38. Nuovo membro

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Gennaio 2029

Quanti treni avevano preso tutti e quattro insieme, quante ore passate in viaggio nel van, quanti soundcheck, prove d'abito, concerti.

Quella sera toccava a Roma. Sarebbe stata l'ultima data del tour, l'ultima prima di un periodo di pausa, l'ultima prima che le loro vite venissero stravolte, l'ultima prima che iniziasse un nuovo capitolo.

«Sicuro che stia bene? È ancora pallida come un cadavere.»

Victoria dormiva con la testa appoggiata alla spalla di Dam.

«Non è niente. Ha solo mangiato troppe schifezze.»

Damiano odiava mentire ai suoi fratelli, ma in qualche modo doveva farlo. Avevano deciso di non rivelare nulla della gravidanza finché non fossero sicuri, e almeno fino alla fine del tour. E quel momento era anche arrivato, ma sarebbe stato meglio aspettare quello giusto, quel momento in cui senti le farfalle nello stomaco e sai per certo che non hai più scampo, che è ora di sputare il rospo.

Damiano le posò un bacio sulla fronte e il corpo di Victoria lo percepì, anche se stava dormendo. Lei sentiva sempre, in qualunque istante, le attenzioni che il ragazzo le riservava, e la faceva sentire al sicuro, protetta. Con lui accanto non le sarebbe potuto accadere niente.

Victoria si riteneva molto fortunata ad avere Damiano al suo fianco, perché grazie a lui aveva provato emozioni che non si sarebbe mai immaginata di poter provare.

Lui la guardava dormire, non aveva mai staccato gli occhi da quell'angioletto. Ad osservarla, in quel momento, sembrava tutta un'altra persona, tranquilla ed equilibrata. Quando invece era una ragazza tutta matta, una di quelle che ti stravolgono la giornata. Con quegli occhi chiari in cui potevi far specchiare l'anima, con quello sguardo un po' da bambina, ma che in fondo nasconde una grande donna.

Victoria era unica. Damiano non aveva mai incontrato un'altra neanche lontanamente paragonabile alla sua Vic. Ed era per questo che era pazzo di lei, perché era lei e basta.

***

«Damiano, Vic ti vuole. È nel suo camerino.»

Il ragazzo finì di abbottonarsi la camicia e poi la raggiunse.

«Tutto bene?», le chiese entrando.

«No, non va bene proprio niente», rispose lei esasperata.

«Che c'è?»

«I pantaloni nun m'entrano più. Ho preso quattro chili, nun ne posso già più, tra un po' divento una balena. Però nun voglio smette de mangiare.»

«Dai, tranquilla. Dico a qualcuno de portà altri vestiti che quelli nun te convincono. Ce sarà qualcosa che ti sta bene.»

L'abbracciò. Lui riusciva sempre a calmarla in qualche modo. Forse era la sua voce, il suo modo di parlare, o semplicemente era lui, era Damiano. E quando si trattava di Dam, a Victoria tornava sempre il sorriso.

«Glielo dobbiamo dire. Ormai si saranno anche accorti che nascondiamo qualcosa. Ethan mi guarda come una traditrice ogni volta che apro bocca. E poi sono stanca di mentire sul perché devo sempre chiedere di fermarci in van perché devo andare in bagno. E quando Thomas mi chiede di andare a ballare devo dire che non ho voglia, o quando invece ci vado devo sempre rifiutare da bere. E tu sei cento volte più protettivo del solito. Basta, glielo dobbiamo dire.»

«Dire cosa?»

Thomas ed Ethan se ne stavano appoggiati agli stipiti della porta, in attesa di una risposta.

Damiano e Victoria si guardarono negli occhi, prima di fare cenno agli altri due di entrare.

«Vi dobbiamo dire una cosa», iniziò Vic.

«Questo lo avevamo intuito», scherzò Thomas.

Qualche secondo di silenzio e Damiano prese la parola.

«Tra un po' i Måneskin non saranno più solo in quattro, si aggiungerà un nuovo membro.»

«Ecco, lo sapevo. Lo sapevo che avreste preso un altro chitarrista in più. Due chitarre sono meglio di una. Ma ricordatevi che ci sarà sempre un solo ed unico Cobbra

Thomas tirò su la manica della camicia per mostrare il tatuaggio, mentre Vic ed Ethan lo guardavano allibiti e Damiano cercava invano di trattenere le risate.

«Non prendiamo un nuovo chitarrista», lo rassicurò la ragazza.

«E allora che ci serve?»

«Uno che suona il triangolo», lo prese in giro Damiano.

«Okay, ora torniamo seri», intervenne Ethan. «Quindi?»

«Quindi...», iniziò di nuovo Dam. «Io e Victoria aspettiamo un bambino.»

Ci fu una pausa di silenzio. Vic era sicura di aver chiuso gli occhi per la paura di vedere le reazioni dei suoi compagni, mentre Damiano invece studiava attentamente i loro volti.

Ethan sorrise, come se avesse appena confermato tutto ciò che aveva già previsto.

«Ora mi spiegate come cavolo è potuto succedere!», sbraitò Thomas.

«Eravamo in camera da letto, oppure sotto la doccia? O forse da un'altra parte? Comunque Vic mi è saltata a...»

«Okay, non importa. Magari dopo mi fate un disegnino.»

Scoppiarono tutti a ridere, e dagli occhi di Vic iniziarono pure a scendere le prime lacrime.

Si abbracciarono come fratelli, come se fossero una cosa sola, come una vera famiglia.

«Dovremmo tornare più spesso alla vecchia sala prove», scherzò Damiano, ma non del tutto.

Quella stanza in più che nel loro appartamento avevano improvvisato come una sala prove, avrebbe dovuto cedere il posto ad una culla, un fasciatoio e mille giocattoli sparsi ovunque. Ma questo non avrebbe voluto dire niente. Certo, ora li aspettava una nuova vita, ma l'essere parte dei Måneskin non sarebbe mai cambiato. Avrebbero continuato a fare musica, per sempre, e non importava dove. Era uguale, ogni posto era uguale, ogni posto non era né più né meno bello di un altro. L'importante era che ci fossero loro, la loro passione, la loro musica.

«Måneskin, pronti in fila tra cinque minuti.»

Roma, i tuoi re sono tornati.

Insieme Sempre || Damiano e Victoria ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora