[Meskenet - 1st person]
Non appena aprii gli occhi mi ritrovai in una stanza a me sconosciuta. Ah no. Furono gli occhi di Marinette ad aprirsi. Lei doveva ancora essere incosciente. Mossi un dito, tanto per assicurarmi di non stare semplicemente osservando il mondo esterno come mio solito. Con mia grande sorpresa, il mignolo fece un leggero scatto, procurandomi dolore in tutto il corpo. Cioè, provocando dolore nel corpo di Marinette. Le mie sensazioni erano un semplice riflesso dovuto ai ricordi della mia vita terrena.
Mi sollevai lentamente facendo forza sui gomiti. Era la prima volta che riuscivo a controllare il corpo di una delle mie reincarnazioni. La spiegazione più logica era che il fluire del potere, che mi era stato concesso ormai millenni prima, nell'essere di Marinette avesse aperto una breccia per me.
Era strano poter nuovamente provare l'eccitazione dell'aria sulla pelle, o degli odori che solleticavano il naso. Per non parlare dei brividi che i polpastrelli mi trasmettevano. Ai miei tempi non esistevano letti morbidi come quello in cui mi trovavo. Mi sentivo come ubriaca.
Eppure, in mezzo a quella cacofonia di sensazioni, avvertivo una pungente sensazione di vuoto.
Sorrisi tristemente. Allora era così...
Un tonfo sordo sul balconcino mi fece voltare verso la finestra. Una silhouette ancor più nera della notte si stagliò contro il vetro. Staccai i tubicini trasparenti collegati alle mie braccia e scesi dal letto. Solo in quel momento mi venne in mente come si chiamava il luogo in cui mi trovavo: era un ospedale. Un enorme camiciole bianco copriva l'intero corpo di Marinette, fatta eccezione per la metà inferiore delle gambe.
Aprii la finestra e i peli si rizzarono sulle braccia di Marinette.
Sette...
- Khali... Volevo dire, Chat! -.
Mi scostai quel tanto che bastava per permettergli di entrare, poi richiusi all'esterno la fredda aria della notte.
- Principessa! - mi salutò lui, con gli occhi verdi scintillanti. - Cominciavo a preoccuparmi -. Mi prese una mano e mi fece roteare come in uno di quei musical che a Marinette piacevano molto. Mi ritrovai appiccicata al suo petto, con il viso a pochi centimetri dal suo. Il suo fiato caldo si mescolava con il mio e in quel momento mi sentii colpevole. Avrebbe dovuto esserci Marinette al mio posto. Anche se, in verità, era il suo corpo ad essere letteralmente spalmato contro quello muscoloso del biondino.
Mi dispiaceva anche per Chat. Poverino. Lui credeva di stare flirtando con la sua principessa. Sapevo benissimo che Marinette era attratta dal ladro, ma non avevo la più pallida idea di come avrebbe reagito in una situazione del genere.
- Per quanto ho dormito? -. Il brontolio dello stomaco di Marinette mi suggeriva che aveva saltato più di un pasto.
- Quasi una settimana -.
Se fossi stata Marinette sarei rimasta scioccata da quella rivelazione. I suoi genitori e i suoi amici dovevano essere preoccupati. Ma io non riuscivo a comprendere la gravità di quella prolungata perdita di conoscenza. Anche perché, l'ultima volta che avevo adoperato il potere di Heka avevo finito per perdere la vita. Non ricordavo molto bene il momento esatto in cui ero... beh... morta. Tuttavia rimembravo chiaramente di essermi come dissolta nell'aria tramutandomi in polvere di luce. Il primo successivo ricordo era stato quello del vagito della mia prima reincarnazione. Anubi non mi aveva accettato nel suo Regno dei Morti, ed Heka mi aveva donato la possibilità di vivere ancora mooolti anni.
Sei...
- E immagino tu sia venuto a farmi visita ogni notte - ghignai, allontanandomi leggermente dal corpo del ladro. Lui mi rispose con un caldo sorriso, carico di nostalgia.
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Il Gatto e la Coccinella
FanfictionParigi è alle prese con un ladro abilissimo e di cui non si sa nulla, se non il suo nome: Chat noir. La polizia non riesce a fronteggiarlo. L' unica che sembra riuscire a tenergli testa è una supereroina arrivata da non si sa dove: Ladybug. Una ser...