Questo capitolo lo dedico ad una persona speciale, una di quelle che tieni stretta al cuore Frfuzzy 🌈
Irama
Sono giorni che non sento Ludovica. Ho iniziato rifiutando ogni sua chiamata o messaggio e dopo un po' ha smesso persino di cercarmi.
Ho fatto una toccata e fuga assieme a tutto il mio team ad Ibiza per girare il videoclip di 'Nera' e poi mi sono concentrato di nuovo sugli instore. - ignorando il mio malessere fisico e mentale -
Oggi, però, sembra impossibile riuscirci.
Ieri sera ho bevuto decisamente un po' troppo ed ora il mio mal di testa è talmente forte, che mi da fastidio persino appoggiare le tempie al cuscino. Forse, per l'ennesima volta, ho sperato di poter annegare nella birra dorata tutti questi cazzo di problemi che mi attanagliano il cervello e che mi stringono le tempie fino a farle scoppiare.
Sono ore intere che sono sdraiato su un maledetto letto di una stanza d'hotel, che non ho le forze per muovermi, né tantomeno la voglia di farlo. "Filo, è ora di andarsi a cambiare." mi esorta Lorenzo per quella che sarà la quindicesima volta da quando ho aperto gli occhi, ma io di risposta gli volto le spalle e mi giro dall'altra parte. - occhi fissi sulla parete color salmone e il vuoto assoluto nella testa - "Chiamala, brutto coglione." mi invita il mio amico, sedendosi sul bordo del letto e passandomi il mio iPhone nero. "Vado a farmi la barba." rispondo aspramente, mentre prendo il mio telefono e lo lancio su uno dei comodini della stanza.Ho appena finito l'esibizione sul palco dei Battiti Live e l'umore, se possibile, è peggiorato ancora; tanto che decido di avvisare Lorenzo e di lasciare tutti per andare a fumare una sigaretta in riva al mare. - solo -
L'acqua che di notte assume quel color nero pece, mi ha sempre fatto uno strano effetto: tristezza, ansia, addirittura timore, vuoto o forse solo malinconia. Il vento leggero, con quell'odore tipico di brezza marina, mi scompiglia i capelli, mentre le sigarette sono già diventate tre e la bottiglia di birra ormai è quasi giunta al termine. Sfilo il cellulare dalla tasca posteriore dei miei jeans e resto con lo sguardo fisso a quella foto di sfondo: ci siamo io e Ludovica, le mie labbra appoggiate sulle sue mentre lei sorride contro la mia bocca. Felicità. Ecco cosa provo ogni volta che guardo quella foto, ogni volta che accendo lo schermo e me la ritrovo lì: bella come non mai, ogni volta che mi torna in mente l'esatto momento in cui Lorenzo l'ha scattata, ogni volta che penso a lei.
E cosa ci posso fare se sono felice solo quando si tratta di lei?
Non è forse questo l'amore?
Allora basta paranoie, basta lasciar vincere quell'orgoglio infido e bastardo che prova sempre a rovinare le cose belle, basta dar retta al mio carattere orribile e soprattutto basta lasciarmi scivolare tutto tra le dita restando impassibile. Digito velocemente il suo numero e sento il cuore salirmi in gola ad ogni squillo. - su, sempre più su, fino a sentirlo pompare forte sul pomo d'Adamo. Talmente forte che non riesco nemmeno a deglutire. Che anche la bocca non è mai stata così asciutta e le gambe tremano, - cazzo - ma allo stesso tempo non riescono a stare ferme, che tutte le posizioni sono scomode e - ho paura - mi sento un imbranato.
Sento che qualcuno ha accettato la mia chiamata, ma non accenna ad emettere nessun suono. "Pronto? Ludo, sei tu?" chiedo, mentre con la punta dei miei anfibi do un calcio ad un sasso e lo faccio finire in mare. "Filippo, ciao." mi dice con un tono di voce strano, diverso dal solito. - ha la voce palesemente stanca, ma allo stesso tempo biascicante -
"Ho bisogno di parlarti, possiamo farlo ora?" le chiedo imbarazzato, come se fosse la prima volta che sento la sua voce al telefono e non sapessi cosa dire. - che Dio, vorrei solo averla qui davanti e dimenticare tutto - "Mi manchi amore mio." mi dice lei, con la sua voce che si perde in un flebile sussurro. - anche tu, anche tu mi manchi da morire -
"Sicura di stare bene?" le chiedo confuso perché so perfettamente che non reagirebbe così. "Filippo? Filippo, ciao sono Francesca. - shhh stai zitta ( sento sussurrare) - Abbiamo bevuto un po' troppo stasera. - ridammi il telefono, voglio parlarci io con lui. Digli che mi manca. (sento bisbigliare dalla voce di Ludovica in sottofondo) - Sì, ecco insomma, forse - forse è il caso che richiami domani." mi dice secca, tentando di mettere fine a questa telefonata strana e parecchio sconclusionata. Sento il vociare delle ragazze in sottofondo, la voce infastidita di Ludovica che commenta, mentre io tento invano di farmi sentire. "Ma dove sei?" le chiedo per l'ennesima volta, frastornato e con i miei soliti modi impacciati. "A Milano. Sono...- sono a Milano." mi risponde, mentre un secondo dopo scoppia a ridere di gusto. - che quella risata è il mio suono preferito e poterla sentire di nuovo nelle orecchie mi fa sentire leggero -
"Sei ubriaca, Lulù?" le chiedo, mentre accenno un sorriso. - quelle labbra al sapore di birra sulle mie. Dio...- "Assolutamente no." risponde seria, allungando però in maniera spropositata le s. "Tu dove sei?" mi chiede, mentre sento il rumore dell'accendino scattare. - volete lasciarmi in pace? (chiede scocciata alle amiche) - "Sul mare. Ho - ho appena finito di cantare ai Battiti e sono venuto qui per staccare un po' la spina, anche se in realtà non ho pensato altro che a te. A noi, insomma." le dico sincero, mentre sento il vociare delle ragazze farsi più basso e la finestra chiudersi probabilmente dietro di lei. "Ho cantato 'Voglio solo te' e il mio cervello non ha più ragionato. Mi - mi - mi dispiace per ciò che è successo, mi manchi." aggiungo ancora, mentre dall'altra parte regna il silenzio assoluto. "Io sono a Milano per davvero. Ti prego, raggiungimi." mi chiede, anche se dal tono risulta quasi una supplica. "Vieni qui. Arrabbiati, urliamoci contro, insultiamoci, sbraitiamo cose senza senso che tanto poi ti bacio e ti passa tutto. Che - che mi piace tanto quando succede così e mi manchi decisamente troppo." sussurra con una voce così spezzata, che sento il mio cuore aprirsi a metà. "Sei oggettivamente ubriaca fradicia." le dico scoppiando a ridere, mentre lei dall'altro capo del telefono fa la medesima cosa. "Quanto stai a Milano?" le chiedo subito dopo, intanto che mi siedo su uno scoglio e fisso l'orizzonte pieno di luci. "Ho quasi venti giorni di pausa finalmente, non mi sembra vero di poter stare a casa per così tanto tempo..." sussurra sognante, mentre il mio cuore fa le capriole in almeno venti modi diversi. "Arrivo." le dico semplicemente. "Stai scherzando?" mi chiede entusiasta, ma allo stesso tempo sconvolta dalla mia affermazione. "Sono in Puglia...cerco di fare il prima possibile, mi aspetti?" le chiedo, mentre scendo velocemente dalla scogliera ed inizio a correre verso i camper del backstage. "Mi gira la testa...mi sa che ti aspetto sveglia, ma in pessime condizioni." mi sussurra con la voce leggermente spezzata, che si schiarisce con qualche colpo di tosse. "Hai mal di stomaco? Ti devo portare qualcosa?" le chiedo preoccupato. "Sei sempre il solito..." sussurra e mi sembra quasi di poterla vedere, mentre scuote la testa divertita dal mio essere maledettamente paranoico. "Filippo puoi metterti in macchina? Io ne approfitto e bevo ancora un pochino." mi dice, mentre le altre scoppiano in una fragorosa risata. "Smettila, che poi ti senti male..." la rimprovero serio. "Va bene, papà." mi risponde prendendomi in giro. "Qualsiasi cosa chiamami, va bene?" le ripeto per la centesima volta di seguito. "Fai presto. Ti amo tanto, ma tanto tantissimo, ma tantissimo con tante s." continua a parlare talmente veloce che ogni tanto perde persino il fiato. "A dopo, non bere troppo." mi raccomando. "Solo un pochino, promesso. Poi, caro Fanti, non mi sembri la persona adatta a fare questo tipo di raccomandazioni. Ricorda: ho imparato dal migliore!" esclama, poco prima di dirmi di guidare piano e di buttare giù la chiamata.
STAI LEGGENDO
Eternamente nostri - è scritto nel destino...- //IRAMA
FanfictionErano passati esattamente 9 mesi, circa 270 giorni, 6480 ore e 23328000 secondi dall'ultima volta che gli occhi di Ludovica e Filippo si erano incrociati, da quando le loro labbra si erano sfiorate e assaporate, da quando le loro orecchie avevano po...