Non dovevo nemmeno esserci

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"regà, eccomi" urlò d'improvviso il ragazzo entrando dalla porta d'ingresso.

"oh zì che cazzo ti urli?" intervenne subito Elia, che per colpa del suo amico Giovanni, si era svegliato di soprassalto quasi cadendo dal divano.

"per farmi perdonare ho portato la colazione a tutti" continuò appoggiando due sacchetti sul tavolo in salotto.

"Gio, sta zitto. È mattina, la mattina non si parla" continuò il ragazzo con l'orecchino coprendosi la faccia con il cuscino.

"Ma zì, che stavi a fa?" spuntò Martino dalla porta della camera con le mani congiunte al petto che si muovevano a ritmo su e giù.

E così, dopo aver riposto le chiavi di casa sull'apposito gancio, Giovanni si girò verso il rosso e, imbarazzato cominciò a grattarsi la nuca balbettando alcune parole sconnesse fra loro.

"Ma no, ceh, niente di grave" iniziò guardandosi i piedi "in pratica non c'era- vabbè tutto risolto" concluse sorridendo al suo amico ritornando in salotto.

Lui infatti, non aveva proprio intenzione di dire ai suoi amici che non era salito con loro a Bracciano perché la sua ragazza, l'Argentina, come la soprannominavano, gli aveva inviato un messaggio riferendogli che aveva casa libera e che, invece di prendere l'autobus e dare inizio alla loro vacanza ha preferito lasciarli andare e correre da lei.

"ma luchino?" aggiunse cercando di cambiare velocemente discorso, girandosi di nuovo verso Martino, che nel frattempo si era portato entrambe le mani in faccia strofinandosi gli occhi.

"non so zì" gli rispose sbadigliando.
Anche se in realtà sapeva benissimo dov'era Luca. Durante il viaggio avevano litigato e di conseguenza non si erano parlati per tutta la sera.

Ma questa storia non racconta di Luca, Martino o Giovanni, ma di Elia, che in tutto questo era rimasto sul divano cercando di riprendere sonno.

"oh ma vi volete stare zitti?" urlò togliendosi il cuscino dalla faccia "ripeto, è mattina, non si parla." disse girandosi sul fianco dando le spalle ai ragazzi che dopo essersi lanciati un'occhiata confusa, ripresero a farsi gli affari loro.
Martino tornò in camera e Giovanni uscì sul terrazzino ritrovandosi Luchino sdraiato sul divanetto affianco all'uscio che dormiva tranquillamente.

Ed è quando sentì la porta chiudersi rumorosamente che Elia non può far altro che sbuffare, sedersi sul divano e abbandonare l'idea di riuscire a riaddormentarsi per recuperare qualche ora di sonno persa giorni prima dell'esame orale di maturità.

Anche se, ammettiamolo, Elia non è mai stata una persona che ama dormire, preferisce passare la notte a guardare un film o a scorrere la home di instagram fino alle 5 del mattino con qualche "pausa sigaretta" o "pausa pipì".
Crede perfino che sia durante la notte che succedono le cose migliori, che "i treni che cambiano la vita esistono, ma non si aspettano. Si guidano", dice sempre quando qualcuno gli domanda perché non dormisse mai.
Oppure è perché le ore comprese fra la mezzanotte e le 6 hanno la curiosa abitudine di farti sentire o sulla vetta più alta del mondo o sotto terra.
Alle 3 del mattino le persone sono reali, oneste e vulnerabili, ed Elia le ama.

Tra uno sbadiglio e l'altro il ragazzo decise di alzarsi e, trascinando i piedi, arrivò al tavolo dove Giovanni aveva lasciato il sacchetto della pasticceria.
Dopo essersi lasciato cadere sulla sedia con la delicatezza di un elefante, afferrò il sacchetto e lo aprì, pregando mentalmente di trovarci dentro una brioche alla crema.

Sorrise come un bambino quando all'interno vide le brioches, Giovanni lo conosceva davvero bene.

"Faccio il caffè zì?" spuntò Martino dalla camera da letto con i capelli rossi sparati in aria e gli occhi socchiusi che ancora devono abituarsi alla luce del sole che entra in casa.

"mh-mh" annuì Elia addentando la sua brioche mentre guardava il suo amico strisciare i piedi fino alla cucina.
"hai parlato con luchino te?" continuò addentando la sua brioche, rimanendo deluso nello scoprire che non era alla crema ma vuota.

"no zì" rispose il roscio appoggiando la caffettiera sui fuochi dando le spalle ad Elia.

"dovresti" aggiunse passandosi una mano nei capelli cercando di sistemarli.

"Io non devo proprio niente." sbottò di colpo il roscio girandosi verso di lui "lui ha creato il casino. È stato lui a crearmi tutti sti problemi. Dovrebbe lui scusarsi e cercare di sistemare tutto, io non devo proprio niente Elì" continuò quasi urlando, facendo sgranare gli occhi ad Elia che ascoltò tutto masticando l'ultimo morso della brioche.
"io ho perso una persona a me cara, la persona, credo, più importante della mia vita perché lui s'è preso a male perché la sua ragazza m'ha baciato, completamente ubriaca ad una festa dove io non dovevo nemmeno esserci.
Non devo proprio niente" sputò acido con gli occhi lucidi e dopo aver osservato Elia per qualche secondo, ritornò in camera sbattendo la porta.

Martino non stava bene, per niente. È sempre stata una persona molto forte, se cadevi ti rialzava e se non gli davi retta è pure capace di farti alzare a calci.
Solo che la fregatura di essere forti è che quando si ha bisogno di aiuto non si sa come chiederlo o peggio, non si vuole essere aiutati.

"Oh ma che state facendo?" disse Giovanni entrando in casa, che dopo aver sentito tutte quelle urla si prese un mezzo infarto pensando che i suoi due migliori amici si stessero azzuffando dentro casa e che stessero sfasciando tutto.
"Ma che- era Martino?" chiese ad Elia, che non si era mosso di un millimetro, rimanendo seduto ancora confuso e scosso da quello che era appena successo, annuendo al ragazzo biondo che rimase sulla soglia della porta a guardarlo con uno sguardo che sembrava proprio dirgli "cominciata bene questa vacanza"

*spazio autrice*
dopo anni e anni d'assenza, eccomi tornata.
è il primo capitolo, quindi scusate se è molto corto :D

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