Capitolo IX

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"Ti voglio bene... mamma"

Furono le ultime parole che dissi prima di venire accecata da una luce bianca.

Strizzai gli occhi, sentendo ogni singolo muscolo del mio corpo dolente ed intorpidito dall'immobilità in cui ero rimasta per quelle che probabilmente erano state ore.

Quando mi abituai alla luce che mi stava facendo dolere gli occhi anche da dietro le palpebre, feci per aprirli, ma una voce mi fermò.

-Non puoi farlo!-

"E' Romeo..." pensai riconoscendolo.

-Mi dispiace ragazzo, ma non possiamo fare più nulla-

"Questa invece è Polyushka..." realizzai "ma di cosa stanno parlando?"

-Ha semplicemente bisogno di più tempo! Ti prego, non voglio perderla... non posso perderla...- mormorò Romeo con voce rotta, e in quel momento decisi di attirare la loro attenzione.

Provai con cautela e muovere le mani, poi le braccia e infine la testa, facendomi scrocchiare pericolosamente le ossa. Quando sentii di aver ripreso l'uso degli arti, aprii gli occhi, quella volta rischiando seriamente di perdere al vista.

-Mhh...- mi lamentai serrandoli e portando lentamente una mano su di essi.

Le altre due persone presenti nella stanza sembrarono finalmente accorgersi che ero sveglia, e le sentii girarsi verso di me attraverso gli spostamenti d'aria.

"Riesco a percepire ogni cosa..." mi dissi sorpresa, sentendo il venticello che entrava dalla finestra come fosse parte di me.

Riprovai ad alzare le palpebre, questa volta con successo, ma ci misi qualche minuto per riuscire a mettere correttamente a fuoco ciò che mi circondava.

"Sono alla gilda... questa è l'infermeria..." pensai guardandomi intorno.

-Wendy...- sentii chiamarmi, quindi mi girai verso la direzione da cui era provenuto il mio nome.

-Ciao...- salutai Romeo con un mormorio graffiante, facendogli un sorriso tirato, riuscendo a parlare a malapena e sentendo la gola tremendamente secca.

-Wendy...- ripete, e gli occhi gli si riempirono di lacrime.

-Ehi, che hai?!- mi preoccupai subito, cercando di alzarmi a sedere.

-No, ragazza, devi stare sdraiata, hai appena ripreso conoscenza- mi fermò subito Polyushka, posandomi delicatamente le mani sulle spalle e spingendomi nuovamente giù, andando poi a trafficare con dei macchinari a cui scoprii essere attaccato tramite dei fili di cui non conoscevo l'utilizzo.

-Ma che vi prende?- corrugai la fronte -sono stata incosciente solo per un paio d'ore, quindi perche vi preoccupate tanto?-

Polyushka non parlò, distogliendo lo sguardo dal mio, ma rimediò il ragazzo che si era seduto sul lettino su cui ero adagiata.

-Wendy... sei stata in coma per più di due mesi...- mi comunicò non incontrando il mio sguardo.

Mi ci volle qualche secondo per assimilare le sue parole, ma quando ci riuscii non volli comunque crederci.

-D-due mesi?!- balbettai -s-stai scherzando, vero?!- chiesi in preda al panico.

Scosse tristemente la testa, facendomi immobilizzare.

-Wendy, devi calmarti, i tuoi battiti sono troppo veloci!- esclamò Polyushka, premendo bottoni di cui ignoravo l'utilità.

-Due mesi...- mormorai abbassando lo sguardo.

L'altra faccia della medagliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora