L'Ultimo Bacio sulla Terra

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Ce ne fossero di pomeriggi come quelli. A luglio tutto sembra sorridere. Sarà l'estate, sarà magari perchè le giornate durano di più ed hai più tempo da dedicare a ciò che ti piace fare. Insomma, hai voglia di vivere!

Il sole splendeva in tutta la sua bellezza, il suo calore lo potevi sentire sulla pelle. Un Dio adagiato su di un letto con lenzuola color turchese e cuscini bianchi e spumosi.

Soffiava un ​vento caldo, e su quella collina pareva d'essere nell'Eden.

L'odore dell'erba fresca, i fiori che con le loro varietà di colore riempiono la vista di una pace che solo la natura può offrire. 

Sophie era seduta sull'erba, scalza, con le gambe rannicchiate e il mento sopra le ginocchia, appoggiata con la schiena su quella quercia che dominava il paesaggio sulla città.

Mille pensieri le stavano riempiendo la testa di preoccupazioni. Angosce che solo una donna poteva provare. La paura di crescere, di prendersi delle responsabilità che erano più grandi di lei. La paura di non farcela a sopportare tale impegno da sola, anche se sapeva che sola non lo sarebbe stata. Ma non era pronta, sapeva di non esserlo.

Davanti a sé la città, ma aveva lo sguardo perso nel vuoto. Il vento caldo le accarezzava il viso, scompigliandole i capelli color rame e il frinire delle cicale faceva da colonna sonora a tutte quelle immagini distorte che le stavano passando in mente. 

Una lacrima le scese dall'occhio sinistro. 

Udì un fruscio venire da dietro la quercia.

- Me lo immaginavo che potevi essere qui. Che ti è preso? Si può sapere? - chiese Mark mentre si stava avvicinando. Il tono di voce risultava rassicurante. I suoi piedi schiacciarono delle foglie secche che erano cadute per via del caldo e il vento le aveva raggruppate assieme facendone dei monticelli sparsi qua e la. Assomigliavano a delle colline in miniatura.

Sophie non rispose. Se ne stava lì e non voleva assolutamente parlare, non ne aveva voglia. Si scostò un ciuffo di capelli dalla faccia e se lo mise dietro l'orecchio sinistro. 

- Perchè sei scappata? Avanti dai, ti stanno aspettando tutti al buffet, eh! - disse Mark in modo un po stizzito.

- M'è passata la fame, amore! E poi non ho voglia di stare con delle facce di culo! Ho bisogno di stare un po sola! Quassù. Dove ci siamo conosciuti! - sbottò Sophie.

- Finalmente ti decidi a parlare. E' tutta la sera che te ne stai zitta, e la cosa non mi piace. Lo so che molti di loro non ti vanno a genio però è così, non ci si può fare niente, d'altra parte è il matrimonio di tua sorella! Avanti, dimmi cos'hai piccola. - rispose Mark con tono pacato, sedendosi accanto a lei. 

Un passerotto si posò sul ramo della quercia, cinguettando allegramente. Scrutava il terreno in cerca di qualche seme. Notò i due innamorati.

- Sai, é sempre un piacere ammirare la città da questo punto. Mi piace sentire i rumori ovattati delle folle da quassù. E'come se tutto si stesse allontanando da te. Tutti i problemi, i casini ti lasciano come un'anima lascia il suo corpo. - rispose Sophie cercando di dilungarsi un pò. Non aveva il coraggio di dirglielo. Però doveva farlo. Era questo il momento giusto, lo sentiva. Doveva solo cercare le parole adatte.

- Non ti ho mai chiesto niente, Mark! Mai! Lo sai, ho sempre fatto tutto da me, bene o male sono una che nella vita si arrangia e si adatta...a tutto! Ma questa volta ho bisogno del tuo aiuto. Te lo chiedo per favore. - continuò lei, iniziando a piangere, sapendo che da quel momento la sua vita sarebbe cambiata. In meglio o in peggio, dipendeva solo da cosa rispondeva Mark.

Il passerotto volò su un altro ramo lì vicino, il suo cinguettio si fece più insistente. Probabilmente stava richiamando la sua prole, che era nelle vicinanze.

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