E come niente, e come nessuno, vagavo in cerca di un calore accogliente, che oramai mi aveva abbandonato in un profondo e insicuro gelo.
Tenevo stretta la maglia ormai cremisi, così dall'intenso color sangue amalgamato con essa, originariamente smeraldo.
Esistevo? Ero vivo?
Ci ragionai, e trascinai il mio corpo fino al bagno, quello vicino alle classi prime.
Sentii freddo, questa volta anche nelle ossa e vene, e cuore. E se il mio esile corpo sanguinava allora ero certo che fossi vivo, almeno per ora.
Misi la testa sotto l'acqua giallastra e chiusi gli occhi, come per constatare il pensiero formulato poco prima.
Sì, sentivo l'acqua.
La bevvi; un po' dolce, un po' salata.
Ed il calore che cercavo lo trovai in quegli attimi, in quei minuti o in quell'effettiva mezz'ora in cui restai bloccato tra quell'acido piacere che provavo.
Chiusi il getto d'acqua con fare quasi sconsolato, per poi cadere fino a sbattere il mio fragile naso sulle gelide piastrelle diventate porpora.
Esangue, mi spostai e rimasi giacente al pavimento con la testa appoggiata alla parete, costituita anch'essa da un materiale ghiacciato, sconosciuto.
Inerte, delle lacrime salate accarezzarono e, quasi, solleticarono la mia guancia ormai ferita.
Passò circa un'ora, fino a che ebbi il coraggio di muovere quei muscoli privi di forza e salire le scale, fino a raggiungere il tetto della scuola. Lì, il vento mi sfiorava la pelle con un tocco familiare, tipico di una madre prima di un addio infinito. Così come per le lancette del mio orologio e no, non si muovevano, o forse ero io che non sentivo il loro suono?
Percorsi la lunga ed interminabile strada dalla porta al confine tra il mio mondo e quello dopo la morte.
Un passo e l'avrei raggiunta.
Ti guardai intensamente, con aria delusa, o forse irata. Uno di quegli sguardi che non mi hai mai visto compiere.E lo feci, quel passo, Kacchan.
Mi vidi, e tu, artefice di tutto, piansi. Piansi tanto.
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tᥱᥲrs - bakudeku oneshot (angst)
FanfictionLacrime amare scesero da entrambe le guance, consapevoli del male che avevano fatto all'altra. Una per una ragione, una per un'altra. La prima, ferita, smise di esistere. La seconda, scossa, si assunse le ferite delle prima. (L'ho scritta a 15 anni...