9. PUNTI DI VISTA

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« Certo che prendere la metropolitana all'ora di punta e con i bagagli dietro è una bella merda non trovi? Per altro poco in linea con la mia idea di business travel. Ci trattano come fossimo nessuno e non ci danno nemmeno il trasporto privato. Francamente mi rompe un casino dovermi sporcare le mani per conto di quel cretino che ci tratta come dei burattini »

« L'ora di punta sarebbe stata uguale anche in macchina credimi. L'ultima volta che siamo stati qui con quello che tu chiami "cretino" ero seduta su una comodissima macchina a vetri oscurati e il senso di soffocamento era peggiore rispetto ad ora »

« Ma si, vaffanculo le macchine private, tanto non vedo l'ora di mollare tutto e andarmi a fare un drink al bar dell'albergo. Hai visto sto cartellone? »

« Si, è un quadro di Gericault »

« "Geri" chi? Mamma mia che angoscia. Ma di che si facevano questi prima di dipingere robe assurde? Cioè, è davvero antimarketing una campagna di disgraziati su una zattera per promuovere una connessione più veloce. Che humor del cazzo quello inglese. Che ne dici, ti unisci a me per un bicchiere o due e poi vediamo cosa fare? »

« Se non ti dispiace devo terminare la presentazione per quegli "umoristi del cazzo". Non ti offendere »

Gymnopédie no.1

Erik Satie

Luce. Persone che scendono e salgono le scale e attraversano le sale cercando di trovare la loro opera. Gruppetti di ragazzini annoiati che formano delle file ordinate dalle quali ogni tanto qualcuno si sposta per poi essere subito richiamato dalla guida.

È come quando colori un disegno con i bordi e fuoriesce una sbavatura di colore.

Anche io mi sento una bambina. In un parco giochi però; vorrei fare tutte le giostre e non so da quale iniziare. Mi avventuro per le sale senza dare troppo peso all'audioguida che contrassegna le varie opere con dei numeri.

In memoria dei miei compatrioti mi avvio finalmente verso l'ala Denon al primo piano. Non ho un ordine preciso e il mio percorso viene ripetutamente interrotto da nuove immagini che si succedono e sospiri per qualcosa che ho sempre sognato di essere e non sarò mai.

Vorrei non seguire il flusso umano che conduce alla teca nella quale è custodita la Gioconda, ma è come la mela che Eva porge ad Adamo.

Impossibile resistere.

Effettivamente è proprio piccina. Allo stesso tempo però criptica e affascinante. Noto con enorme emozione il silenzio del quale si circonda questo dipinto. Pellegrini in adorazione per qualcosa che di per sé ha generato un mito. Un volto vissuto e macchiato di un mistero creato dall'essere umano per trovare una spiegazione alla misticità di una donna che sta solo sorridendo.

Il mio sguardo però è proiettato verso qualcosa di più grande. Non lontano da Lei infatti si palesa maestosa l'opera del Veronese: le Nozze di Cana. Mi accingo quindi a questo imponente dipinto e lo osservo in stato di contemplazione per qualche minuto. È quella sensazione di finito di fronte a qualcosa di immortale.

Non può rimanere un'immagine e basta. Sfoglio infatti la guida precedentemente acquistata per leggerne i dettagli e scopro la sua storia tumultuosa. In epoca di conquista napoleonica infatti il dipinto, originario di Venezia, venne trasportato dai soldati francesi che dovettero tagliarlo in due parti e arrotolarlo. Si riesce ancora a vedere la linea di separazione delle due porzioni.

Euforia ContemplativaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora