Capitolo 9

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POV ESTERNO
«Vicky, davvero, mi dispiace...» Isaac era in ginocchio, disperato. Quella ragazza gli aveva occupato la mente e rubato il cuore. I suoi voti a scuola erano calati notevolmente fino ad arrivare sotto la sufficienza. Era disposto a tutto per lei, sarebbe morto per lei. No, troppo facile, avrebbe accettato di non vederla mai più con la sola condizione di passare un'ultima ora con lei.
«Ti dispiace per cosa? Per avermi baciato, per esserti approfittato di me o per avermi mentito?» aveva gli occhi di fuoco, sembravano bruciare come tutto il bosco intorno a loro.
«Per tutto, qualsiasi cosa ti abbia ferito, infastidito, per tutto quello che non ti è piaciuto, ma io t-» Isaac non ricordava come tutto avesse fatto a prendere fuoco, ma era quasi certo che quando fosse arrivato lì nulla bruciasse nemmeno gli occhi di lei.
«Ti prego, non finire la frase.» disse solo lei, non aveva più il tono duro e severo di prima, ma supplichevole. Gli sembrò anche di sentire qualcosa come "non so cosa sia l'amore, non l'ho mai provato". Chiuse gli occhi, il fumo gli dava fastidio e quando li riaprì vide solo un lupo dal folto pelo nero, ma Victoria sembrava non essere nemmeno mai stata lì. Con il lupo, anche il fuoco se ne andò non lasciando alcun segno sugli alberi del bosco.

Isaac si risvegliò di colpo sudato, completamente bagnato come se fosse appena uscito dalla doccia, anche le lenzuola erano bagnate del suo sudore. Guardò l'ora sulla sveglia appoggiata al comodino accanto al letto matrimoniale.
Dopo la morte del padre e qualche mese nella camera degli ospiti di Scott aveva venduto casa sua ed era riuscito a comprarsi una casa, molto piccola, ma gli bastava. Una piccola camera da letto, un bagno e un angolo cottura sulla piccola sala.

Decise di farsi una doccia e di andare a stendersi sul divano.
Quella casa non gli sembrava nemmeno sua, ci stava talmente poco... solo la notte per dormire e la cucina non l'aveva mai usata.
Era passato ormai un mese da quando Victoria era arrivata a scuola ed era poco meno di un mese che lei aveva smesso di rivolgergli la parola. Almeno poteva osservarla da lontano, era così bella e si mostrava molto dura, ma quando credeva che nessuno la guardasse si rilassava e aveva modi così dolci e timidi.
Era una ragazza un po' vecchio stile, lo aveva capito dal fatto che il telefono lo usasse poco, solo per la musica, le chiamate e i messaggi. Adorava le lettere scritte a mano, avrebbe sempre voluto avere un amico di penna con cui scambiarsi lettere; gliel'aveva raccontato quel giorno in infermeria. Avrebbe, però, dovuto prima raccontare il nuovo sogno che lo tormentava da ormai una settimana a Scott e Stiles; aveva come l'impressione che lei fosse più di quello che dicesse.

«Isaac... sai che quando vuoi puoi tornare, quando vuoi.» sorrise debolmente Scott.
«È da una settimana che questo sogno o incubo mi tormenta e ho bisogno di parlarvene.» Isaac, che indossava la sciarpa anche in estate, era da un po' che aveva iniziato a vestirsi come nei giorni estivi più caldi nonostante fosse solo febbraio, da quando aveva incontrato Victoria.
«Riguarda ancora lei?» chiese Stiles esasperato, non aveva mai sopportato troppo Isaac e in queste settimane avrebbe voluto rinchiuderlo in una casa di cura. Isaac annuì debolmente.
«Sono in un bosco, ma non ricordo come ci sono arrivato, tutto è silenzioso e tranquillo, poi la vedo e cado in ginocchio e... inizio a piangere chiedendole perdono. Tutto prende fuoco attorno a noi, anche i suoi occhi sembrano bruciare e mi risponde con tono duro. Quando sto per dirle che l'amo lei mi blocca con un tono disperato. Sento la sua voce, ma non è lei a parlare, dice che non è in grado di amare, non sa cosa significhi. Chiudo gli occhi perché il fumo mi brucia e quando li riapro non c'è più, ma al suo posto un lupo dal folto pelo nero che se ne va e con lui le fiamme lasciando intatto il bosco.» finito di parlare beve un sorso d'acqua dal bicchiere che prima Scott gli aveva portato.
«Tu credi che lei sia come noi?» chiese Stiles.
«Beh, è sorella di Derek.»
«Ma non ha un'aura e non sembra affatto come noi, tutti gli indizi portano alla sua natura umana.» aggiunge Scott.
«Sì, questo lo so anch'io, ma non solo credo sia come noi, penso che lei si possa trasformare completamente.» a Stiles venne voglia di mettersi a ridere.
«I suoi capelli sono neri con riflessi blu esattamente come quelli della pelliccia del lupo. E di che colore sono i suoi occhi?» aggiunse Isaac.
«Scuri?» chiese Scott e Isaac alzò gli occhi al cielo.
«Castano molto scuro, quasi nero, allora perché poco prima di svenire erano blu macchiati di rosso/arancio?» Isaac era convinto, non l'aveva ancora detto a nessuno, ma sapeva che sotto c'era qualcosa che non tornava.
Stiles non sapeva se preoccuparsi per Victoria, la sua sorellina, o se strozzare Isaac... non riusciva più a sopportarlo.
«In più sono quasi certo che quando stava svenendo avesse sbattuto la testa contro un armadietto tagliandosi la fronte, sul pavimento c'era una goccia di sangue, ma non aveva alcun taglio e ha detto di odiare la luna piena.» era intenzionato a scoprire la verità, aiutarla e magari conquistarla.
«Non possiamo sapere la verità a meno che glielo chiediamo, ma ho come la sensazione che se glielo chiediamo non ce lo dirà, dobbiamo farla aprire poco alla volta per poi scoprire se riusciamo a scoprire qualcosa, ma ci vorrà tempo.» spiegò Scott ricordando la bambina di meno di 6 anni molto chiusa.

POV VICTORIA
«Io ho un... una cosa, te lo devo dire, non posso nasconderlo, ma ti prego non scappare...» continuavo a piangere senza riuscire a smettere, se non mi avesse accettato?
«Sei mia sorella e ora che ti ho ritrovato non ti lascio più andare e... credo di avere la stessa cosa tua.» sorrise incoraggiante. Tra le sue braccia si stava così bene, volevo che non mi lasciasse mai.

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