lontano da casa

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Maria aveva i piedi in fiamme. Aveva camminato per ore, col suo fagotto enorme sulle spalle.

L'estate quell'anno era passata come una ventata calda; una consapevolezza meterologica; un trascurabile srotolarsi del tempo.

Maria strinse forte il fagotto alle sue spalle, certa che il suo peso l'avrebbe presto sopraffatta. Come avrebbe voluto lanciare un incantesimo levitante: così facile, così innocuo.

Mise i piccoli piedi uno davanti l'altro, senza pensare alla leggera ma rigida pressione della bacchetta sul suo fianco. Sarebbe bastato prenderla e scagliare una minuscola magia per rendere le cose più facili. Ma non poteva, lo sapeva fin troppo bene.

" Marina, se fai le magie poi ti buttano fuori dalla scuola e io t'avrò perduta!" le gridava la mamma, fra le lacrime. La mamma la chiamava sempre Marina. " Se ti buttano fuori dalla scuola, tu hai a stare qui fra i pericoli. Bimba mia, salvati, che mi scoppia il cuore".

Non c'era stato verso: quante volte la sua mano avrebbe volentieri glissato sullo Statuto di Segretezza Internazionale, quell'estate. Vedere la sua mamma e il suo babbo scarnificarsi dalla paura e dalla fatica l'avevano fatta soffrire come l'inferno. Un veloce colpo di bacchetta e il babbo non avrebbe più dovuto più nascondersi nella macchia per scampare ai cattivi. Un incantesimo invisibile e la mamma non avrebbe più dovuto sgobbare nel campo da sola, tutto il giorno. Un incantesimo facilissimo e lei, Maria, non avrebbe più faticato a fare le faccende in casa e tenere i pasti pronti in cucina.

Eppure, se ogni tanto accennava questo suo desiderio alla mamma, lei cominciava a piangere. La sua bambina aveva avuto l'impensata fortuna di poter sfuggire alla guerra; l'avevano chiamata per una scuola lontana! Sarebbe stata salva. Non avrebbe preso parte alle sofferenze.

In Italia a quel tempo non c'erano i soldi, fra la povera gente. Comprare il biglietto per la corriera che portava in Francia era impossibile; con la guerra poi, era diventato impensabile.

Il suo primo anno, Maria era riuscita ad affittare un calesse che la portasse fino a Parigi . Adesso, con lo scoppio della guerra, se ne sarebbe dovuta andare a piedi.

Nella lettera che era arrivata legata alla zampa di un barbagianni marrone, Maria aveva letto che erano state disposte delle passaporte lungo tutto il confine nord dell'Italia, per consentire un viaggio sicuro ai giovani maghi, senza incappare nella Guerra dei Babbani.

"La Guerra dei Babbani", la chiamavano. Avevano paura ad ammettere che c'erano anche loro, dietro. Anche una bambina di dodici anni, cresciuta nella povertà e nell'ignoranza fino all'anno precedente, sapeva che fra i maghi si mormorava il nome di Grindelwald, il mago oscuro più temibile mai vissuto.

Maria tese la mano, evitando la bacchetta, per quanto la desiderasse e dirigendo le dita su un foglio di pergamena sgualcito. Lo portò agli occhi e lesse di nuovo le coordinate per trovare la passaporta. Ormai era vicina.

Dopo un altro quarto d'ora ecco che, abbandonato vicino a un sentiero di montagna, spuntava un barattolo di latta tutto ammaccato. Maria vi si catapultò e strinse le dita magre attorno all'oggetto: ecco che si sentì vibrare, il barattolo emise una tenue luce azzurra e la bambina sparì, inghiottita dall'incantesimo della passaporta.

*

« Sei venuta qui, Marie? Avevo sentito dire che gli italiani si erano fatti trasferire tutti a Durmstrang» disse Josse con indifferenza, mentre lasciava andare il braccio di un'amica con lunghi capelli scuri per avvicinarsi.

Josse era una sua coetanea. Era di Bordeaux, con la pelle candida come la neve e nessun segno di sporcizia nelle unghie.

A Maria non sfuggì il tono con cui aveva pronunciato la parola italiani.

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