Capitolo 2

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Alzo gli occhi su Jimin. I suoi occhi mi fissamo, e io capisco che sono occhi bellissimi. Riabbasso lo sguardo sul foglio che stringo tra le mani.
Il mio viso si riascalda improvvisamente per via dell'imbarazzo. Cerco di non farglielo notare con tutte le mie forze ma è chiaramente visibile il disagio che traspare dal mio sguardo.

"Signor Park ecco... il paziente sta recuperando, non si preoccupi".

Continuo sorridendogli timidamente e il ragazzo mi sorride a sua volta con il sue bellissime labbra carnose.

"L'ematoma piano piano si sta riassorbendo e le condizioni cominciano lentamente a migliorare, anche se ci vorrà ancora un bel po' di tempo prima di vederlo in piedi" gli spiego; allora mi ringrazia facendo riecheggiare il suo tono dolce e armonioso nella stanza che spezza gli unici suoni di solito presenti provenienti dalla macchina che monitora l'ECG del paziente e dal Ventilatore Meccanico, chiamato tra noi del "giro" VM, che supporta i pazienti con insufficienza respiratoria grave.

Rimaniamo fermi per un attimo osservandoci: quel ragazzo ha gli occhi più incredibili che abbia mai visto. Chiunque porti in giro occhi del genere non può essere una persona cattiva. Occhi scuri e profondi come un abisso, ma che fanno traparire allo stesso momento tristezza e dolcezza. Sono misteriosi, proprio come lui, non posso non rimanerne piacevolmente affascinata.
Mentre sono persa in quell'oscurità, lo vedo avvicinarsi a me cogliendomi di sorpresa.

"La ringrazio per essersi presa cura di me quel giorno..." mi dice timidamente "Ero disperato all'idea di perdere Yoongi..."

Nella sua voce si sente chiaramente un accenno di vergogna, infatti subito dopo abbassa lo sguardo a terra.
Mi lascio scappare un piccolo sorriso.

"Lieta di esserle stata d'aiuto signor Park" rispondo e subito lui rialza lo sguardo su di me.
I suoi occhi scuri brillano come non ho mai visto prima.

"È ora che ritorni a casa, l'orario di visita è quasi terminato, non vorrei rischiare di essere buttato di nuovo fuori dall' ospedale" mi accenna un sorriso imbarazzato facendomi ricordare la prima volta che ci siamo incontrati.

"D'accordo, arrivederci e buona serata" lo saluto educatamente chinandomi.

Il ragazzo si dirige verso la porta, ma prima di andarsene si volta con mia grande sorpresa verso di me. "Dammi del tu..." questa volta è lui che si trova in svantaggio non sapendo il mio nome.
Ridacchio "D'accordo Jimin, comunque mi chiamo Giada. Mi dispiace, non mi sono ancora presentata nelle dovute maniere"

Mi porge la mano che stringo subito sorridendo della situazione assieme a lui. "Piacere Giada" dice con il suo viso da angelo.
"Piacere mio!" e così esce dalla stanza, questa volta chiudendo lentamente la porta dietro di sé.
Non mi resta che compilare delle cartelle cliniche prima di raggiungere la mia piccola amata casetta.

È passata ancora una settimana dal momento in cui ci siamo detti i nostri nomi, Jimin è ora un amico: ci piace chiaccherare e con lui riesco a sfogarmi un po'.

È un ottimo ascoltatore: si, perché quella che parla sono soprattutto io.
Ogni giorno dalle cinque alle sette di sera ci incontriamo, parliamo, alle volte prendiamo un caffè alle macchinette e poi lui va via e io continuo a lavorare.

Il paziene Min Yoongi si è risvegliato: dopo ben due mesi di coma i suoi occhi scuri hanno iniziato a scrutare la stanza confusi, stanchi, ma anche impauriti e pieni di domande.
Cerco di rassicurarlo e di calmarlo, gli spiego le sue condizioni cliniche e chiamo subito Jimin al telefono per dargli la bella notizia così che Yoongi possa aver accanto a lui una persona che possa metterlo a suo agio.

Io e Jimin stiamo proprio bene insieme ma nell'ultimo periodo sembra che qualcosa sia cambiato. Sono ormai diversi giorni che sembra essere più distaccato: sorride di meno, non parla quasi più, mi risponde quasi solamente con versi di assenso o di disappunto, non sta quasi mai seduto sulla "sua" sedia, ma sta vicino alla finestra a controllare la strada trafficata e affollata sotto l'edificio. Guarda anche Yoongi in maniera diversa, quasi preoccupato. Che cosa gli sta succedendo?

Oggi ha portato con sé uno zaino, uno di quelli grandi e capienti da montagna, anche questo mi risulta strano: di solito non ha mai niente con sé a parte il suo telefono.
I miei dubbi aumentano nel momento in cui mi chiede se posso lasciarlo da solo nella stanza con la scusa di voler passare più tempo con Yoongi. Ovviamente non posso negarglielo.

Esco dalla stanza guardandoli un pò confusa quando vengo travolta dal caos dell'ospedale: pazienti, visitatori, infermieri, medici... mi trovo a dover svolgere delle mansioni di routine e vengo chiamata da ogni parte.
Non riesco a non pensare a questo strano cambiamento. E se fosse successo qualcosa di brutto a Jimin?

Dopo circa un' ora non riesco più a sopportare la situazione e ritorno nella stanza di Yoongi con la scusa di dovergli controllare la pressione arteriosa.
Questo senso strano di angoscia che ho da quando Jimin mi ha detto di lasciarlo solo con Yoongi non mi abbandona, è come un presagio di qualcosa di negativo che sta per accadere.

I miei dubbi vengono confermati nel momento in cui, appena apro la porta, rimango spiazzata da quello che vedo, o meglio da quello che non vedo, perché nella stanza non c'è più nessuno.

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