I am a very very important person

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Non ho mai voluto essere la più intelligente, la più bella oppure la più abile negli sport. In un certo senso non ho mai voluto essere la migliore in qualcosa ma volevo un amico, una persona che non fosse mia madre, ma che sarebbe stato volenteroso ad ascoltarmi quando avevo bisogno di sfogarmi, di qualcuno che mi avrebbe spinto a fare stupidaggini con lui, che mi avrebbe aiutato a studiare, con cui avrei fatto dei pigiama party ogni fine settimana... insomma volevo fare quelle cose che si fanno solo tra amici.

Per questo sin da piccola ho cercato di fare amici ma alla fine creavo solo dei nemici. Ho provato a fare l'intelligente come la mia ex compagna Lisa; osservavo il modo con cui tutti i miei compagni di classe le ronzavano attorno per essere suoi amici e la veneravano come genio.

Pensai di fare la stessa cosa cosicché sarei diventata loro amica: mi sbagliavo.

Iniziai a studiare ore ed ore per poter diventare brava come lei e alla fine la superai, pensavo che loro si sarebbero avvinati a me e invece iniziarono a prendermi in giro chiamandomi "secchiona", "topo di biblioteca" e in altri modi. Non riuscivo a capire perché non mi volessero e l'unica cose che ottenni furono le aspettative dei miei genitori aumentare. Crebbi e entrai nelle medie. Ero la prima della classe e mi arresi sul fatto che nessuno mi volesse come amica. Dopo il primo anno delle medie, i miei genitori mi dissero di volersi trasferire ed io non avevo nulla in contrario. I miei genitori furono sorpresi del fatto che di aver ribattuto e lì capirono che stavo male, per loro la mia solitudine a scuola era una malattia. Non si chiesero se ero io ma incolpavano il contesto e i miei compagni.

Ero io il problema, lo sapevo, pretendevo che gli altri venissero da me a chiedermi di fare amicizia e quando miracolosamente mi chiedevano di uscire con loro, io rispondevo che dovevo studiare. Ero stupida, desideravo la loro attenzione ma invece mi comportavo come se non lo volessi.

Cambiai città e cambiai atteggiamento. Inizia ad vestirmi seguendo la moda a truccarmi. Ero veramente più bella e non lo negherò mai, iniziai a sorridere di più ad essere più volenterosa a lavorare in gruppo a chiacchierare di più; ero decisamente più diversa, tutti mi salutavano la mattina ma quando uscivo dalla scuola non avevo nessun amico ma solo compagni classe.

Mia mamma cercava di farmi sempre un interrogatorio su il perché non le chiedevo di uscire per incontrare un'amica o di voler andare ad una festa. Ma sapevo che in fondo le piaceva quell'idea di avermi vicina per proteggermi.

Adesso ho 19 anni e per sua tristezza e felicità dovevo lasciare casa per andare all'università. Mi ero impegnata tantissimo per essere ammessa al miglior ateneo dello stato. Non ero sconvolta del risultato anzi era come se lo sapevo già.

Iniziai a preparare le valigie nel portabagagli insieme a papà e mia madre usci dalla porta ben vestita, aveva lo sguardo che diceva "sono pronta a vedere Rose Kidman, ovvero mia figlia laureata quando invece non ha ancora iniziato nemmeno la prima lezione". Mio padre era troppo impegnato a sistemare le valigie per poter pensare.

Tornai dentro per sistemarmi: indossavo una camicia che era stretta fino alla vita e dopo si allargava con delle morbide pieghe, dei jeans blu che iniziavano ad ampliare un po' giù delle ginocchia. Mi misi del rossetto glosse rosso ed ero perfetta. I miei occhi sono verdi e i miei capelli sono di color castano scuro.

Questa volta volevo fare colpo e fare amicizia, non volevo vivere i miei anni d'università in solitudine.

Ero tutta stressata a causa del caldo che c'era in macchina e l'eccitazione dei miei genitori non era di grande aiuto. Ci vollero più di quattro ore per arrivare a destinazione e giuro di non essere mai stata così stata felice.

Seguimmo le istruzioni date dai senior affinché potessimo orientarci e sul da farsi. Dovevamo prima sistemare le cose nella mia nuova camera che avrei dovuto condividere con qualcun'altra e non ci volle molto che la incontrai.

<Per caso sei Rose Kidman?> appena ho sentito questa domanda mi voltai e vidi una ragazza alta come me, se non per il fatto che indossavo dei tacchi. Mi sorrise e mi porse la mano e mi disse <Piacere, io sono Veronica, la tua compagna di stanza.>

Titubante le strinsi la mano <Piacere mio, Veronica. Come fai a sapere il mio nome?> le chiesi gentilmente. Per un momento sembrava confusa della domanda per poi dirmi <Nicole, forse non lo sai ma tu sei già famosissima all'università. Praticamente tutti ti conoscono.> 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 19, 2021 ⏰

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