Capitolo 4

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La mia mente è colma di paura, il mio corpo trema e le lacrime mi rigano il viso. Il suono del clacson del veicolo che segnerà la fine delle nostre vite si fa più intenso. È così che morirò? In un incidente stradale? Non avevo mai pensato a come sarei potuta morire…fino ad ora.

Urlo continuando a tener gli occhi serrati. Mille e mille terribili emozioni sxirrono in ogni mio singolo capillare annebbiando la mia mente ricolma di terrore. Ma poi tutto si ferma.
Non ci è successo niente, siamo tutti ancora vivi.

Tiro un enorme sospiro di sollievo mentre sento il suono fastidioso e assordante del clacson del camion allontanarsi da noi. Jimin ha girato all'improvviso dentro una via laterale, lasciando la via principale e impedendo al suv di seguirci.
Ancora non riesco a capire la situazione, mi sento sempre più confusa. Jimin continua a guidare abbastanza veloce facendo degli slalom pericolosi tra le altre vetture.

"State tutti bene?!" domanda nervoso senza distogliere lo sguardo dalla strada. Ma come può fare una domanda del genere dopo tutto quello che è appena successo?!

"Secondo te come faccio a stare bene!?" urlo isterica "Ho visto scorrere la mia fottuta intera esistenza davanti ai miei occhi!! Ho perso dieci anni di vita per colpa tua dannazione!! Dimmi, cosa diamine sta succedendo!? Dove stiamo andando?!"

"Li abbiamo seminati, non sono più dietro di noi!" esclana Yoongi.
"Perché tutto questo? Chi sono quelle persone? Cosa vogliono da noi?" Ripeto.
Le parole escono dalla mia bocca con un tono talmente isterico da stordire Jimin, il quale mi lascia finire di urlare e subito dopo mi risponde con tono fermo: "Ti ho detto che ti spiegherò tutto una volta arrivati a casa, abbi pazienza".

Casa? Ma quale casa? Penso. Certamente non la mia, stiamo andando da tutt’altra parte, e neanche la sua visto che alloggia in un albergo. Ho troppe domande in testa e soprattutto sono troppo sconvolta, ma decido di starmene zitta finchè non mi spiegherà tutto quanto.

Mi volto a guardare la città dal finestrino: ormai sta calando la notte e il buio inghiottisce gli alti palazzi che caratterizzano Seoul. La luna inizia a farsi vedere nel cielo, alta e piena, così come le deboli stelle che la circondano.
In auto nessuno parla e l’atmosfera mi mette disagio. Mi volto un attimo per osservare il mio paziente, anche lui sembra essere a disagio. Incrocia il mio sguardo, mi fa un debole sorriso poi lo distoglie guardando fuori dal finestrino.
"Yoongi…come sta?" la mia domanda rompe l’ imbarazzante silenzio che ha colmato l'auto.
"Sente qualche dolore?"

Yoongi è un ragazzo sulla ventina piuttosto esile e pallido come il latte. Si vede che è particolarmente legato a Jimin. I suoi capelli ondulati nero corvino, tutti spettinati, gli coprono la fronte leggermente corrugata e i suoi occhi scuri e felini mi osservano per qualche istante prima di prendere parola.

"Sto bene non preoccuparti per me, mi dispiace di tutto quello che sta succedendo" la sua voce è piuttosto fredda e profonda, ma ha un che di gentile.
Allora, per la prima volta da quando è iniziata questa fuga rocambolesca, anche Jimin comincia a parlarmi:
"Giada, davvero, mi dispiace di averti messo in questa brutta, anzi, pessima situazione. Non era certo mia intenzione. Dopo che Yoongi si è risvegliato dal coma ho organizzato questo piano di fuga perché ci sono delle persone che pretendono la nostra testa."
Lo guardo stranita e allo stesso momento preoccupata. Chi sono quelle persone? Perchè vi cercano?

"Non capisco… Tu chi sei veramente?"
Sono le uniche parole che sfondano le barriere della mia mente.

"Tutto quello che ti ho raccontato di me è vero, ho solo omesso alcuni particolari" rimane in silenzio per qualche istante.
"Ma non credo sia nè il momento, nè il luogo per rivelarti chi sono. Posso solo dirti che non sono esattamente la persona che tu pensavi che fossi".
Lo guardo sempre confusa.

"Merda, siamo a secco" esclama Jimin turbato.
"Tranquillo, ce la facciamo ad arrivare a casa" risponde Yoongi con tono piú calmo dopo essersi sporto sul sedire per osservare a sua volta la spina della benzina.

Poco dopo arriviamo a destinazione: una sontuosa ed enorme villa mozzafiato del tutto isolata.
Rimango sorpresa ma soprattutto stupida dalla grandezza del garage: all'interno vi sono veicoli di ogni tipo, da macchine sportive a volanti della polizia, furgoni di ogni genere e persino un'ambulanza.
C'è addirittura una limousine, un quod, qualsiasi veicolo. Per non parlare della quantità di moto.
Jimin pargheggia ed apre la portiera sia a me che a Yoongi.

"Sembra che ti piaccia collezionare veicoli..." dico stupita guardandomi attorno. Il ragazzo sorride e ridacchia tra sè.
"Diciamo che mi servono tutti".

"Tutti? Tutti quanti dal primo all'ultimo?" esclamo ancora più scioccata di prima. Con chi diavolo sto parlando in questa momento? Sei sempre il Jimin che ho conosciuto all'ospedale?

"Andiamo" dice lanciando il mazzo delle chiavi per poi prenderlo al volo, il suo tintinnio rieccheggia in tutta l'area.

"Un furgone per disinfestatori... Un furgoncino dei gelati... Un'automedica... Caspita"

"C'è anche un'auto che porta i prigionieri se ti interessa" afferma ridacchiando Yoongi.
Anche lui è strano. Non si direbbe che si è appena svegliato dal coma. Inizio a pensare che abbia finto ma questo è impossibile, è stato tenuto sotto controllo ventiquattrore su ventiquattro.

Saliamo le scala ed arriviamo in casa: il salone luccica con tutti i mobili ultramoderni ed è dominato da uno schermo enorme, circondato da casse altrettanto grandi. Tre morbidi divani in pelle bianca sono disposti a semicerchio attorno ad un tappeto nero e soffice.
Le pareti sono ricoperte da quadri moderni mentre piú in là, vicino ad una grossa vetrata, è presente un tavolino bianco lucidissimo con delle sedie altrettanto luccicanti.
Non ho mai visto un ambiente del genere in tutta la mia vita.

"Aigoo è la settima tuta da infermiere che ho. Vediamo di chi è..." Il ragazzo afferra la tuta e legge la targhetta cucita "... Lee Minho. Bhe mi dispiace vorrà dire che ne dovrai prendere un'altra..."
Jimin si allontana dal solone per andare a cambiarsi, seguito poi da Yoongi.

"Accomodati pure Giada."
Jimin mi fa sedere sul divano per poi sedersi accanto ma me.

"Ti chiedo di nuovo scusa per tutto quello che è successo. Mi dispiace anche per averti mentito".

Lo fisso corrugando la fronte
"Tu, che cosa sei esattamente? Qual è il tuo lavoro?"

"Diciamo che faccio l'oratore. È un bene in questo mondo saper usare la propria lingua per sopravvivere. Sai, il nostro mondo è fatto per la maggior parte da bricconi e furfanti, traditori, bugiardi e persino persone mascherate." fa una breve pausa per riflettere.

"L'economia finanziaria comporta molti imbrogli, perchè le persone dicono di poter battere il mercato quando in realtà non ne sono in grado. Anche i politici mentono, mentono sulla maggior parte delle cose che dicono e fanno fesse le persone al loro cospetto. Ti sembra giusto? "

"No, ma di certo ci sarà qualcuno di diverso che riesce a scoprire quelle persone e condannarle"

"Esatto. E dimmi un pò, chi sono quelle persone a loro volta?"

Rimango in silenzio guardandolo negli occhi.

"Truffatori" afferma. "Anche loro devono esserlo per poter far giustizia, altrimenti come si fa a persuadere quelle persone e farle uscire allo scoperto?"

Rimango perplessa per qualche secondo.
"Quindi, tu..."

Il ragazzo mi osserva serio.

"Si, sono un truffatore".

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