Capitolo 3

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E sai che c'è?
C'è che se non penso più a niente
Finisco a pensar sempre a te
-Carl Brave ft. Frah Quintale, Chapeau

Il pomeriggio di riprese andò a meraviglia: registrarono la puntata di BlindBox e alcune scene per il backstage riuscendo così a restare nei limiti della tabella di marcia.
Non appena finito di lavare ciò che avevano utilizzato nei video (avevano imparato che rimandare il lavaggio dei piatti era una pessima scelta), Dario guardò l'orologio: erano le 19:07, quindi avrebbe avuto quasi un'ora e mezza di tempo per tornare a casa, farsi una doccia, cambiarsi e andare a casa di Cesare. Non era particolarmente amante dei videogiochi, ma se si trattava di passare del tempo con i suoi amici non diceva mai di no.
Dario fu l'ultimo a uscire dallo studio, chiudendolo a chiave per poi dirigersi verso la sua macchina. Gli altri ragazzi gli avevano affidato l'arduo compito di andare a prendere le pizze, quindi salì in macchina deciso a sbrigarsi per non arrivare in ritardo.
Evidentemente la fortuna non era dalla sua parte quella sera, perché non appena ebbe girato la chiave la macchina non si accese.
Guardò la spia illuminata sul cruscotto.
Cazzo.
Era rimasto a secco. Non si era nemmeno accorto del livello basso della benzina e mentalmente ringraziò di non essere rimasto in mezzo alla strada nel percorso d'andata.
Ma ora il suo problema più grande era come sarebbe riuscito ad arrivare a casa senza macchina.
Troppo perso nel problema della benzina, non si era accorto che la sua soluzione stava bussando sul finestrino. Attraverso il vetro azzurrognolo vide gli occhi preoccupati di Nicolas che giustamente domandavano perché non fosse ancora partito.
Dario abbassò il finestrino.
«Tutto okay?»
«Sono a secco» sospirò Dario lasciandosi cadere contro il sedile della sua auto.
«Qual è il problema?» rispose tranquillamente Nicolas «ti accompagno io a casa, tanto abitiamo vicini.»

Oppure puoi venire da me a fare la doccia e poi possiamo passare la serata a limonare sul letto di Cesare mentre gli altri sono concentrati sui videogiochi...

«Sì ma poi come faccio a venire da Cesare? Cazzo devo anche andare a prendere le pizze!»
«Ohi psicopatico calmati, facciamo così. Ti porto a casa, tu ti prepari e alle 20:15 sono sotto casa tua per accompagnarti a prendere ste benedette pizze. E dato che la tua incolumità mi sta a cuore, ti riporto anche a casa.»
Dario richiuse il finestrino, uscì dalla macchina e la chiuse a chiave, per poi seguire Nicolas fino alla sua auto.
«Nic, posso chiederti una cosa?»
«Certo!»
«Perchè eri ancora qui? Voglio dire, sono stato l'ultimo a uscire ed erano già andati tutti via...»

Il cervello di Nicolas si fermò. Non poteva dire a Dario che era rimasto in studio per cercare un momento da solo con lui. Inventò la scusa più banale e meno plausibile nella storia della Valle.
«Mi ero dimenticato una cosa dentro e quindi sono dovuto tornare...»
Dario lo guardò con sguardo interrogativo, ma non si fece domande; in fondo, erano quasi le 19:30 e tra un'ora si sarebbe dovuto presentare a casa del loro amico con le pizze.
Ringraziò Nicolas e salì in macchina con lui. Parlarono del video di quel pomeriggio, ridendo per tutto il viaggio di Cesare che aveva rotto due piatti e poco mancava che distruggesse anche una tazza.

«Oddio Nic non riesco a respirare» disse Dario tra le risate e premendosi il petto con le mani. Nicolas non riusciva a tenere gli occhi sulla strada: ogni dieci secondi si girava verso il suo amico e sorrideva con gli occhi a cuore.
Era felice. Sapeva che non sarebbe mai riuscito a conquistarlo; insomma Dario era quello che nella Valle aveva la fila più lunga di ragazze che non aspettavano altro che portarselo a letto. Nicolas cercava di non pensarci, ma finiva inevitabilmente di pensare a come sarebbe stato ad esserci lui nel letto con il suo migliore amico. Pensieri sicuramente poco casti, ma erano l'unica cosa a cui Nicolas poteva ambire. Nulla di più.

Arrivarono davanti a casa di Dario.
«Va bene, allora ti passo a prendere più tardi.»
«Però questa cosa è terribilmente ironica.»
«Eh?»
Dario scoppiò a ridere.
«Io sono quello sempre in anticipo e tu quello sempre in ritardo. Saremmo una bella coppia»
Il cuore di Nicolas perse un battito.
«Vabbè, ci vediamo dopo. Ah, grazie ancora del passaggio Nic» lo salutò sorridendo Dario.

Aveva appena detto che "Sarebbero una bella coppia".

Nicolas passò il viaggio verso casa sua con quella frase in testa, cercando di concentrarsi sulla strada anziché sul sorriso di Dario. Dannazione, quel ragazzo gli avrebbe fatto fare un incidente per colpa di quel suo sorriso. Per fortuna arrivò intatto alla porta di casa; si preparò velocemente con una doccia e cambiandosi i vestiti.

Chissà come sarebbero piaciuti a Dario.

Probabilmente gli piacevano le ragazze con i vestiti da sera neri e i tacchi alti.

O forse quelle con una salopette di jeans e le Converse ai piedi.

Di solito non ci metteva così tanto a scegliere come vestirsi. Si metteva sempre una delle sue camicie e un semplice paio di jeans. Aveva l'armadio così pieno che gli sarebbe bastato chiudere gli occhi e pescare a caso riuscendo comunque a trovare un abbinamento, ma il pensiero fisso di come Dario lo avrebbe preferito lo aveva bloccato su una scelta che la maggior parte delle volte si risolveva da sola. Alla fine prese la sua camicia blu scuro preferita con dei pantaloni color panna; si vestì e poi andò in bagno a sistemarsi i capelli che quella sera avevano deciso di essere particolarmente ribelli alla spazzola. Guardò l'orologio: le 20:05, era in orario perfetto. Salì in macchina e si diresse verso casa del suo amico. Era già sotto casa sua da un paio di minuti quando Dario aprì la porta di casa richiudendola poi alle sue spalle; aveva notato subito l'auto di Nic e quindi andò sul sicuro, aprendo la portiera del passeggero e salutando quello che, per quella sera, sarebbe stato il suo Uber.

Dopo essere passati dalla pizzeria, i due ragazzi arrivarono a casa di Cesare. Furono accolti con un'ovazione, non tanto per il loro arrivo ma piuttosto per l'arrivo del cibo: Dario appoggiò la torre di cartoni di pizza sul tavolo della cucina e cominciò a distribuirle.

«Patatine fritte e wurstel...questa Tonno è palesemente la tua» commentò Frank dando un'occhiata al condimento sulla prima pizza che Dario aveva aperto.

«Oh, non giudicare. Il mio animo da dodicenne sta piangendo per questa tua presa in giro...»

Cominciarono a parlare, chiacchierando sugli argomenti più svariati. Era incredibile come, nonostante passassero quasi tutto il loro tempo insieme, riuscissero comunque ad avere sempre qualcosa di nuovo da raccontarsi a vicenda. Il discorso, naturalmente grazie a Nelson, arrivò ad una lecita domanda: perché Dario e Nicolas erano arrivati insieme?

«Avevo finito la benzina. La mia macchina è ancora in studio» disse Dario «ho avuto fortuna che Nicolas fosse ancora lì.»

Nelson e Frank fissarono il ragazzo che, con i suoi occhi da cucciolo bastonato bassi sulla pizza, stava mangiando sorridente. Lo sapevano, sapevano che era rimasto lì per vedere Dario. Era quasi banale. Ma nonostante Nicolas non fosse bravo a esprimere i suoi sentimenti, loro li avevano già capiti. Preferirono annuire in silenzio mentre Dario gli raccontava come Nic lo avesse accompagnato a casa e poi a prendere le pizze.

Finita la cena, i ragazzi si dedicarono al motivo principale per cui quella sera si erano riuniti, quindi si diressero tutti in salotto dove Nelson accese la PlayStation, inserendo poi il disco di Call Of Duty. Purtroppo, non potendo giocare tutti contemporaneamente, gli esclusi dalle partite di turno non facevano altro che commentare la scarsezza degli altri giocatori e quanto fossero molto più bravi di loro. I rumori che regnavano nella stanza erano gli spari di Black Ops 4 misti alle risate e agli insulti che volavano da una poltrona all'altra. Sul tavolo di fronte alla televisione, la pizza che Nelson non aveva ancora finito faceva compagnia ad alcuni bicchieri e a due bottiglie di birra.

Quel tipo di serate era ciò per cui Nelson viveva. Passare ore sul divano insieme a Cesare, anche se non era per baciarlo ma per batterlo ai videogiochi, era letteralmente il suo passatempo preferito. Trascorreva insieme a lui la maggior parte della sua giornata, tra le riprese delle sfide in cui erano protagonisti, i pasti condivisi e le riunioni nel suo appartamento, ma era come se non riuscisse a separarsi da lui. Dopotutto, dopo tanti anni, della presenza di Cesare al suo fianco ne aveva fatta un'abitudine. Se non ci fosse stato lui, le sue giornate sarebbero state un susseguirsi di ore passate davanti al computer e pranzi passati al McDonald's. Era felice che quel ragazzo fosse entrato nella sua vita, felice da morire.

N.d.A.

Per chi lo volesse sapere, la camicia di Nic che ho in mente è quella di questo video (https://www.youtube.com/watch?v=IR2cozqCUls&t=633s). Sto cercando di aggiornare regolarmente, ma come al solito sono una frana pure in questo...vabbè, ci vediamo nel prossimo capitolo, love y'all <3

Arriverenze :)

ladynefari0us

They don't know about us || Celson (Space Valley)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora