Inferno

639 28 16
                                    

Quei baci lo avevano inebriato. Letteralmente. E nel suo cuore, l'uomo si sentì un vigliacco per non essere riuscito a chiudere definitivamente con Jane. Ma come poteva permettersi di distruggere la sua felicità? Come poteva azzardarsi a spegnere quel suo bellissimo sorriso? Distrutto dal dolore, l'uomo uscì di casa con l'esclusivo proposito di recarsi nel bar a pochi passi dal centro di Los Angeles al fine di scolarsi uno o due bicchieri di birra. Quando vi giunse, però, vide dietro al bancone l'ultima persona che avrebbe voluto vedere in quel momento: Jane McMiller. Il volto della ragazza era raggiante ed era intriso di una gioia immensa.
Che stesse pensando a lui, in quel preciso istante?

"Professore! Che cosa ci fa qui?"


Quella voce soave lo ridestò per l'ennesima volta dai suoi pensieri. Con determinazione, Thomas si avvicinò al bancone, tentando di censurare le proprie emozioni. Cosa le avrebbe detto ora?

"Nulla di che, signorina..." rispose, scrutando con attenzione gli altri presenti nel bar.

"Passavo da queste parti, dunque... ma lei, piuttosto... pensavo non lavorasse più qui."

"Si sbaglia... di tanto in tanto, il padrone mi chiama per i fine settimana" rispose lei, cercando di apparire indifferente tanto quanto lui.

"Capisco."

"Cosa posso offrirle? Un caffè? Un thé?"

"Una birra ghiacciata, per favore."

Jane assunse un'espressione contrariata.

"Professore, lei sa benissimo che l'alcol non è la soluzione ai problemi, non è vero?"

"Signorina, che cosa vorrebbe insinuare? Faccia il suo lavoro, piuttosto!" ribatté lui, sorridendo fra sé. La parte del professore irritato e scontroso non gli riusciva più bene come un tempo.

La ragazza stentò dal trattenere una risata e, come da lui espressamente richiesto, gli servì una birra ghiacciata. Non appena ne assaporò l'aroma e la dolce fragranza, Thomas si rilassò all'istante. Come al solito, avrebbe fatto le cose a modo suo. Doveva fare le cose a modo suo. Non appena terminò la degustazione della sua bevanda alcolica preferita non mancando di guardare, di tanto in tanto, Jane di sottecchi che ripuliva il bancone cercando di distrarsi dalla sua presenza, l'uomo le lanciò un messaggio implicito.

"Signorina McMiller... già che l'ho incontrata, avrei bisogno che lei si recasse nel mio ufficio per mostrarmi la tesina che le avevo assegnato ben due settimane fa. Solitamente non ammetto ritardi dai miei studenti ma, dati i suoi recenti problemi familiari, ho deciso di chiudere un occhio. Tenga, ecco le chiavi."

Il professore gliele porse e Jane annuì.

"A stasera, nel mio ufficio. Io la raggiungerò più tardi, quest'oggi ho molto lavoro da sbrigare... lei invece, mi raccomando, sia puntuale. Arrivederci."

"Certamente, sarò lì non appena terminerà il mio turno. Arrivederci, professore."

***

Jane continuò a rimirare quel mazzo di chiavi come se avesse vinto alla lotteria. La giovane , infatti, sapeva benissimo che quelle non erano affatto le chiavi dell'ufficio di Hunt ma, al contrario, della sua abitazione. Quella stessa sera, in effetti, i due avrebbero finalmente cenato per la prima volta da soli a casa sua e lei sapeva che l'eccitazione derivante da quel momento sarebbe stata davvero grande.


Non vedeva l'ora che arrivassero le ore ventuno.

***

"Salve Grace, come stai?"

Ricominciare - L'Alunna e Il ProfessoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora