Capitolo 19 ~ Adrian

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Appena sentii il nome di Allison mi affrettai a seguire Artemide poco lontano da Isabelle, Ocean e Apollo per parlare senza essere disturbati.
Oh, ehi! Mi era mancata questa cosa! Ciao, ragazzi! Come va?
Io? Beh, a parte il fatto che ero morto e tornato in vita in meno di un anno e che ero un po' debole, ero pronto a trovare Allison e a portarla via da quel palazzo infernale.
Comunque. Torniamo a noi.
-Che cosa devi dirmi? -chiesi ad Artemide.
-I semidei mi hanno detto che tu potevi sentire tutto ciò che accadeva intorno ad Allison. -disse la dea. -Perciò sai anche che ha fatto il giuramento per diventare Cacciatrice.
A quelle parole il mondo mi crollò addosso. Cioè, non che non lo sapessi, ma con tutto ciò che era successo in quelle poche ore l'avevo rimosso dalla mente.
-Deduco di no. -si rispose Artemide. -Hai una faccia...
Deglutii: -Io... ehm... me l'ero dimenticato. -dissi. -Quindi... non potrò nemmeno avvicinarmi a lei?
-È di questo che volevo parlarti. -Artemide mi fece segno di sedermi sulla panchina. Le obbedii e lei mi affiancò, mentre i sogni che avevo fatto sul mio futuro con Allison andavano in frantumi. Sarei dovuto tornare sull'Olimpo, se mio padre fosse stato disposto a perdonarmi.
-Il fatto è che io non potevo accettare il suo giuramento. -disse Artemide riportandomi alla realtà.
-E perché?
-Perché lei non è più vergine. -spiegò la dea guardandomi in cagnesco.
Ok, era colpa mia. Il problema però era un altro: quando Artemide ti guarda in quel modo è meglio preparare le valigie e trasferirsi dove lei non possa trovarti. Perfino per gli dei.
-Ehm... -balbettai arrossendo.
-Perciò io ho fatto solo finta di accettare il giuramento. Allison si sentiva minacciata da Orfeo, perciò ho dovuto aiutarla. -continuò a spiegare. -Io sono la protettrice delle fanciulle, dopotutto. E quel maiale immortale voleva violarla.
Mi scostai un pochino da lei, spaventato.
Poi realizzai quello che aveva detto.
-Quindi... Allison non è una Cacciatrice? -domandai.
-No, ma crede di esserlo. -rispose Artemide facendomi un sorriso dolce.
-Perciò io cosa dovrei fare?
Iniziai a sentire una piccola speranza farsi largo dentro di me. Allora il mio futuro poteva essere destinato a legarsi con quello di Allison!
-Dovrai essere tu a dirle tutto. Quando vi ritroverete. -disse la dea. -Lei saprà che stai dicendo il vero.
-E come?
Artemide alzò gli occhi al cielo, come per chiedersi "perché questo maschio non capisce un tubo?".

Quando Ocean mi scrollò per svegliarmi, stavo sognando di giocare a dama con zio Ade che indossava un costume da bagno giallo evidenziatore e beveva da una noce di cocco, mentre attorno a noi le anime dei morti ballavano la hula con le gonne di paglia. Bah, doveva essere l'effetto dell'essere morto e tornato in vita...
Comunque, mi alzai e mi vestii. Poi seguii Ocean fuori dal dormitorio della Terza Coorte.
-Pronto? -mi chiese quando fummo vicini al Piccolo Tevere.
-Sì. -risposi, leggermente agitato. Gli presi la mano e lui ci portò al palazzo di Orfeo.
Appena guardai l'edificio mi vennero i brividi e la cicatrice che avevo sul petto iniziò a pulsare.
-Vuoi che venga con te? -mi propose Ocean notando il mio stato d'animo.
-No. Mi hai già aiutato tanto. -risposi. -Vai da Isabelle e spiegate tutto ai ragazzi. Quando scapperò da qui con Allison vi farò un messaggio-Iride.
Mi sorrise e lo abbracciai, sentendo il cuore battere forte per l'agitazione.
-Grazie. -gli dissi. Poi lo salutai e lui scomparve con un pop.
Tornai a guardare il palazzo e presi un bel respiro: -Sto arrivando, Sbuffo di Nuvola. -dissi.
Chissà cos'avrebbe detto Allison nel vedermi. E, soprattutto, chissà se mi avrebbe creduto.
Iniziai a camminare e proprio in quel momento il ponte levatoio si aprì. Davanti a me c'erano i soldati di Orfeo.
Alzai le mani: -Sono disarmato. -dissi subito. Loro non potevano sapere dei miei anelli a meno che Allison non ne avesse parlato con qualcuno. Ma non credevo che quei tizi mi conoscessero.
-Vieni avanti con le mani in vista. -mi ordinò un soldato. Io feci come mi aveva detto e così loro mi condussero dentro il palazzo.
-Portiamolo dal padrone. -disse un altro soldato.
-Buona idea. -rispose quello che mi puntava la spada addosso.
Sempre tenendo le mani alzate, seguii i soldati nella sala del trono. Orfeo era seduto sul suo trono d'oro, con due guardie ai suoi fianchi. Davanti a lui c'erano due ragazzi in armatura.
Quando entrammo, si voltarono a guardarci e riconobbi Adam e Arden. Loro dovevano sapere che cosa fosse successo, perché fecero un piccolo sorriso.
Orfeo si alzò in piedi, sbigottito.
-Impossibile! -esclamò. -Cosa ci fa qui questo ragazzo? Dovrebbe essere morto!
-Beh, è una lunga storia, Orfeo. -dissi. Poi presi un bel respiro e misi in atto il piano che i miei cugini avevano ideato con me: -Sono qui per giurare fedeltà.
Le mie parole parvero avere effetto su di lui, perché si rilassò e si risedette: -Ti ascolto.
Feci un passo avanti e abbassai le mani: -Se mi permetterai di vedere Allison, io sarò al tuo servizio. Ti aiuterò a conquistare l'Olimpo.
Orfeo ci pensò su, ma alla fine disse: -Accetto la tua proposta, figlio di Zeus. -poi si rivolse ad Adam e Arden. -Portatelo da Allison e mostrategli una stanza.
-Subito, mio signore. -disse Arden. Si rivolse a me: -Da questa parte.
Quando fummo lontani dalla sala del trono, in un corridoio pieno di quadri inquietanti, Adam e Arden si fermarono e si voltarono verso di me.
-Allora... bentornato tra i vivi? -fece Adam con un sorriso.
-Beh, si può dire. -sorrisi anche io.
-Sono stati i figli di Ade, vero? -chiese Arden.
-Sì. Con un rito strano. -risposi. In realtà non sapevo neppure cosa avessero detto per far tornare la mia anima nel mio corpo. Fatto sta che ad un certo punto avevo sentito una strana forza attrarmi verso l'esterno della collana, che si era aperta. Avevo chiuso gli occhi, sentendo un effetto simile a quello che si prova sulle montagne russe e, quando avevo riaperto gli occhi, ero nel mio corpo, solido e con una forma definita.
-Come sta Allison? -chiesi per cambiare discorso.
-Ora penso che stia un po' meglio. -rispose Arden mentre ricominciavamo a camminare. -Quando ha scoperto che il tuo corpo era sparito si è arrabbiata con Orfeo. C'è mancato poco che la sgozzasse.
Strinsi i pugni e conficcai le unghie nei palmi delle mani.
-Lo sgozzo io quel bast...
-Ma noi siamo intervenuti in tempo. -intervenne Adam interrompendomi. -Ora sta bene.
-Cavolo, sei impulsivo. -osservò Arden.
-Orfeo ha fatto del male ad Allison. -dissi come se fosse stato ovvio.
-Devi fare attenzione, però. -mi mise in guardia Adam. -Orfeo ha orecchie ovunque.
Presi un bel respiro e aprii i pugni. Mi guardai le mani: nei palmi c'erano delle piccole mezzelune. Alcune sanguinavano.
-Dai qua. -fece Adam. Allungai le mani, sospettoso. Lui le unì, tenendole fra le sue. Disse una formula in greco antico e, quando riaprii le mani, le ferite erano sparite.
-Co-Come hai...
-Sono figlio di Apollo. -disse lui semplicemente.
-Ah già. -balbettai.
"Bene, Adrian" mi dissi, "Altre due persone che potrebbero ammazzarti se fai del male ad Allison".
Nah, i gemelli mi volevano bene...
Credo.
Mi schiarii la voce: -Allora. Dov'è Allison?
-Nella sua stanza. -rispose Arden. -Di qua.
Seguii i gemelli lungo il corridoio, guardandomi attorno: sulle pareti c'erano delle pietre luminescenti e dei quadri, intervallati da qualche porta di legno scuro. Quel posto metteva i brividi ed Allison era riuscita a stare lì dentro tutto quel tempo. Era fantastica.
Arrivammo davanti ad una porta.
-È questa. -sussurrò Arden. -Aspetta qui.
Annuii e i gemelli bussarono.
-Avanti! -esclamò la voce di Allison dall'interno. Il mio cuore fece una capriola.
Adam aprì la porta ed entrò insieme ad Arden.
-Ally, c'è una persona che vuole vederti. -disse.
-Chi? -chiese lei sospettosa.
Vidi Arden farmi segno di entrare e così feci il mio ingresso nella stanza di Allison. La vidi subito: era seduta sul suo letto con un libro in grembo e indossava dei jeans e un maglione argentato. Ai piedi aveva dei calzini bianchi, i capelli che aveva tagliato le incorniciavano il viso alla perfezione ed erano decorati con il diadema da Cacciatrice. Era bellissima.
Appena mi vide rimase senza parole.
Mi feci avanti e dissi: -Ciao, Sbuffo di Nuvola.

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