Siete mai stati a Tokyo? Se no, vi consiglio vivamente di farci un salto.
Ok, sto scherzando. Isabelle non ci portò in Giappone. Arrivammo negli Inferi e spaventammo una decina di spiriti che se ne stavano in fila per accedere ad una delle tre entrate al di sotto della scritta "State entrando nell'Erebo".
-Ci sono riuscita. -disse Isabelle con la voce rotta dall'emozione. -Grazie, Ocean!
Mi abbracciò, ma io la presi per le spalle: -Izzy, hai fatto tutto da sola. Io non c'entro niente.
-Ma... siamo arrivati qui...
-Ed è stato merito tuo. -le sorrisi e lei ricambiò. Fui io ad abbracciarla stavolta.
-Dai, andiamo a cercare Adrian. -disse incamminandosi verso l'entrata "morte facile" tutta decisa. Riuscire a compiere un viaggio ombra nel modo corretto doveva averle rallegrato la giornata.
Avendo una figlia di Ade con me, l'addetto con il cappuccio nero mi lasciò saltare la fila e raggiungemmo Cerbero velocemente. Il cucciolotto ci guardò, come per chiedersi se fossimo dei nuovi giocattoli con cui divertirsi, ma noi lo ignorammo e in poco tempo stavamo vagando nelle Praterie degli Asfodeli con i suoi guaiti di sottofondo.
-Dove sarà Adrian? -chiesi ad Isabelle.
-Non lo so. -rispose lei guardandosi attorno. -Forse dovremmo cercarlo in tutto il regno. Non sarà facile, ma ci possiamo provare.
Iniziammo a cercare nostro cugino, evitando le anime in coda per entrare in un padiglione di tela nera da cui uscivano le file che portavano ai Campi della Pena e all'Elisio.
Ogni volta che scendevo negli Inferi per fare una visita a zio Ade rimanevo colpito dal silenzio che regnava nelle Praterie degli Asfodeli. Un silenzio colmo di ansia e preoccupazione per il giudizio che portava alla punizione eterna o alla salvezza, anche se la maggior parte delle anime non ricordava chi fosse stato in vita.
Ci avvicinammo ad un piccolo boschetto di pioppi, dove le anime che non avevano commesso reati o grandi imprese erano condannate a vagare senza meta sui campi gialli che si estendevano all'infinito. Chissà da quanto tempo erano lì.
-Lo vedi? -chiesi ad Isabelle.
-No. -rispose lei allungando il collo per controllare meglio.
-Proviamo ancora un po' qui, poi cercheremo nei Campi della Pena e nell'Elisio, va bene? -proposi. Lei annuì e così proseguimmo.
Mentre mi guardavo attorno, tesi l'orecchio: forse avrei sentito un suono, una voce che mi avesse fatto capire dove fosse Adrian; ma gli unici suoni che sentivo erano le urla delle anime torturate nei Campi della Pena e le risate degli eroi nell'Elisio.
Ma, dopo aver cercato a lungo nelle Praterie degli Asfodeli, capimmo che Adrian non era lì.
-Ora dove andiamo? -chiese Isabelle.
Ci pensai: -Secondo me è nei Campi Elisi. -risposi.
-Come fai a dirlo?
-Adrian è morto sacrificandosi per Allison, come un eroe, giusto? E gli eroi vanno nell'Elisio, dove possono decidere se rinascere o no.
Izzy fu d'accordo con me.
-Andiamo. -dissi allora.
L'Elisio era circondato da mura. Da lì provenivano voci allegre e risate, unite a un profumo dolce.
Anche qui riuscimmo a passare grazie ad Isabelle, che venne riconosciuta dagli addetti. Entrammo nelle mura e il mio sguardo venne catturato dalle Isole dei Beati, in mezzo ad un piccolo laghetto azzurro. Intorno a me c'erano quartieri e case di ogni epoca dove abitavano coloro che erano stati eroi nella vita terrena.
-Adrian? -chiamò Isabelle a voce alta. Non ottenne risposta, ma molti spiriti si voltarono a guardarla.
-Forse è lontano. -dissi.
-O forse non ricorda chi è. -ribatté lei. Detestavo ammetterlo, ma era molto probabile. Così mi sforzai di essere ottimista: -Proviamo a cercare. -dissi. -Non siamo nemmeno sicuri che sia qui, perciò quello è un problema secondario per ora.
-Hai ragione.
Dopo un po' chiedemmo ad un'anima. Era una giovane donna e sicuramente aveva notato Adrian e ci aveva provato con lui. Faceva parte di quella tipologia di ragazze che ci provavano con mio cugino.
Lei però ci disse che non aveva mai visto un ragazzo che corrispondeva alla nostra descrizione e perciò continuammo a cercare, sotto lo sguardo sospettoso delle anime. Avevano sicuramente capito che noi, contrariamente a loro, non eravamo morti.-Non credo che sia qui, Ocean. -disse Isabelle dopo una buona mezz'ora di ricerche nell'Elisio. Ci eravamo seduti sulla riva del laghetto che circondava le Isole dei Beati.
-Allora non ci resta che andare nei Campi della Pena. -mi alzai, guardai in quella direzione e rabbrividii: anche da quella distanza riuscivo a distinguere le persone costrette a torture eterne, magari inseguite da segugi infernali o costrette a stare sulle griglie ardenti. Si vedeva anche Sisifo, costretto da Zeus a spingere il masso fino in cima ad una collinetta senza successo. Tutto reso più brutale dalle urla strazianti delle anime.
-Sicuro? -domandò Isabelle. -Ma Adrian non ha mai fatto niente di male. Perché dovrebbe essere lì?
-Beh, è l'unica alternativa rimasta. -dissi. -Neanch'io vorrei andare laggiù, ma non saprei cosa fare altrimenti.
Isabelle sospirò: -Ok, sono pronta. -si alzò anche lei e c'incamminammo.Davanti all'entrata dei Campi della Pena l'addetto non ci degnò di uno sguardo, perciò non mi sorpresi quando ci chiese "Punizione corporale o psicologica?". Probabilmente credeva che noi fossimo due anime punite dai tre giudici (tipi poco simpatici, secondo la mia opinione).
-Scusi. Noi non siamo morti. -disse Isabelle. -Ma io sono figlia di Ade, perciò ci lasci passare.
Finalmente il tipo alzò gli occhi dal quaderno che aveva in mano e, dopo una serie di scuse verso Isabelle, ci lasciò entrare.
Capii subito che quello non era esattamente il posto ideale per le vacanze: la terra era color terracotta, faceva caldo (troppo caldo), i morti erano sottoposti alle torture più terribili che possiate immaginare e le urla mi facevano gelare l'icore nelle vene.
Spinsi mia cugina alle mie spalle: -Stai dietro di me, ok?
-Ocean... -mormorò lei aggrappandosi al mio braccio. -Non credo che Adrian sia qui.
-Già... hai ragione... -concordai. Solo stando lì avevo i brividi lungo tutto il corpo.
E poi una voce tuonò tutto intorno a noi: -ISABELLE!
Mia cugina ammutolì: -È mio padre. -squittì spaventata.
-Gli spiriti devono avergli detto che siamo qui. -dissi. -Andiamo da lui.
Ci dirigemmo verso l'uscita dei Campi della Pena, mentre nella mia testa era tutto confuso: perché Adrian non c'era?
L'unica soluzione plausibile era che fosse ancora sulle rive dello Stige a vagare per l'eternità, visto che probabilmente non aveva avuto una sepoltura adeguata. Però sentivo che non era così. C'era qualcosa che non andava.
Mi lasciai guidare da Isabelle verso l'Erebo, dove si trovava il castello di Ade e Persefone.
Il palazzo era imponente: i muri esterni scintillavano di nero, sopra le torri e i parapetti volteggiavano le Furie. Man mano che mi avvicinavo potevo vedere meglio le incisioni e i bassorilievi che decoravano i muri di ossidiana: scene di morte di ogni epoca.
Quando entrammo nel cortile, guardai le bellezze del giardino di Persefone. Ormai avevo imparato a non far caso alla tentazione di prendere qualche frutto e mangiarlo, perciò seguii Isabelle fino al portone di bronzo del palazzo, che si spalancò proprio in quel momento.
Isabelle era pallida in viso. Beh, come biasimarla: anche zio Ade diventava pericoloso da arrabbiato.
In realtà il dio dei morti era molto affezionato ad Izzy. Non le avrebbe mai detto qualcosa perché voleva che soffrisse, anzi, cercava di farla felice ogni volta che poteva.
Le porte della sala del trono erano spalancate, così entrammo.
Zio Ade era seduto sul suo trono di ossa umane fuse e ci scrutava con i suoi occhi color pece. Sui capelli dello stesso colore era poggiata una corona d'oro. Accanto a lui sedeva Persefone, che ci sorrise come per rassicurarci che sarebbe andato tutto bene. La regina aveva i capelli neri e gli occhi marroni. Si sarebbe potuta scambiare per la madre di Isabelle.
-Cosa state combinando, mocciosi? -fece Ade quando ci inginocchiammo davanti a lui.
-Padre, noi... ecco... -balbettò Isabelle mentre si rimetteva in piedi. Cercò il mio aiuto e così fui io a parlare: -Stavamo cercando Adrian, divino zio. -dissi. -Volevamo...
-Ah, il marmocchio di Zeus. -mi interruppe il dio. -Perché pensate che sia qui?
-Beh, è morto da almeno sei mesi. -spiegai. -Volevamo...
Ade non mi lasciò finire per la seconda volta e dovetti prendere un bel respiro per mantenere la calma:
-Quel moccioso non è mai arrivato qui. -disse. -Mi avrebbero avvertito.
Lasciai un'occhiata ad Isabelle.
-Come sarebbe a dire che Adrian non è qui? -chiese lei. -È...
-A quanto pare ti sbagli, figlia mia. -disse Ade. -Vostro cugino non è morto.*angolo meh*
Tan tan taaaaaaaaan!
Le cose si fanno interessanti... 😏
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Don't Forget Me
Fanfiction|| DAUGHTER OF THE SUN: LIBRO III || "[...] -Se dovesse succedere mi prometti una cosa? -le chiesi. -Cosa? Mi sistemai in modo di guardarla in viso: -Non dimenticarti di tutto questo, della nostra piccola impresa, di noi due. Di quello che stiamo c...