Capitolo terzo: la verità

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Svoltai velocemente nelle varie vie e, in un tempo che credevo impossibile, mi ritrovai in mezzo al parco del Valentino che dista circa 2,5 km.

Ansia e paura mi invadevano. Il cuore batteva all'impazzata, correvo a testa bassa sperando che nessuno notasse i miei occhi. Il mio unico pensiero in quel momento fu "È impossibile" e me lo ripetevo un miliardo di volte cercando di convincermi che quel ragazzo non esisteva e gli occhi dorati erano dovuti alla luce. Ma dato che sono molto testarda e nessuno riesce a convincermi a fare niente, non credevo nemmeno a me stessa. Quel ragazzo di sicuro esisteva, ma per quanto riguarda gli occhi, sono un mistero.

Non mi voltai nemmeno a guardare se James mi avesse seguita. Ma se davvero avevo capito che tipo di ragazzo era probabilmente lo avrà fatto e infatti fu così.

-Sophie! Fermati!- mi stava urlando dietro. Inchiodai di colpo e quando lui notò che mi ero fermata era evidentemente sorpreso. Non se lo aspettava e per poco non mi veniva addosso.

-È impossibile- dissi io per la millesima volta con voce inclinata e scioccata.

-Nulla lo è davvero- affermò lui e intuii che sapeva molte più cose di quelle che immaginavo.

-Cosa sono?- chiesi sperando in una risposta come "Sei umana" oppure "Una persona normale", qualcosa del genere.

Lui mi guardò negli occhi e l'intensità con cui lo fece mi costrinse a distogliere lo sguardo ma lui mise due dita sotto il mio mento per potermi fare alzare il viso e quindi mi obbligò a riguardarlo negli occhi. Prima di rispondere rimase in silenzio per alcuni secondi e poi disse -È ciò che dobbiamo scoprire. Però devi venire con me.

Annui e lo segui verso luoghi sconosciuti.

Arrivammo davanti ad un palazzo nei pressi di lingotto, difronte ad esso c'è un piccolo parco giochi. Mi guardai in torno cercando di capire cosa ci facessimo li.

-Seguimi- disse lui e mi sembrava molto meno freddo del solito.

Schiacciò delle rocce per terra con una specie di penna strana e sembrava che ci fosse una combinazione ben precisa. Il palazzo si divise e in mezzo si notò una villa piuttosto moderna e grande. Guardai la villa cercando di studiarla: era quasi interamente costituita da grandi vetrate e c'erano anche due grandi terrazze. Era di circa tre piani. Ciò che era appena successo al palazzo mi ricordava vagamente Grimald Place di Harry Potter e l'ordine della fenice.

Guardai James con faccia interrogativa e sorpresa e lui sghignazzò evidentemente divertito dalla mia espressione facciale. Mi spiegò che era tutto un meccanismo magico e che per azionarlo bisognava sapere un codice. Disse anche che quell'aggeggio strano si chiama shadown e che si utilizza specialmente per disegnare dei simboli speciali, i marchi. Ogni marchio è diverso l'uno dall'altro. Hanno poteri diversi, come possono essere velocità o forza. Tutti i marchi scompaiono dopo un' ora però c'erano solo due marchi permanenti: potere angelico, che alzava il livello delle tue abilità, e il marchio dell'amore. Veniva disegnato ai matrimoni e indicava un unione che non si poteva spezzare, che durava per sempre.

Entrammo dentro la villa. All'ingresso, la prima cosa che notai fu una grande statua di marmo che rappresentava un angelo e sotto c'era scritto "Arcangelo Michele".

Una ragazza di circa sedici anni ci venne incontro. Aveva i capelli neri come la pece e gli occhi di un blu molto scuro, come l'acqua nelle profondità dell'oceano. Mi squadró da testa a piedi con curiosità, guardò James e indicandomi, disse -Chi è?

-Lo dobbiamo scoprire- si fermò pensandoci un attimo -ci puoi pensare tu?- disse lui, un po' vago.

Lei annuì e mi disse di seguirla.

Quando arrivammo in una stanza che sembrava essere un'infermeria dati i lettini e i monitor, si presentò porgendomi la mano -Sono Elle Wood.- aveva un sorriso caloroso. Questa ragazza era completamente diversa dal freddo James, ma magari lo conosco troppo poco.

-Piacere... Sophie Hall.- dissi io sorridendole a mia volta.

-Allora, tu e James come vi siete conosciuti?- chiese lei. E io iniziai a raccontarle la storia da capo, iniziando dalla sera al bar. Nel mentre che parlavo non mi sono nemmeno accorta che mi aveva già prelevato il sangue.

Mentre aspettavo l'esito iniziai ad agitarmi. Volevo sapere la verità al più presto.

Attesi per circa due ore e ormai era l'una passata. Quando James ed Elle uscirono da quella maledetta porta dell'infermeria scattai in piedi. Si scambiarono sguardi preoccupati, sembravano persino... spaventati? Che stava succedendo?

-Abbiamo l'esito- annunciò James. Lo guardai attendendo che continuasse ma lo fece Elle, che mi disse -Sei per metà una Lightfighter e per metà una strega.- iniziò a dire e già mi girava violentemente la testa.
Poi continuò -La percentuale di sangue angelico puro è troppo alta e si suppone che tu sia figlia di qualche angelo o persino di qualche arcangelo. Probabilmente tua madre però era una normale Lightfighter e questo si spiega con quella piccola percentuale del tuo sangue che è umano. Ciò che non riusciamo a capire è perchè sei per metà strega. Lo si deduce dal sangue demoniaco ma streghe e stregoni non possono avere figli. La cosa più probabile è che ti sia stato iniettato a te da bambina o a tua madre mentre era incinta.

-E le percentuali quali sono?- chiesi mentre ero ancora scossa da tutte quelle informazioni.

-80% sangue angelico, 10% demoniaco e 10% umano- disse James e poi continuò -non si è mai visto nessuno come te, dovrai restare qui per un po'. Anche perché gli stregoni iniziano a manifestare i loro poteri fra i quattordici e i quindici anni. C'è qualcuno alla quale succede prima ma sono solo delle eccezioni e quanto pare tu fai parte di queste se non ti sei mai accorta di nulla di anormale.

Pensai agli occhi davanti allo specchio quando ero arrabbiata ma non li accennai nemmeno perchè James sapeva dei miei occhi.

Annui e poi dissi -E mio nonno?

Ed Elle mi disse che non doveva venire a sapere nulla e che, con una buona probabilità, avrei dovuto troncare ogni rapporto con lui.

-Un' ultima domanda- incominciai -Cosa sono i Lightfighter?

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