nuovo, o peggio... non proverai ad uccidermi?> mi chiese. Lo guardai dritto negli occhi. Volevo dimostargli la mia determinazione e in qualche modo la sincerità delle mie parole. Conclusi il mio discorso: <Sadoc...o meglio Dylan, nessuno può dirti di fidarti di me, se non te stesso. Io ho preso una decisione diversa dal mio solito, ma ho deciso di provare. Ora sta a te fare una scelta. Se non scegli di collaborare, prima o poi ti fermarai, ma non per opera mia. I sensi di colpa colpiranno anche te e a quel punto sarà stato tutto inutile. Puoi anche negare che questo accadrà, ma lo sai anche tu. Ad ogni "intervento" che fai si accumulano cadaveri nella tua mente e prima o poi quest'ultimi rinasceranno dalle ceneri per vendicarsi. Ora sta a te, fai la tua scelta>.
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The Dreams Traveler
FantasíaLa storia vede come protagonista John Collins, un ragazzo di New York appena laureato in psicologia. John svolge una vita solitaria ma ricca di aspettative per il futuro, quando qualcosa sconvolgerà il suo modo di pensare e di agire: egli infatti ot...