Ci sono angoli della città dove nessuno,di solito,si recherebbe. Yokohama aveva tanti piccoli "posti segreti" per ciascuno dei cittadini,a seconda di quel che preferissero fare durante il loro tempo libero.
I posti più gettonati erano bar,pub,casinò illegali,ritrovi di fan di manga,anime,concerti privati di idol famose,tutti posti dove principalmente mafiosi,criminali e gente ricca passavano il venerdì sera,lo sapevo perchè io stesso vi ero stato accompagnato da Dazai tempo prima nel tentativo di farmi "apprezzare gli svaghi della Mafia". A me tutto ciò non interessava minimamente.
Era davvero poco quello che mi interessasse davvero,in realtá.Fin quando una sera d'estate,di ritorno da una missione,mi imbattei in un piccolo negozietto polveroso e apparentemente abbandonato vicino la periferia,schiacciato tra un bar chiuso e un negozio di vestiti che ci pagava il pizzo; osservai la porta in legno,sembrava piuttosto antica,era dipinta di un azzurro tendente al verde ed era scolpita con decorazioni floreali. Senza sapere perchè, mi avvicinai all'insegna. Quel posto mi ispirava come se mi stesse supplicando di entrarci. A caratteri cubitali vi era scritto "Libreria Otonokizaka".
Io,Akutagawa Ryūnosuke,attratto da un posto vecchio e polveroso come quello? Frequentato soltanto da anziani e persone con fin troppo tempo libero?
Tch,impossibile.Apparentemente sembrava abbandonato,ma avvicinandomi mi accorsi che attraverso la vetrina brillava la luce di una lucerna,anche se molto debole. Chi mai poteva essere il pazzo sfrenato che lavorava lì dentro?
Decisi di entrare,visto che non avevo nulla da fare nelle ore successive e spinto da una curiosità immotivata.
Appena aprii la porta,un campanello che vi era attaccato suonò,come nei vecchi film americani.
Mi venne da starnutire,a causa dell'odore di polvere e carta vecchia che si insinuò nelle mie narici,ma mi trattenni.<<Benvenuto,da questa parte!>> una voce fin troppo familiare proveniva da dietro uno scaffale,altissimo come tutti gli altri (fino a raggiungere il soffitto). A terra,molti libri erano accatastati in pile disordinate e alzando lo sguardo potei notare che c'era anche un secondo piano. Avanzai,facendo attenzione a non urtare niente fino alla voce che mi aveva chiamato e quando voltai l'angolo mi trovai davanti ad uno spettacolo molto singolare.
<<La Tigre Mannara? Sul serio?>> mi venne spontaneo ridere,anche se sembrava più il suono di un animale in fin di vita e subito dopo tossii.
<<A-AKUTAGAWA?>> l'altro ragazzo era molto più sorpreso di me,chino per terra con una grossa pila di volumi in mano. Era evidente che mi stesse per attaccare,ma misi una mano avanti scrollando la testa.
<<Non ho intenzione di combatterti ora e qui dentro>> gli dissi,infilando successivamente le mani nelle tasche del cappotto e l'albino sembrò ancora più sorpreso <<sono in pausa. E ho esaurito tutte le mie energie nella battaglia precedente>> gli spiegai.In effetti era vero,ma non potevo dirgli che ero spinto dalla curiosità di sapere cosa ci facesse un membro dell'Agenzia in un posto del genere.
<<Allora che cosa vuoi?>>
Atsushi fece per alzarsi ma nel muoversi inciampò in una trave di legno leggermente rialzata a terra e cadde. Tutti i tomi si riversarono al suolo,con mio grande divertimento.
<<Sei proprio irrecuperabile,Jinkō>> senza sapere perchè mi abbassai a prendere i libri mentre lui faceva lo stesso.
Ci scambiammo sguardi silenziosi,quella vicinanza ci metteva a disagio,era evidente,ma per qualche motivo mi rendeva anche euforico; ero a metà tra il volerlo uccidere e il riempirlo di domande.
Alla fine mi arresi e,raccolti tutti i libri,gliene feci soltanto una.
<<Come mai lavori qui?>>
Lui rispose,sedendosi su una poltrona,stanco.
<<Part time... Cerco di guadagnare qualche soldo in più,inoltre questo posto sembra molto interessante>> sorrise.
<<Interessante,dici? Ma se è pieno di vecchi e inutili libri>>
<<Molti libri sono vecchi,si,ma non significa che siano meno interessanti..>>
Che stupidaggine,a cosa potevano mai servire tante parole disposte inutilmente su un foglio? Non ero molto dedito alla lettura,anche se non vi ero del tutto estraneo.
Il ragazzo davanti a me,però,sembrava molto determinato a farmi cambiare idea.
Si alzò,prendendomi per il polso e trascinandomi fino al piano superiore,che era simile al piano inferiore tranne per delle poltroncine e dei divani posti nel bel mezzo della stanza.
Non opposi resistenza,anche se ero sicuro di essere arrossito leggermente al contatto. Ma che diavolo mi prendeva?L'albino mi fece sedere sul divano e si parò davanti a me,con aria seria (anche se sulla sua faccia quell'espressione sembrava strana).
<<Dimmi,Akutagawa,cosa ti piace?>>
Rimasi spiazzato,dovetti pensarci un po'.
<<Beh,me stesso>> ironizzai,ma lui mi prese sul serio.
<<Oh,sai a chi piaceva tanto sè stesso? A Dorian>>
<<Dorian?>> domandai,confuso.
<<Dorian Gray. Gli piaceva così tanto la sua immagine che fece un patto col demonio per rimanere sempre giovane e sempre puro,anche se commetteva atti criminosi>>
<<Davvero? E come fece?>> ero interessato,davvero esisteva qualcosa di questo genere? Mi misi a sedere meglio sul divano e la Tigre Mannara mi raccontò di un certo dipinto che quest'uomo si era fatto fare e che gli aveva permesso di rimanere sempre uguale fisicamente.
Ero affascinato.
<<E alla fine?>> chiesi.
<<Alla fine è morto>> mi rispose,ci rimasi leggermente deluso. Questo Dorian Gray sembrava un uomo infinitamente potente e immortale,lo ammiravo,eppure alla fine era morto come un comune essere umano.
<<E sai chi,invece,non era davvero morto?>> domandò ancora l'albino,sedendosi accanto a me. Scossi la testa.
<<Mattia Pascal>>
<<Mattia Pascal?>>
<<Esatto, è un uomo che...>>
Iniziò a raccontarmi di quest'altro famoso uomo che aveva simulato la sua morte e assunto un alto nome solo per sfuggire ai debiti e alla suocera. Lo reputavo un codardo,eppure continuai ad ascoltare la sua storia.
<<...alla fine tornò a casa e provò ad essere un uomo onesto,ma ormai per tutti era morto>>
<<L'onestà e la virtù sono valori dei deboli>> esordii.
<<La pensi come Juliette?>> la Tigre Mannara mi porse un libro,che presi. Sulla copertina vi era scritto "Justine ovvero le disgrazie della virtù".
Chi era ora questa Juliette?
Prevedendo la domanda,l'altro rispose.
<<Justine e Juliette erano sorelle. Separate dalla morte dei genitori,la prima seguí la strada dei sani valori ma fu sfruttata e tutti abusarono di lei,la seconda si diede al vizio e prosperò>>
<<La seconda era intelligente>>
L'albino rise.
Mi stava piacendo ascoltare tutti quei racconti,per quanto mi sembrasse strano. Il viso del ragazzo mentre raccontava quelle strane avventure era rilassato,felice. Lo trovavo bellissimo,ma non glielo avrei mai detto.Continuò a raccontarmi di altre persone,un uomo naufragato su un Isola che incontrò un indigeno e lo chiamò come uno dei giorni della settimana,un aviatore che si perdeva nel deserto e un bambino che gli chiedeva di disegnargli una pecora,un investigatore francese dai baffi lunghi e strani e un omicidio sopra un treno diretto in Oriente...
La Tigre Mannara sbadigliò,era mezzanotte inoltrata.
Come aveva fatto a coinvolgermi e stregarmi in quel modo? Mi aveva sballottato tra tanti mondi e tanti racconti diversi,mi sentivo come se avessi vissuto un centinaio di vite,tutte in una volta.Improvvisamente calò il silenzio. Ci ritrovammo a fissarci,probabilmente i miei occhi erano ancora pregni di quell'ammirazione e di quell'euforia che mi avevano attraversato nel sentirlo parlare.
Lui sembrava contento,come se avesse realizzato uno dei suoi obiettivi,ma l'atmosfera era cambiata in un paio di secondi.
Era come se dopo tutte quelle storie mancasse ancora qualcosa,un finale diverso,un finale che volevamo scrivere noi. Ci baciammo,in quella biblioteca polverosa,circondati da centinaia e centinaia di persone incatenate a fogli di carta.
Potevo immaginare il signor Gray e il signor Pascal indicarci e bisbigliare ridacchiando,mentre quattro sorelle,Amy,Joe,Beth e Margaret ci osservavano da un angolo con aria sognante,mentre si stringevano le mani a vicenda.Quel che stava accadendo era pura follia,ma era una sensazione stupenda. Le labbra dell'albino erano morbide e schiudendo leggermente gli occhi vidi che le sue gote erano colorate di rosso,probabilmente come le mie.
Da quel momento spensi il cervello e non mi chiesi più nulla,nemmeno come ci ritrovammo stesi sul divano con lui a cavalcioni su di me,mentre continuavamo a baciarci.
Quando fummo a corto di ossigeno,ci staccammo e distogliemmo lo sguardo,con aria colpevole.Lui fu il primo ad alzarsi ed io lo seguii,sistemandomi meglio il cappotto e dando un paio di colpi di tosse.
Silenziosamente ci dirigemmo al piano inferiore,e visto che era tardi decisi di andarmene. Prima di varcare la soglia della porta,mi girai e lo guardai negli occhi.
<<Jinkō>> lo chiamai.
<<Mh?>>
<<Conosci davvero delle persone fantastiche... Tutte quelle di cui mi hai raccontato>>
L'albino sorrise sincero.
<<Ti va di conoscerli?>>
Davvero? Aveva intenzione di farmi conoscere tutte quelle persone?
<<Davvero? Potrei?>> chiesi,mentre ulteriore euforia si faceva spazio dentro di me. Non mi era mai capitato di comportarmi così,come un bambino a cui regalano il primo giocattolo.
<<Certo che puoi,Akutagawa>> mi rispose la Tigre Mannara <<devi solo tornare qui,anche domani>>
Ci pensai un attimo,e poi annuii,uscendo dalla biblioteca.
<<Ci tornerò sicuramente>>
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˚ ༘♡ ⋆。˚ ꕥ Literacy [Shin Soukoku]
Fanfiction❉ ╤╤╤╤ ✿ ╤╤╤╤ ❉ OneShot dove Atsushi è un bibliotecario e Akutagawa scopre un mondo di cui non era a conoscenza. ❉ ╧╧╧╧ ✿ ╧╧╧╧ ❉ | | ATTENZIONE: SPOILER DI TUTTI I TIPI | |