"Beato chi legge e beati quelli che ascoltano le parole di questa profezia e fanno tesoro delle cose che vi sono scritte, perché il tempo è vicino!"
-Apocalisse 1:3
L'oscurità circondava quel luogo malvagio, negativo e con puzza di zolfo.
I suoi abitanti urlavano disperati e chiedevano clemenza. Le loro grida erano accompagnate da catene che si spezzavano e dispiegamento di ali.
"Asmodeo è giunto il momento" strillò la voce rauca di un demone che rideva. Era una risata acuto e straziante per i timpani.
"Non emozionarti troppo Belial, sappiamo già come andrà a finire" lo zittì Bael massaggiandosi i polsi segnati dalle catene.
"Solo perché siamo destinati a perdere non significa che non possiamo torturare un'ultima volta quei vomitevoli umani" disse Abalam accovacciato sulle bollenti rocce.
Sorrise ma era un sorriso malvagio. Voltò lo sguardo verso un altro demone e continuò a ghignare.
"Belzebù tuo fratello è sparito, ora sei tu al comando signore delle mosche. Cosa dobbiamo fare?" Domandò avvicinandosi al demone che, per tutto il tempo, era stato in silenzio.
"Cominciate con fare silenzio. Mio fratello ci aspetta sulla terra. Dobbiamo batterci contro l'Altissimo e i suoi angeli, dobbiamo sfidare il destino" urlò.
Tutti gli altri demoni esultarono mentre lui aggrottava la fronte per la rabbia.
"Michele pagherai amaramente per quello che hai fatto a Rebekah" pensò stringendo la catenina d'oro che aveva tra le mani.
Tutti gli angeli ribelli spiegarono le loro ali e si prepararono a risalire gli abissi della terra.
Sulla terra, invece, il tempo passava molto velocemente e giorno dopo giorno sembrava cambiare qualcosa. Era fine febbraio ma faceva fin troppo caldo per essere nella grande mela. Aurora pensava che mancava poco alla fine e sapeva che la data prevista era il 3 marzo, il giorno del suo compleanno. Lucifero confermava questa sua ipotesi con il suo nervosismo e la sparizione di Ciel rafforzava il tutto. Ormai Aurora non lo vedeva da una decina di giorni e anche se il tempo trascorreva inesorabile, allontanando da lei il ricordo dei momenti vissuti insieme, quel suo cuore testardo non i lo voleva dimenticare.
"Dove sei Ciel?" Si domandò.
I suoi pensieri furono interrotti dal bussare di sua madre alla sua porta.
"Tesoro puoi scendere che papà deve parlarti?" Le domandò Alexandra. Aurora si alzò dal letto e si spaventò. Sua madre era terribilmente preoccupata. Forse aveva capito cosa doveva dirle suo padre.
Le due donne scesero insieme e Lucifero le attendeva sul divano. Impaziente si girava i pollici.
"Papà" lo chiamò Aurora. Lui la fissò seriamente e le chiese di sedersi. C'era anche Ciel. Aurora tentennò.
"Coraggio" le sussurrò la madre.
"Che succede?" Domandò sedendosi il più lontano possibile dal demone amato.
Lucifero iniziò a camminare avanti e indietro.
"Tutti i demoni dell'inferno sono liberi e non devono trovarti. Non sono qui per te ma non importa. Se dovessero scoprire la tua esistenza loro..." si bloccò il diavolo. Non voleva nemmeno pensarci.
"E quindi che dovrei fare? Seppellirmi viva?" Ironizzò Aurora.
Alexandra le poggiò una mano sulla spalla.
"Tesoro vogliamo che tu vada dai nonni. Lì sarai al sicuro. Loro non andranno in Russia, sanno che tuo padre è qui quindi rimaranno a New York" le disse Alexandra. Aurora non ci stava però. Lei aveva un ruolo fondamentale in quello che stava capitando.
"Io non vado in Russia, so che sta per finire il mondo quindi non mi cambia sapere dove morirò" si ostinò.
Lucifero la fisso colpito.
"Come sai dell'Apocalisse?" Domandò avvicinandosi alla figlia.
Aurora abbassò lo sguardo.
"Io l'ho sognato molte volte e poi ho parlato con Gesù e Sofia" ammise.
Lucifero era incredulo.
"Tu hai parlato con loro?". Alzò lo sguardo e incontrò quello di Alexandra.
"Aurora vai in camera tua e fai le valigie" le ordinò alzandosi in piedi.
"Ma"
"Non discutere. Vai in camera tua" urlò indicando le scale. La casa tremò e con lei Aurora. La ragazza si alzò e corse nella sua stanza.
Lucifero era agitato.
"Se Dio ha mandato loro due significa che Aurora fa parte dei suoi piani. Vuole portarmela via ma non glielo permetterò" disse abbracciando Alexandra. Stava quasi piangendo.
Aurora scappò in camera seguita da Ciel."È assurdo!" Esclamò.
"Non possono mandarmi via. Loro non sanno che qui servo io".
Ciel rise.
"Il tuo ego non ha limite" la derise. Aurora le mandò un'occhiataccia.
"Comunque cercano solo di proteggerti" disse tornando serio.
Aurora si sedette sulla sua scrivania e pensò.
"Non servirà. Non si protegge qualcuno facendolo scappare. Dio mi troverà in qualsiasi posto e mi porterà qui" affermò Aurora.
Ciel incrociò le braccia al petto.
"Aurora, Dio non c'entra niente ora".
La bionda alzò lo sguardo.
"Sei stato tu a dirmi che faccio parte dei piani divini" gli ricordò. Di fronte a tanta insolenza, Ciel, non proferì parola. Muto come un pesce.
La ragazza non sopportava di stare vicino a lui così prese la giacca e uscì ma lui la fermò.
"Mollami Ciel" lo spintonò per poi andarsene. Lo odiava per il male causato al suo cuore dolorante che non provava più amore. Aurora credeva che, ormai, battesse solo per abitudine.
Quando scese, notò che i suoi genitori non c'erano così ne approfittò per uscire.
Camminava, senza meta, per le strade di Manhattan. Aveva la testa bassa. Era arrabbiata. Preferiva vedere le sue Dottor Martens piuttosto che le facce dei passanti.
"Andare in Russia?! Mai!" Pensò.
"Ci andasse Ciel almeno non lo vedo più. In Siberia però, deve congelare"
Lo amava ancora ma era anche arrabbiata. Odi et amo. Non credeva alle sue giustificazioni, solo alle sue opinioni.
"Ciel è fastidioso come demone. Sempre arrogante ma credo che ci tenga a te" disse una voce maschile alle sue spalle. Aurora alzò la testa. Chi poteva essere? Non era la voce di Dimitri. Era più rauca. Aurora deglutì, aveva paura a girarsi.
"Sai hai proprio un bel tatuaggio dietro la schiena. La Santa Muerte, simbolo della femminilità. Già, voi donne siete davvero speciali" riconobbe quell'uomo misterioso. Aurora provava sempre più paura. Come sapeva del tatuaggio? Non aveva la schiena scoperta. Decise di voltarsi e vedere il volto del suo interlocutore. Con calma. Rimase di stucco quando vide quei lineamenti e quel sadico sorriso identici a quelli del padre. Era un uomo di trent'anni con lunghi capelli biondo rame e grandi occhi azzurri. Alto e possente.
"È incredibile quanto somigli a Lucifero" si meravigliò.
"Po-potrei dire lo stesso di te" balbettò Aurora dallo stupore. L'uomo scoppiò in una fragorosa risata.
"Già, hai ragione. Io e mio fratello siamo identici"
"Fratello?"
L'uomo annuì.
"Sono Belzebù, principe dell'inferno e fratello di Lucifero" si presentò l'uomo.
"Zio quindi" disse Aurora.
Lui iniziò a girarle intorno e ad esaminarla.
"Assomigli anche a lei. Non credevo che si potesse ripetere" farfugliò. Aurora aggrottò le sopracciglia. Lei? Ripetersi ancora? Di chi e cosa stava parlando?
L'uomo si fermò e si voltò.
"Non dar retta a tuo padre. Lui è accecato dal suo affetto per te e quindi non vede chiaramente le cose. Noi demoni non ce l'abbiamo con te ma con Dio. Tu ci servi per sconfiggerlo. Rimani qui" le disse per poi andarsene.
"Belzebù, ci puoi scommettere. Resterò qui a tutti i costi" pensò Aurora ferma e decisa sulle sue opinioni.
Aurora si decise di tornare a casa e affrontare i genitori. Mai avrebbe lasciato l'America in un momento come quello.
"Non vado in Russia, non insistete" urlò entrando in casa di botto. Aveva sbattuto con violenza la porta.
Lucifero la fissò arreso.
"Stai tranquilla bimba ribelle, hanno annullato i voli per un po' di tempo. Dal caldo siamo passati a mal tempo. Venti violenti e cicloni hanno invaso tutta la terra" le rivelò Lucifero. Aurora sorrise poi tornò seria. Pronta ad affrontare il destino. Alexandra la guardava.
"Non illuderti amore, non ti metterò in pericolo. Troverò un altro modo per proteggerti".
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La Redenzione Del Diavolo
Horreur"Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, figlio dell'aurora? Come mai sei stato steso a terra, signore di popoli? Eppure tu pensavi: Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono, dimorerò sul monte dell'assemblea, nelle parti più remote...