CAPITOLO 8

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Il primo pensiero di Kael fu che quello sarebbe stato l'inizio di una giornata di merda. Fuori pioveva a dirotto ed il fango si era attaccato alle ruote delle sua macchina, sporcandogliela. Infilò i piedi all'interno degli scarponi da montagna, stirò i pantaloni di pelle con le mani ed infilò la camicia mezza sbottonata all'interno di essi, innervosito. Non partecipava ad una riunione del branco da mesi, ed ogni volta era una seccatura, per lui, prendervici parte. Neal lo aveva pregato di presentarsi e sebbene fosse una testa dura aveva dovuto acconsentire. Bene o male quello che sarebbe uscito fuori avrebbe fatto comodo anche a lui.

L'amico lo aspettava nella propria macchina da almeno dieci minuti. Non si era lamentato per il ritardo solo per non innervosirlo ulteriormente, ma allo scoccare dell'undicesimo minuto fece suonare il clacson, inveendo contro il tempo e contro il Segugio. Di un Alpha in ritardo non si era mai sentito e lui non voleva fare brutta figura, non in un momento delicato come quello. Aveva preso il posto del padre da nemmeno un anno e già lo disprezzava. Non gli era mai piaciuto il potere, il prendere decisioni che avrebbero potuto far male agli altri.

Comandare non era nel suo sangue pacato, e in un mondo fatto di bestie e coglioni era difficile farsi apprezzare senza dispute ulteriori o fraintendimenti. Sapeva di non essere ben visto dalla maggior parte di loro: dopotutto era giovane ed inesperto, ma nessuno aveva mai detto niente. Il rispetto che il branco aveva nutrito per anni verso suo padre aveva portato tutti al silenzio generale e a lamentele nascoste, dietro le spalle.

Se avesse potuto avere la possibilità di una scelta avrebbe deciso di allontanarsi da tutte le questioni burocratiche con cui doveva confrontarsi tutti i giorni. Era difficile essere il leader di così tanti Mannari, specie se si entrava spesso in conflitto con essi. Sua moglie lo aveva consolato appena qualche giorno prima, dicendogli che presto o tardi si sarebbero abituati a quel cambiamento, ma il primo che doveva farlo era proprio lui.

Il rumore della portiera che sbatteva lo riportò con i piedi per terra.

«Buongiorno.» Neal premette il piede sull'acceleratore e con una mano pronta a scattare per impostare la marcia sorrise all'amico.

«"Buongiorno" un cazzo, fratello.» In appena cinque minuti sotto la pioggia era riuscito a bagnarsi completamente ed ora i capelli di Kael ricadevano sulla fronte e davanti agli occhi come tante piccole tende. «Scommetto che avranno da ridire anche sulla camicia.» Risero entrambi, consapevoli di quanto fosse vera quell'affermazione.

Si conoscevano ormai da anni, ed entrambi avevano preso parte alla vita dell'altro sin da piccoli, quando ancora giocavo nel cortile di casa Prift ed i problemi del comando o della caccia non li assillavano troppo. Se Kael odiava il branco Neal sperava di essere accettato proprio da esso. Vedeva un gruppo, una famiglia, degli amici e dei confidenti in ogni membro. Il Segugio premette il dito sul tastierino della radio e la sintonizzò su un canale più rock, scuotendo la testa allo stesso ritmo con cui i Linkin Park stavano suonando.

«Ci saranno tutti?» Neal girò a destra, imboccando l'autostrada provinciale ed immettendosi nel traffico. Avevano scelto di ritrovarsi a Ryak, un paesino poco più lontano che distava appena mezz'ora da St. Plate. C'era un pub, in quel paese, frequentato principalmente da mannari e, come a farlo apposta, si trovava in una zona poco abitata, più nascosta rispetto al centro. Neal gli lanciò un'occhiata veloce e con un'alzata di spalle sospirò.

«Se per tutti intendi anche Jèremias, allora si. Lo hanno svegliato proprio l'altro giorno, penso c'entri Deborah ma non ne sono sicuro.» Il resto del tragitto lo passarono in religioso silenzio, ognuno immerso nei suoi pensieri. Si chiedevano entrambi cosa sarebbe successo di lì a poco, cosa avrebbero detto gli altri ma soprattutto il ragazzo che aveva scatenato tutto quel putiferio.

WOLF'S HOWL | In RevisioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora